Mattia Maccarone, Mente & cervello 10/2014, 6 ottobre 2014
LE STORIE RELIGIOSE NELLA MENTE DEI BAMBINI
“Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna...». Sembra che storie religiose come questa, tratta dalla Genesi, con animali parlanti, miracoli e punizioni divine, possano alterare la capacità dei bambini di distinguere fatti reali da elementi fantastici o immaginari. Lo suggeriscono due studi pubblicati su «Cognitive Science». La ricerca è stata condotta su 66 bambini di età compresa tra i 5 e i 6 anni, che hanno frequentato o meno ambienti religiosi, come la chiesa o una scuola parrocchiale.
L’esperimento consisteva nel leggere storie di vario tipo e poi chiedere l’attinenza alla realtà di alcuni elementi dei racconti appena narrati. Con storie fantastiche, dove gli eventi impossibili erano magici, o comunque inspiegabili, i bambini non esposti a un’educazione religiosa hanno dato risultati migliori, rispetto agli altri, nell’identificare i personaggi di pura fantasia. Diversamente, i bambini provenienti da contesti religiosi giustificavano la veridicità di alcuni eventi magici facendo riferimento a un presunto intervento divino.
I risultati, così presentati, suggeriscono che l’esposizione a idee religiose possa avere un notevole impatto sull’abilità dei bambini di distinguere la realtà dalla finzione, soprattutto nel caso si raccontino loro storie fantastiche. I ricercatori hanno però precisato che l’esposizione alla religione potrebbe non essere l’unica causa di queste differenze, e potrebbero contribuire anche alcune variabili che non sono state prese in considerazione.