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 2014  ottobre 07 Martedì calendario

ARTICOLI SUL POST JUVE-ROMA


ROBERTO PERRONE, CORRIERE DELLA SERA -
Secondo una recente ricerca, «il consumo di caffè verde riduce la pressione sanguigna e la composizione del sangue». Potrebbe essere un’idea adottarlo, in questi giorni frenetici in cui il paradosso è che a rasserenare l’ambiente deve essere Antonio Conte. Questa Juventus-Roma riporta indietro l’orologio del tempo. Tutto già sentito, visto, scritto. Le furenti richieste sull’introduzione della tecnologia che, come sanno tutti, dipende dalla Fifa per cui noi contiamo meno della zanzara spiaccicata sul vetro dell’auto. Le interrogazioni parlamentari. I pareri dei parlamentari. I dossier sugli arbitri e i cahiers de doléances. Siamo improvvisamente ritornati al 2005 e questo dovrebbe far riflettere: 9 anni (8 più quello bianconero in B) di quiete Juventus-Roma. Tanti. Se fosse così, dove bisogna firmare?
Rispetto al passato, la novità è l’esistenza di Twitter e dei social network in genere. Il fatto curioso è che ieri, fino agli interventi in serata di Beppe Marotta e Pavel Nedved equamente divisi tra le parrocchie televisive del digitale, l’unica voce che si è levata da Torino è stata quella della signora Emma Winter Agnelli @emmalambs che ha mandato Francesco Totti a quella Lega: «I wish Totti would go and play in his own league». Tradotto: vorrei che Totti se ne andasse a giocare nel suo campionato. L’inimicizia è riemersa improvvisamente, ma come ha sintetizzato l’autore del (contestato) gol della vittoria, Leonardo Bonucci, il sentimento juventino è quello: «Godo #finoallafineforzajuventus #vincereèlunicacosacheconta». (E poi la foto del suo gol).
Stare sul banco degli imputati è piacevole, se lo scontro diretto è andato a te e hai 3 punti in più. Varrebbe anche a parti capovolte. La Juventus non ha rimpianti, come testimonia Bonucci, non fa neanche fatica ad ammettere, come Allegri, che il terzo gol era irregolare. Detto questo il tecnico se n’è andato in vacanza. La verità è che in corso Galileo Ferraris la partita di domenica, parlando di questioni tecniche, ha consolidato la sensazione di superiorità. Nell’ambiente bianconero sono quasi sollevati della baruffa sull’arbitro perché questa sposta i riflettori dal campo alle moviole, aumentando il nervosismo dell’avversario ma soprattutto impedendogli di ragionare sui miglioramenti per raggiungere Madama. Piuttosto, c’è preoccupazione per la ricaduta di Caceres e la tribolata vita notturna di Vidal.
Chiamato in causa da più parti, è intervenuto anche Luciano Moggi: «Ci si sta avvicinando a quello che è successo con Calciopoli, una squadra migliore delle altre non è libera di vincere. Purtroppo siamo in Italia, non si può essere più bravi degli altri. L’arbitro ha sbagliato, ma ha fatto errori millimetrici. Allora cosa dovremmo dire di Pjanic e Gervinho che hanno fallito davanti a Buffon? Erano d’accordo con la Juve pure loro?». Ma la sosta, qui, quando arriva?
Roberto Perrone

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LUCA VALDISERRI, CORRIERE DELLO SPORT -
Era più facile vincere allo Juventus Stadium. Gestire il dopo-Rocchi, per la Roma, rischia di essere un’impresa. Perché la città freme, indignata per quello che ha vissuto come l’ennesimo scippo. Perché la politica si è messa di mezzo. Perché il giorno dopo è peggio, come Rudi Garcia sintetizza in un tweet: «A mente fredda questa partita fa veramente del male al calcio italiano!».
Quello che preme di più all’allenatore francese è che la squadra non precipiti nel trip del pessimismo. Francesco Totti, come sempre, ha incarnato il pensiero dei tifosi, ma un conto è parlare a caldo e un altro è pianificare a bocce ferme come uscire da una (immeritata) sconfitta. Garcia e i dirigenti hanno già iniziato il lavoro per mettere da parte — ma non dimenticare — quanto è successo allo Juventus Stadium. La Roma ha pagato sul campo e, con la squalifica per due giornate a Manolas (mentre Morata ne ha avuta una sola), pagherà anche nelle prossime gare. Garcia ha stigmatizzato il comportamento del greco («Non ci si fa giustizia da soli») e rimarcato anche gli errori sottoporta di Gervinho e Pjanic perché non vuole alibi. Sa che Rocchi ha danneggiato la sua squadra e non lo ha nascosto, ma il campionato è fatto di 38 partite e non di 6.
La parola d’ordine è «recupero». Psicologico, prima di tutto: la squadra ha dimostrato a Manchester e Torino di essere cresciuta rispetto alla stagione scorsa. È un tesoro da non buttare via. Recupero fisico: dopo la sosta per le nazionali la Roma riavrà De Sanctis, De Rossi e Astori. Forze fresche per affrontare campionato e Champions.
I dirigenti giallorossi hanno parlato con l’arbitro Rocchi a fine gara, trovando una persona provata dallo stress di una gara in cui, parole del fischietto, «i giocatori non lo hanno mai aiutato». Il primo a non aiutarlo è stato il designatore Domenico Messina, che ha affidato a lui una gara che poi non ha saputo gestire, mandando invece Rizzoli, cioè l’arbitro che il 13 luglio scorso ha diretto la finale del Mondiale, a Empoli-Palermo.
La sindrome del complotto non serve, anche se nessuno nella Roma ci tiene a passare per fesso. I dirigenti, Pallotta in primis, sono felici della personalità con cui la squadra ha giocato alla pari contro un avversario che ha vinto gli ultimi tre scudetti. E la Roma lo ha fatto in un clima di intimidazione dall’arrivo del pullman allo stadio in poi. Il giudice sportivo ha multato di 30 mila euro la Juve «perché alcuni sostenitori bianconeri, durante la partita, hanno colpito con uno schiaffo dalla tribuna un componente la panchina della squadra ospite» (il preparatore dei portieri Guido Nanni; ndr). Gli insulti ai giocatori («zingaro» a Ljajic, «zoppo» a Strootman) sono andati via gratis. Così come gli sputi. O la presenza troppo «tifosa», segnalata da un ispettore di Lega, di chi doveva essere in quel settore per garantire sicurezza e non tensione.
Luca Valdiserri

