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 2014  ottobre 05 Domenica calendario

CASE DI BAMBOLE CRUDELI

Forse non tutti sanno che dietro le moderne discipline investigative c’è una matrona americana con un acuto senso della giustizia, un inquietante gusto per il macabro e un evidente talento per le ricostruzioni in miniatura. Si dice anzi che su Frances Glessner Lee, già amica intima di Erle Stanley Gardner (lo scrittore che creò Perry Mason), sia stato basato il personaggio di Jessica Fletcher di Murder, she wrote, da noi meglio nota come La signora in giallo.
Frances Glessner nacque in una delle famiglie più ricche di Chigago nel 1878; mentre suo fratello aveva avuto la possibilità di laurearsi ad Harvard, Frances era stata istruita a casa e data poi in moglie al prominente avvocato Lee. Appassionata dei racconti di Sherlock Holmes e affascinata dai resoconti di un amico del fratello che studiava medicina e lamentava la totale ignoranza in materia di fisiologia dei coroner che smistavano i cadaveri anche in casi di omicidio, l’ereditiera a cui continuava ad essere negata un’istruzione specifica pensò di inventarsela da sola seguendo processi e autopsie, e di farne poi dono all’umanità. Cominciò finanziando il primo Dipartimento di Medicina Legale degli Stati Uniti, proprio ad Harvard; era il 1931 e gli studi precedenti erano stati condotti solo in Europa (il francese Auguste Ambroise Tardieu, attivo nel XIX secolo, è considerato il padre della disciplina). Poco dopo diede vita alla prima biblioteca specializzata. Negli anni ’40 cominciò a lavorare a una serie di diorama che riproducevano scene di morte violenta: 20 case di bambola in scala perfetta 1:12, le minuscole maniglie e interruttori funzionanti, i cassetti pieni di vestiti, le calze dei personaggi lavorate con due spilli al posto dei ferri da maglia. Eppure questi modelli non potevano essere esplorati con il tatto: solo con occhi, lente d’ingrandimento e torcia elettrica. Mrs Glessner Lee li progettò e li costruì personalmente, li chiamò Nutshell Studies of Unexplained Death (studi sintetizzati di morti inspiegate) e dal 1945 in poi li usò per tenere seminari di una settimana in cui investigatori aspiranti e rodati imparavano l’arte dell’osservazione degli indizi e della ricostruzione logica. Al termine del seminario, l’ereditiera invitava tutti i partecipanti al Ritz Carlton per una cena a base di roast-beef, servita in porcellane che la signora aveva ordinato solo a questo scopo.
«I modelli sono tuttora usati per il training degli ufficiali esattamente come fu inteso 70 anni fa», spiega Bruce Goldfarb, portavoce dell’Office of the Chief Medical Examiner di Baltimora dove sono conservati i 18 diorama ancora esistenti. «Non sono puzzle da risolvere, ma stimoli molto istruttivi a osservare e classificare prove inerenti o estranee alla morte dei soggetti. Sono casi di cronaca non particolarmente famosi, e non tutti sono crimini; riflettono ogni tipo di morte: omicidio, suicidio, morte accidentale, naturale e indeterminata. Possono essere omicidi mascherati da suicidi e suicidi inscenati come omicidi». I seminari che si tengono oggi a Baltimora sono praticamente identici a quelli originali e servono a far capire ai detective che sopraggiungono sulla scena anche cosa cercheranno poi i patologi; le sessioni sono tenute da esperti in ferite da arma da fuoco, da lama e da corpo contundente, manipolazioni post-mortem e decessi infantili. Per cinque giorni osservano in gruppi di quattro persone (spesso si iscrivono anche avvocati e pubblici ministeri) un unico diorama chiuso in una teca di vetro. «La soluzione di ogni caso è a conoscenza di una sola persona, Jerry D., che tiene il manoscritto della Lee sottochiave. Alla fine del seminario i vari gruppi fanno rapporto alla classe e Jerry riempie eventuali buchi, spiega cosa hanno azzeccato e cosa hanno perso. Non è un test da passare, però è un metodo molto efficace per mettere alla prova le conoscenza acquisite durante i corsi precedenti», racconta ancora Goldfarb.
La fascinazione per questi diorama molto particolari – che non avrebbero sfigurato alla scorsa edizione della Biennale dedicata al concetto di catalogazione – non si esaurisce con i poliziotti dalla testa rasata che passano giorni chini a osservare bambole impiccate, annegate o pugnalate. I Nutshell Studies sono anche oggetto di un documentario (Of dolls and murder di Susan Marks), di un libro di poesie, di un concerto per pianoforte-giocattolo e l’ispirazione per un celebre episodio della serie tv C.S.I. in cui un killer lasciava sulla scena del delitto accurati modellini del crimine appena commesso.
E il pubblico interessato a misurarsi con le case di bambola-rompicapo può avere accesso alla stanza in cui sono esposte facendo richiesta telefonica al 410-333-3225. Presentarsi senza preavviso non è una buona idea, questa istituzione della medicina legale della East coast lavora senza sosta anche su casi provenienti dagli Stati vicini, e ci sono sovente i seminari in atto; «ma se non ci sono conflitti con la nostra agenda, ci fa piacere accompagnare i visitatori alla scoperta di questi straordinari modelli», concilia Goldfarb. Che ci tiene ad aggiungere: «Anche la tradizione della cena a fine seminario è stata sempre rispettata; solo che ora portiamo gli studenti da Ruth’s Chris (una catena di steak house, ndr)».
Senza la ricca mecenate che paga per tutti, anche l’OCME fa un po’ di spending review.
Sasha Carnevali, Domenica – Il Sole 24 Ore 5/10/2014