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EMANUELE GAMBA E MATTEO PINCI, LA REPUBBLICA 7/10/2014 -
Juventus è finita di sera tardi con gli insulti ai giallorossi che stavano per decollare dall’aeroporto di Caselle ed è ricominciata di mattina presto con il tweet (in inglese, ma non troppo british) di Emma Winter, la moglie di Andrea Agnelli: «Vorrei che Totti se ne andasse a giocare nel suo campionato», ha scritto ribaltando il desiderio del Pupone di esiliare i bianconeri in un mondo tutto loro, «tanto con le buone o con le cattive vincono sempre». Il lunedì è stato nervoso quasi quanto la domenica, e mentre alcuni politici sfidavano il senso del ridicolo preannunciando interrogazioni parlamentari (Miccoli, Pd, e Rampelli, Fdi), la tensione tra i due club è rimasta molto alta, racchiusa nella forbice tra il cinguettio mattutino di Garcia («A mente fredda, questa partita fa male al calcio italiano») e le apparizioni serali in televisione di Marotta e Nedved, impegnati a difendere l’onorabilità e il buon nome della Juventus, che ha giudicato legittimi i giudizi post partita di Sabatini e Garcia ma non lo sconfinamento di Totti nel campo del sospetto, del vecchio sospetto. Discutiamo pure degli errori di Rocchi ma non fateci passare per ladri, è stato il concetto bianconero.
La sortita di Totti, che rischia il deferimento per la frase «A Torino un dubbio per loro è sempre rigore mentre per gli altri resta un dubbio », ha incendiato i rapporti tra le due società, alleate in estate nell’opposizione a Tavecchio ma oggi decisamente meno in sintonia. Il capitano romanista ha deciso di metterci la faccia in diretta televisiva, però, anche per tutelare la squadra: tanti, a fine partita, erano pronti a impugnare il telefono e twittare rabbia contro Rocchi e la Juve, così Totti ha scelto di parlare una volta sola e a nome di tutti, evitando che il veleno si disperdesse in troppi rivoli incontrollabili. E mentre il capitano parlava, lo Stadium continuava a ribollire: a fine partita, due dirigenti della Roma hanno incrociato Rocchi uscendo dallo spogliatoio e, a loro, l’arbitro avrebbe ammesso di aver commesso degli errori, riconoscendo però che si sarebbero notati «soltanto con la moviola»: questione di centimetri se non di millimetri, appunto. «Ma a me, nell’intervallo, aveva detto che i rigori c’erano al mille per mille», ha aggiunto Totti. Ieri, poi, la Roma ha chiesto ulteriori spiegazioni al telefono al presidente dell’Aia Nicchi. Mentre Tavecchio apre alla tecnologia in campo: «Ho incontrato Blatter, saremmo disposti a fare da cavia».
Ma gli errori di Rocchi non sono l’unico motivo di rammarico da cui la Roma s’è fatta accompagnare nel viaggio di ritorno da Torino. Sotto accusa soprattutto l’ospitalità dello Stadium e degli spettatori seduti vicino alla panchina della Roma: ci sarebbero stati insulti razzisti a Ljajic («zingaro»), una lite con De Rossi “colpevole” di aver esultato eccessivamente, sputi vari e un battibecco con Strootman, che ha reagito facendo il gesto dell’ombrello al pubblico. Ma soprattutto c’è stato uno schiaffo al preparatore dei portieri Guido Nanni, sanzionato soltanto con una multa dal giudice sportivo. Come non bastasse, in aeroporto i calciatori, sfottuti dai tifosi bianconeri («Non vincete mai»), hanno dovuto anche ascoltare gli altoparlanti urlare «Forza Juve» e «La Juve ha vinto!». A Trigoria ha fatto discutere anche la squalifica di Manolas, due turni, contro quella per una sola gara di Morata: anche se il giudice ha applicato la tariffa prevista per i falli di reazione (il greco) e il gioco violento (lo spagnolo), Sabatini e Garcia, che hanno rivisto il match insieme, sono pronti a presentare ricorso.
Non che serva a riavvicinare la Juve in fuga, ma in ogni caso alle prese lei pure con dei problemi: Vidal domenica non ha giocato per punizione, dopo essere stato coinvolto in una rissa notturna fuori da un locale giovedì notte ed essere arrivato in ritardo all’allenamento di venerdì pomeriggio. Incerte le cause (notte, botte, donne, bevute) il cileno è recidivo: gli verrà appioppata una multa record da centomila euro.

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GUGLIELMO BUCCHERI, LA STAMPA
Più di un’idea, un’accelerazione. È quella che, presto, potrebbe compiere il calcio italiano, una volta raccolti i veleni della notte della sfida infinita fra la Juve e la Roma.
L’idea è in campo da tempo, forse troppo: occorre la tecnologia per aiutare gli arbitri a decidere meglio, è il ritornello comune. L’accelerazione nasce quasi improvvisa e mette la nostra federazione in prima fila: dopo il prossimo consiglio federale il prossimo 20 o 22 ottobre, dal tavolo di Carlo Tavecchio, numero uno della Figc, partirà una lettera per Zurigo, sede della Fifa, il massimo organismo del calcio mondiale. Cosa ci sarà scritto dentro la busta della Federcalcio? «Chiederemo di accelerare con il ricorso alla tecnologia. Lo chiederemo al presidente Joseph Blatter: con il numero uno della Fifa - così Tavecchio - ci siamo incontrati la scorsa settimana. Noi, come Italia, saremmo disposti a fare da cavia per l’introduzione dell’uso del mezzo tecnico anche se parliamo di valutazione di episodi dentro o fuori dall’area. Non entro - continua il presidente della Figc - nel merito di decidere se un intervento sia o meno da rigore...».
L’annuncio della nuova svolta arriva mentre il mondo intero sembra prendersela solo Rocchi. Ma, in realtà, la novità parte da lontano perchè lo stesso Blatter, a fine giugno in pieno clima Mondiale, si era lasciato andare immaginando il calcio del futuro con quattro stop a partita su richiesta dei due allenatori per capire se un intervento è avvenuto in area o fuori. La tecnologia ed il pallone hanno avuto già un loro primo contatto ufficiale, quello del gol o non gol, prima sperimentato al Mondiale per club, poi diventato legge ai Mondiali brasiliani ed oggi fatto proprio dalla Premier League. L’Italia sul tema è rimasta nel limbo: l’allora presidente federale Giancarlo Abete si disse entusiasta della rivoluzione, ma, poi, la leghe (soprattutto quella di A) ha fatto orecchie da mercante per gli alti costi dovuti alla trasformazione di ogni stadio con decine di telecamere fisse puntate sulla linea di porta.
Oggi i fatti di Torino hanno spostato l’attenzione su quello che accade attorno o sopra la linea dell’area di rigore e la soluzione tecnologica in merito si presenta economica. Senza l’impiego di telecamere ad hoc, ma l’accelerazione infatti si tradurrebbe nel consegnare al quarto uomo un tv per rivedere le immagini e permettere all’arbitro di cercare il fischio più giusto. Accade in altri sport, la moviola in campo è presente nel rugby, prima come sentinella della meta, poi, via via, con compiti sempre più ampi. Quanto tempo dovrebbe passare perchè la spinta italiana allo strappo con la storia del calcio mondiale possa determinare i suoi effetti? Tavecchio scriverà a Blatter, ma l’unico organo abilitato a cambiare le regole del pallone è l’International Board. E l’Ifab si riunirà fra un mese e mezzo per il suo meeting annuale e fra fine novembre ed inizio febbraio 2015 per l’assemblea generale: saranno queste due occasioni a farci capire se all’inizio del prossimo campionato un pomeriggio come quello di domenica verrebbe spezzettato due, tre o quattro volte per accendere la tv e indicare o meno il dischetto del rigore. Blatter si è convinto del cambiamento, il presidente dell’Uefa Michel Platini rimane fortemente contrario ad ogni introduzione tecnologica nel calcio. L’Italia, intanto, prova una via di fuga, uno scatto in avanti perchè le partite possano finire quando l’arbitro fischia..

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MIMMO FERRETTI, IL MESSAGGERO
«I wish Totti would go and play in his own league». Cioè, spero che Totti vada via e giochi nel suo campionato. Firmato, via Twitter, Emma Winter Agnelli, la moglie di Andrea, il presidente della Juventus. Le dichiarazioni di Francesco Totti, domenica sera dopo la conclusione della farsa dello Juventus Stadium («Devono giocare in un altro campionato», per dirne una), hanno colpito pesantemente il mondo bianconero. A caldo era toccato al dg Beppe Marotta («Le parole di Totti sono lesive dell’immagine della Juventus», ha ribadito ieri sera al Processo del lunedì) poi, a mente fredda, c’è stato l’intervento della moglie di Andrea Agnelli. Non nuova a sortite twitteriane relative alla Juventus. Ricorderete, ad esempio, il «ma credete che AA (Andrea Agnelli, ndr) se ne stia qui sul divano a girarsi i pollici invece di fare il suo fottuto meglio per risolvere un problema che qualcun altro ha creato?», postato (in inglese) dopo l’addio dell’attuale ct della Nazionale. O ancora (sempre in inglese): «Mi piacerebbe avere il potere di dire: prendiamo quel giocatore, fa schifo a giocare a calcio ma ha dei bei bicipiti».
IL RETROSCENA
E Totti? Saputo delle parole della First Lady juventina, ieri si è fatto una mezza risata e ha tirato dritto, in attesa del deferimento che a ore gli verrà consegnato dal Procuratore federale per i giudizi sull’arbitro Rocchi. Se lo aspetta, e sapeva di andare incontro a un provvedimento del genere già nello spogliatoio dello Stadium quando, ancora una volta, si è mosso da capitano. Questo perché c’era più di un giocatore che aveva voglia di mangiarsi un microfono e di urlare in diretta tv la propria, enorme rabbia: Francesco, avvelenato come e più degli altri, ha scelto di rappresentare tutti e si è presentato in sala stampa. A questo proposito, va ricordato quanto dichiarato da Totti in esclusiva a Il Messaggero lo scorso gennaio, alla vigilia di Juventus-Roma. Domanda le cose sono cambiate? «Qualche aiutino ce l’hanno sempre: l’evidenza è quella c’è poco da fare». Volontario o involontario? «Involontario, spero. Ma dopo una, due, dieci volte devi stare sempre attento...». Lungimirante, direbbe qualcuno. Nedved sarcastico a Tiki Taka: «Totti non è mai arrivato a giocare in una grande squadra come la Juve».
RUDI AVVELENATO
Rudi Garcia, dopo aver usato il fioretto, ieri, riflettendoci, ha tirato fuori la spada. E, anche lui attraverso Twitter, è tornato sulla sfida di domenica. «A mente fredda questa partita fa veramente del male al calcio italiano!», il messaggio. Non più soltanto aree di rigore da 17 metri, ma via libera alla sincerità. Come aveva fatto, nella pancia dello stadio, il ds Walter Sabatini, rappresentando l’intera società, nonostante la presenza allo Stadium di James Pallotta (ieri volato a Londra). Dirigenti che, a fine gara, domenica hanno avuto un immediato colloquio con l’arbitro Rocchi, imbarazzato e poco credibile nel rispondere compiutamente alle domande sui calci di rigore e sul gol di Bonucci con Vidal in fuorigioco assegnati al club bianconero. Roma arrabbiata e sorpresa anche per il trattamento ricevuto domenica notte all’aeroporto di Caselle, al momento di ripartire per la capitale, con insulti e cori pro Juventus diffusi dall’altoparlante del terminal torinese.
Mimmo Ferretti

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MIMMO FERRETTI, IL MESSAGGERO -
Mollare uno schiaffo a un componente della panchina della squadra avversaria non costa molto, allo Juventus Stadium. E il solo pensiero che nella casa dei campioni d’Italia sia possibile raggiungere quella panchina, menare le mani e, soprattutto, non essere cacciato immediatamente dall’impianto è cosa che fa venire i brividi. Ma domenica, durante Juventus-Roma, è accaduto anche questo: un tifoso di casa, dopo il primo rigore regalato a Tevez, ha scavalcato tutto e tutti ed è arrivato ad alzare le mani su Guido Nanni, il preparatore dei portieri della Roma, che era seduto accanto ai giocatori di Rudi Garcia, appena espulso. I quali, tanto per non farsi mancare niente, da pochi secondi erano stati investiti da una valanga di sputi e insulti (compresi gli infortunati, tipo Strootman, lì a due passi). Domanda: tutto normale? Risposta, ovviamente, scontata: no. Ma a Torino si può. E probabilmente solo a Torino, visto che, per dirne un paio, all’Olimpico, a San Siro o al San Paolo una cosa del genere non è assolutamente possibile. E il prezzo per tutto questo? Una multa di 30 mila euro. Che, però, comprende anche un bengala lanciato nel settore ospiti e reiterati laser in faccia ai giocatori giallorossi, come certificato dal comunicato n.58 del Giudice sportivo. In questo comunicato c’è traccia anche di una multa (20 mila euro) per la Roma, «per avere suoi sostenitori», ecco il testo, «all’inizio della gara, lanciato sul terreno di giuoco alcuni bengala e, al 27° ed al 32° del primo tempo, lanciato dal settore occupato dai sostenitori della squadra avversaria un bengala acceso ed alcune bottiglie in plastica senza conseguenze lesive; per avere un componente la panchina fatto reiteratamente uso nel corso del primo tempo di una apparecchiatura rice-trasmittente».
ROSSI E GIALLO
Facendo due rapidi calcoli, se un tifoso prende a schiaffi un avversario in panchina o se Garcia usa il walkie talkie per comunicare con un suo collaboratore è praticamente la stessa cosa, almeno a livello economico. Il Giudice Tosel ha anche sanzionato la doppia espulsione che ha caratterizzato i minuti finali della partita di Torino: il romanista Manolas è stato squalificato per due giornate (ci sarà ricorso) «per avere, al 42° del secondo tempo, reagendo ad un fallo subito, assunto un atteggiamento intimidatorio nei confronti di un calciatore avversario, fronteggiandolo aggressivamente». Lo spagnolo Morata, invece, si è beccato una giornata «per essersi reso responsabile di un fallo grave di giuoco». Mah. E Garcia, espulso dopo aver suonato il violino a Rocchi? Ammonizione con diffida e 5 mila euro di multa «per avere, al 27° del primo tempo, contestato platealmente una decisione arbitrale con irridente gestualità; per avere, inoltre, collocatosi dopo il consequenziale allontanamento in una zona della tribuna prospiciente la panchina assegnata alla propria squadra, mantenuto un costante rapporto verbale con i tecnici ivi operanti». Chicca finale: Totti entra in diffida dopo essere stato ammonito «per comportamento scorretto nei confronti di un avversario». Cosaaa? Il capitano ha preso il giallo per essere andato a esultare con i propri tifosi. Evidentemente, allo Juventus Stadium, non si può fare.

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FABRIZIO D’ESPOSITO, IL FATTO QUOTIDIANO -
Paolo Cento, che nel cognome ha due punti in meno dell’ultima Juve dei record di Conte, ancora oggi è presidente indiscusso del Roma Club di Montecitorio. Cento, inteso come er piotta, non è più parlamentare ma ieri pomeriggio si è materializzato in un Transatlantico semivuoto nonostante i lavori in aula. Il Sei Ottobre della Juventus tornata Rubentus per tutti i suoi nemici, non solo romanisti, d’improvviso diventa questione urgente per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che peraltro è un supertifoso giallorosso. L’arbitraggio di Rocchi come il jobs act, l’articolo 18, il tetto europeo del 3 per cento. Dice l’ex verde Cento, che è anche presidente di Sel: “La Roma si deve interrogare seriamente. Stavolta è stato superato il segno. O c’è una rivoluzione vera oppure bisogna chiedersi: vale la pena di giocare? Basta con l’ipocrisia, oggi il calcio fa girare miliardi di euro, le società sono quotate in Borsa e si fanno investimenti per gli stadi nuovi”. Cento evoca il ritiro degli amati colori dalla massima serie del campionato di calcio. La stessa cosa che sostiene il professore Carlo Taormina, ex berlusconiano di rango: “Ci vuole una reazione forte, uno sciopero, qualsiasi iniziativa, a me piacerebbe che la Roma se ne andasse dal campionato, ma non succederà”. Il sanguigno Tao conferma anche la sua fama di legale iperattivo: denuncerà Rocchi per frode sportiva e qualora non bastasse sullo sfondo c’è la soluzione estrema: “Dopo i tre gol irregolari, c’è da prendere il mitra”. Mai come questa volta, il bar sport del lunedì è apocalittico, epocale. Parafrasando Fukuyama, la fine del calcio come la fine della storia, o viceversa. Ma tra recriminazioni, minacce e rabbia, nel Palazzo s’impone un serissimo dibattito economico-calcistico sul caso Rubentus-Rocchi. E il deputato del giorno si chiama Marco Miccoli, che nel Pd fa parte di quei bersaniani dialoganti con Renzi. Stamattina Miccoli presenterà una tostissima interrogazione al già citato Padoan nonché un esposto alla Consob: “Si parla tanto degli investimenti stranieri da attirare, ma nel mondo fa più paura l’articolo 18 o lo scandalo di Juve-Roma trasmessa in tutti i paesi? Il calcio è la quarta industria italiana, ha 100 mila iscritti e 10 mila lavoratori, Padoan deve garantire la trasparenza e la legalità degli arbitraggi. Stamattina (ieri chi legge, ndr) la Roma ha perso quattro punti in Borsa, la Juve ne ha guadagnato uno”. In realtà, nel pomeriggio, alla chiusura della seduta a Piazza Affari, Roma e Juve hanno entrambe chiuso col segno meno: due per i giallorossi, zero virgola qualcosa per i bianconeri. In ogni caso, cosa può fare di concreto il povero Padoan? Miccoli non si scompone e risponde: “Può fare pressioni sulla Federcalcio affinché venga introdotta la moviola in campo come si fa già in altri sport”. Ecco il punto. Il sole dell’avvenire cui tende la nuova rivolta anti-juventina nella Capitale è la moviola in campo. Unisce tutti, da destra a sinistra. Nel solco tracciato da Miccoli si muove Fabio Rampelli della destra di Fratelli d’Italia: “Si utilizzi la moviola in campo e si spazzino via per tutte le squadre almeno quegli errori macroscopici che vengono inspiegabilmente tollerati”. Rampelli pone pure un’altra decisiva questione: la tutela dei soldi dello Stato, e quindi dei cittadini, impiegati nel calcio, a partire dalla difesa dell’ordine pubblico. Anche Rampelli farà un’interrogazione (al sottosegretario Delrio, che ha la delega per lo sport) e i grillini fanno sapere che non intendono discutere della partita in Parlamento. Nel frattempo deputati e senatori si parlano tra di loro più sulle agenzie di stampa che a Montecitorio, che alle cinque della sera continua a rimanere semivuoto. Il sito dell’operoso Roma club Montecitorio fa un comunicato dal titolo: “Vergogna”. Il fronte si allarga all’intera Unione europea. Il leghista Gianluca Buonanno, che ha la sparata facile, sembra quasi sobrio: interrogazione a Strasburgo sull’imparzialità degli arbitri.
Il buio ancora non è calato che la seduta è finita e Roberto Giachetti fende il Transatlantico. Renziano, romanista e vicepresidente della Camera. Incrocia un cronista bianconero e fa roteare la mano sinistra nel classico gesto che indica chi ruba. Poi: “Che te devo di’? So’ vicepresidente della Camera... è tutto talmente evidente”. Poco dopo avanza Fabrizio Cicchitto, ultragarantista che vacilla dinnanzi a Rocchi: “Solo la moviola può battere i problemi psicologici degli arbitri”. La cosiddetta buona fede è un tema secondario. Ancora Cento: “Con la buona fede ci fanno cornuti e mazziati”. Esce allo scoperto anche il forzista Ignazio Abrignani, vicepresidente del Roma club: “Pena esemplare per Rocchi”. Qualcuno ricorda le intercettazioni di Moggi: “Per il Livorno mandatemi Rocchi”. Anno 2004. I tifosi juventini si difendono come possono. Il loro presidente a Montecitorio è Boccia, ma è il suo predecessore, Paniz, che commenta ineffabile: “Non sono contento di Rocchi, ha arbitrato male. Non ha fischiato un rigore su Marchisio, lo ha dato alla Roma per un fallo che ha iniziato Totti e infine ha espulso Morata senza motivo”.

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SUBITO ARBITRI STRANIERI –
In un Paese già sereno di suo e per lo più occupato a mungere le vacche grasse, arriva a sorpresa (a sorpresa?) a turbarne la pacificità Juventus-Roma. Sfido qualunque tifoso non deficiente di comprendonio o di diottrie (il romanista infuriato come lo juventino gaudente) a non aver pensato alla fine del primo tempo che c’era qualcosa di estraneo al supermatch, nel superstadio, con il superpubblico e la tribuna scelta di supervips: precisamente l’arbitro Rocchi, estraneo nel senso specifico di inadeguato a ciò che stava dirigendo. Ovviamente questo almeno a priori prescinde dai vantaggi derivati dalle sue fischiate. Il discorso sarebbe identico a parti invertite. Ma dell’arbitro, poi. Prima bisogna porci il problema di avvisare l’ Onu per tempo, per la partita di ritorno in febbraio, all’Olimpico. E’ evidente che ci sarà bisogno di un massiccio intervento dei “caschi blu”, non bastando la pletora di osservatori sugli spalti meglio se con entrata gratuita.
Siamo riusciti a far diventare passo passo e sempre peggio una partita di calcio e più in generale il calcio stesso una faccenda di stato, e di istituzioni, politiche ed economiche. Personalmente, per quello che vale la mia anziana e modesta opinione, me ne vergogno. Non sembra proprio il Paese in cui sono nato, e tantomeno quello in cui vedo crescere i miei figli. Il punto è però che la calciodipendenza ha assunto una tale tossicità che ormai in pochi ne restano fuori: e infatti ne parlano oggi e fino alla prossima partita come se il problema fosse davvero Rocchi, oppure la Juventus, oppure la Roma, mentre invece siamo noi, comunità di correi che ci facciamo ridere dietro quando non c’è il diversivo di una rivoltellata o una coltellata in più, per le quali qualcuno piange. Mentre quindi il sistema mediatico, pieno corresponsabile di ciò che è diventato “questo” pallone, impazza contentissimo di sfidarsi a colpi di insulti, accuse, complotti eccetera, contribuendo ad accendere animi già in fiamme in un contesto italiano strabruciacchiato, torniamo al sig. Rocchi, direttore di gara che non dissimula affatto la sua straordinaria modestia. Anche se secondo il presidente federale, Tavecchio, “gli arbitri italiani sono tutti bravi e bisogna aiutarli accellerando l’uso della tecnologia in campo”. Domanda: è così da domenica? Non c’era nessuno di meglio? E chi lo ha designato lo conosce e ne conosce le caratteristiche psicoprofessionali? Detto altrimenti, è un caso geofisico o meteorologico che “la partita delle partite”, con un faldone di trascorsi da far schiattare il basto del più robusto dei muli, sia capitata proprio a lui? Ancora: come si fa a negare che abbia accumulato nel primo tempo una sequenza di errori collegati gli uni agli altri ? Era rigore subito su Marchisio? Non lo so, magari sì. Ma anche fosse, poi non puoi rimediare dando alla Juventus quello per Maicon, risultato poi fuori area anche per un cattivo computo dei metri di distanza della barriera, quasi uno in più (scendo nei dettagli per disperazione…). E dopo non puoi fischiare un fallo dubbio di Chiellini, addirittura ammonito, da cui discende punizione e poi rigore su Totti. E dopo ancora, in un recupero esagerato, quasi aspettare un ulteriore fallo da rigore, meglio se non in area di rigore,e a favore della Juventus. Trattasi di una sequenza incredibile e sproporzionata per qualunque livello arbitrale di compensazioni e ricompensazioni, di errori e rimedi, di insicurezza generalizzata da Colosseo-Stadium e da reziari ma di genere sabaudo.
Ripeto, per evitare fraintendimenti a scapito di quel senso di vergogna cui faccio appello al colto e all’inclita: se tutto ciò fosse capitato all’Olimpico a favore della Roma la penserei e la scriverei nello stesso modo. Anche se non posso ignorare una casistica pro-Juve che è venuta a mancare solo nei primi anni dopo Calciopoli e la B, quando in A spesso gli ex boia del campionato erano vittime da macello senza l’ombra di un rigore a favore. E tutto ciò ovviamente pesa nel giudizio e fa suonare anche allo stilizzato Garcia il violino di Accardo. Figuriamoci: se si sorride alla scritta alle spalle dei giudici in un’Aula di Tribunale, a maggior ragione si sghignazza o ci si strappa i capelli di fronte a esibizioni simili dei terminali in mutande della giustizia spesso assai poco “sportiva”. Tornando dunque all’intervallo, mi sono chiesto perché non poter sostituire un arbitro così impreparato e incerto, schiacciato dalle responsabilità e da un ambiente sproporzionato alla sua caratura, così come si fa con i giocatori in campo: e da questo interrogativo fuori dalle righe sono rientrato tra le medesime ragionando sulla ormai acquisita necessità di avvalersi di arbitri stranieri comprovati e sperimentati nelle fosse dei leoni per partite di particolare rilievo. Ma come, siamo quasi alla Troika per la nostra economia, e andiamo ancora in giro con i Rocchi? Come direbbe Totò, ma mi faccia il piacere…!

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VITTORIO FELTRI, IL GIORNALE -
Usciamo dal campo della gramigna politica ed entriamo in quello minato dello sport, del calcio, dove le polemiche crescono rigogliose. Lo spunto per un simile balzo ci è offerto dalla gara - domenica scorsa alle 18 - fra Juventus e Roma, appaiate al vertice della graduatoria di serie A e a punteggio pieno, cinque partite, 15 punti. Due squadroni, per intenderci, di pari valore almeno sino al momento di affrontarsi. Col trascorrere dei minuti succede di tutto: rigori generosamente concessi e rigori negati. Le solite cose che si ripetono con puntualità ogni domenica e in ogni stadio. Ma stavolta, sarà per l’alto livello delle contendenti, sarà perché è in ballo il primato in classifica, i veri o presunti errori arbitrali accendono fra i 22 atleti in lotta un nervosismo più accentuato rispetto alla norma. L’arbitro Rocchi è accusato da entrambe le équipe: ha visto falli che non c’erano e non ha visto falli che c’erano. Figuratevi la baraonda.
Finché il risultato rimane inchiodato sul 2 a 2, nessun giocatore è contento e nessuno è scontento più di tanto, tutti mantengono un comportamento accettabile. Ma quando Bonucci porta in vantaggio i campioni d’Italia con un formidabile tiro, gli animi cominciano a riscaldarsi. Anche perché il gol pare viziato da un fuorigioco di Vidal, non segnalato dal guardalinee e nemmeno dall’arbitro che sorveglia le manovre appostato dietro la rete. È pacifico che nella circostanza il povero Rocchi sia innocente: toccava ai colleghi avvertirlo dell’irregolarità.
Non importa, ormai l’incazzatura dei romanisti e la foga degli juventini, intenti a non farsi raggiungere dagli avversari, salgono al diapason. La rabbia generale si concentra manco a dirlo sul direttore della partita, reo di aver commesso errori nell’assegnazione di un paio di penalty e di non aver fischiato certi falli sanzionabili. Da notare che per verificare questi episodi poco chiari è poi stato necessario ricorrere alla moviola, la quale, peraltro, non ha fugato i dubbi. Significa che l’arbitro non era quell’asino dipinto da varie persone che hanno assistito all’incontro. Al termine dell’aspra tenzone, nonostante le oggettive difficoltà che hanno complicato il lavoro di Rocchi, la controversia, anziché sciogliersi in abbracci e pacche sulle spalle, è montata ulteriormente trasformandosi in battaglia verbale che ha trovato vasta eco sui giornali e sulle emittenti use a campare di football e retroscena.
Cosicché gli sbagli arbitrali adesso sono più discussi del contenuto tecnico della partita. Secondo alcuni esperti la Juve avrebbe rubato la partita con la complicità del citatissimo Rocchi; secondo altri, invece, non sarebbe successo nulla di scandaloso. Non sapremmo con chi stare. Il contenzioso non è appassionante, essendo scontato nella sua ripetitività. Possiamo solamente ribadire che la casta arbitrale è come quella dei magistrati: l’una e l’altra se ti danno ragione sono affidabili, se ti danno torto sono da biasimare e condannare.
La musica non cambia da anni: se vinci è merito tuo, se perdi è demerito del padrone del fischietto o di chi indossa la toga. Storia vecchia che talora - come nella presente circostanza - degenera in tragedia. Un fatto è incontestabile. L’atteggiamento verso l’arbitro di chi vive di calcio è come quello dei clienti del bar nei confronti della cassiera: se costei, nel darti il resto, ti consegna un euro di più di quanto ti spetta, lo intaschi e stai zitto; se te ne consegna uno di meno, protesti e pretendi il saldo. I giocatori inoltre - quasi tutti - sono impegnati per 90 minuti a fregare l’arbitro cascando a terra alla minima spinta subita quasi fossero stati colpiti a morte. E se lui abbocca, se si lascia ingannare, viene sepolto dalle critiche. In un mondo di imbroglioni, perché l’unico impeccabile dovrebbe essere il giudice che si affanna per distinguere i disonesti dalle loro vittime?

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GIUSEPPE DE BELLIS, IL GIORNALE -
Uno psicodramma, Juventus-Roma. Errori, esagerazioni, follie, battute malriuscite e qualcuna riuscita. Abbiamo preso i protagonisti e li abbiamo giudicati.

Arbitro Rocchi. Come si fa a sbagliare tutto? L’errore più grave è sul primo rigore per la Juventus: cambia idea tra punizione e rigore quando i giocatori della Juventus protestano. Ecco, domanda: non è la prima - o al massimo la seconda - regola dell’arbitro quella di non farsi condizionare dai giocatori? Una volta - e spesso anche oggi - gli arbitri non cambiavano opinione neanche davanti all’evidenza. Era un’esagerazione, Rocchi la fa rimpiangere.

Marco Miccoli, Fabio Rampelli, Gianluca Buonanno. Due parlamentari italiani (il primo Pd, il secondo di Fratelli d’Italia), un europarlamentare (Lega). Sono i protagonisti di giornata al pari dell’arbitro Rocchi e meritano lo stesso voto: tutti e tre per ragioni diverse hanno annunciato interrogazioni parlamentari. Parlano di società quotate (vero), parlano di rovina dell’immagine dell’Italia all’estero (vero), ma in realtà almeno in due casi su tre il motivo della loro indignazione è il tifo. Allora non diciamo più che bisogna migliorare la cultura sportiva di questo Paese. Se i parlamentari si occupano di partite e di errori arbitrali non c’è nessuna possibilità.

Fifa. Le questioni sono due: o cambia la regola del fuorigioco o cambia la sua applicazione. Per le ultime direttive Fifa il gol di Bonucci di ieri è regolare. Rocchi quindi ha applicato ciò che l’interpretazione corrente dice: se un giocatore è tecnicamente in fuorigioco (cioè oltre la linea degli avversari) ma non partecipa attivamente all’azione e nel caso di un tiro in porta non «ostruisce la linea di visione del portiere». Ecco, Vidal non ostruisce la linea di visione del portiere. Quindi è gol. Il problema è che non c’è correlazione con il punto centrale della regola del fuorigioco, ovvero che un arbitro deve valutare la posizione dell’attaccante nel momento in cui la palla parte dal piede del compagno: in quel momento chi si trova in direzione della palla dovrebbe essere sempre in fuorigioco. A meno che non si decida di stabilire che si fischia solo dopo aver visto il risultato dell’azione. Cioè si dovrebbe cambiare la regola oppure, come ironicamente notava ieri la Gazzetta dello Sport, si potrebbe addirittura cancellare il fuorigioco stesso.

Domenico Messina (designatore arbitri). Nella giornata della partita più importante dell’anno, manda l’arbitro italiano che ha diretto la finale del Mondiale a Empoli per Empoli-Palermo. Sia detto con tutto il rispetto possibile: non proprio un match decisivo. In compenso a Torino ha mandato un arbitro spesso al centro di polemiche.

Rudi Garcia. La battuta sulle aree di 17 metri anziché di 16 è stata carina. Il contrario del tweet del giorno dopo, perché anziché stemperare i toni, l’allenatore della Roma li ha accesi ancor di più: «A mente fredda, una partita che fa male al calcio italiano». Meno male che voleva aiutare gli arbitri.

Francesco Totti. La frase è umanamente comprensibile, ma sbagliata: «Da anni ci sono questi episodi, la Juve dovrebbe giocare un campionato a parte. Arriveremo ancora secondi». Ammesso che la frase, sia umanamente comprensibile, il problema è che non si può dire la stessa cosa ogni anno. Non si può dirlo sapendo di aver chiuso il campionato scorso con 17 punti di ritardo e quello precedente con 25.

Massimiliano Allegri. L’allenatore della Juventus a fine partita ha detto: «È sbagliato ridurre tutto all’arbitro. In sette anni di serie A difficilmente a fine partita mi sono arrabbiato con gli arbitri». Ops: bugia. Si dimentica il famoso gol di Muntari: «Partita falsata».

Lady Agnelli. Emma Winter non è un volto noto, la si vede solo accanto al marito Andrea Agnelli in tribuna allo Juventus Stadium. Ieri alla frase di Totti s’è sentita in dovere di replicare: «Spero che Totti se ne vada e giochi nel suo campionato». Il capitano della Roma avrà pure sbagliato, ma è un monumento del calcio italiano e nel calcio italiano ha diritto di starci. E nonostante possa dire cose non condivisibili ha anche più diritto di parlarne.

Marco Travaglio. Di giustizialismo si può morire, ma si può anche far ridere. È quello che ha fatto ieri, il condirettore del Fatto, che ha detto: «Ho visto Juve-Roma e devo dire, da juventino, che non mi vergognavo così tanto dai tempi di Luciano Moggi. A me piace vincere ma non rubando...». Ovviamente quando parla dei tempi di Moggi parla del dopo, perché durante le vittorie che oggi giudica sporche non risultano sue indignazioni. Indignarsi ex post è una specialità della casa.

Maicon. L’unica reazione di stile l’ha avuta il giocatore individualmente più penalizzato. Maicon. «La mia prima sensazione è che non fosse rigore, perché avevo il braccio attaccato al corpo. La Juve è una grandissima squadra, sono dispiaciuto di avere perso questa partita, ma non amo parlare degli arbitraggi. La Juventus ha qualcosa in più di noi, la squadra è la stessa della passata stagione, noi stiamo crescendo molto e speriamo di proseguire su questa strada». Un vero signore.

Social network. Sono i protagonisti del durante e del dopo partita. Le frasi al veleno arrivano tutte da lì, le ironie pure. E sono queste soprattutto che fanno la differenza. Tra domenica e ieri twitter e facebook hanno dato il meglio di sé. due chicce: il fotomontaggio dell’area di rigore bianconera, ingrandita nei settori in cui sono stati fischiati i falli di Maicon e Pjanic; lo sfottò ai romanisti: «Se piangi su Shazam (la app che riconosce i brani musicali) si scarica l’inno della Roma».