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 2014  ottobre 06 Lunedì calendario

Notizie tratte da: Mario Fortunato, Le voci di Berlino, Editore Bompiani 2014, pp. 187, 17 euro.Vedi Libro in gocce in scheda: 2292870Vedi biblioteca in scheda: 2318981Abitanti Nel 1861 Berlino contava mezzo milione di abitanti che nel 1877 erano raddoppiati, per diventare due milioni nel 1905 e oltre quattro alla fine degli anni Venti

Notizie tratte da: Mario Fortunato, Le voci di Berlino, Editore Bompiani 2014, pp. 187, 17 euro.

Vedi Libro in gocce in scheda: 2292870
Vedi biblioteca in scheda: 2318981

Abitanti Nel 1861 Berlino contava mezzo milione di abitanti che nel 1877 erano raddoppiati, per diventare due milioni nel 1905 e oltre quattro alla fine degli anni Venti.

Viaggiatori Berlino negli anni Venti era il principale centro ferroviario europeo e Tempelhof, con i suoi cinquantamila viaggiatori annui, l’aeroporto più importante.

Inflazione Berlino era esplosa soprattutto durante gli anni dell’inflazione galoppante: un dollaro che nel 1914 valeva quattro marchi, nel 1923 ne valeva 4.200.000.000.000.

Film e teatri Grazie all’UFA (l’Universum Film AG) negli anni Venti a Berlino si produceva il maggior numero di film dell’epoca e i teatri erano in tutto trentasei (con una capacità di quarantatremila posti a sedere).

Sperimentale «Berlino appariva alla fine degli anni Venti del secolo scorso come il centro dell’Europa. Tutto ciò che era sperimentale e inconsueto veniva da lì. La pittura della Nuova Oggettività e quella espressionista, l’architettura del Bauhaus, il teatro politico di Piscator e Brecht, la musica di Kurt Weill, i film di Fritz Lang: la Repubblica di Weimar sarebbe crollata dopo pochi anni, lasciando il posto alla lunga notte nazi, ma intanto attirava nella sua capitale gli artisti e gli intellettuali più brillanti».

Direttori d’orchestra A Berlino negli anni Venti si esibivano regolarmente cinque fra i maggiori direttori d’orchestra di tutti i tempi – Bruno Walter, Arturo Toscanini, Josef Kleiber, Otto Klemperer e Wilhelm Furtwängler – mentre Albert Einstein dirigeva l’Istituto di Fisica intitolato al Kaiser Guglielmo.

Pirandello Fra gli italiani a Berlino negli anni Venti: Luigi Pirandello, Corrado Alvaro e Rosso di San Secondo.

Luna Park Al Luna Park di Halensee c’era una grande piscina coperta con un marchingegno che serviva per creare le onde, dove, registrò lo scrittore Franz Hessel, si poteva «sguazzare fino a notte fonda».

Bar e club C’erano dozzine di bar e club, per tutti i gusti. Il caffè Josty, su Potsdamer Platz, era il luogo di ritrovo degli intellettuali, che amavano anche il Romanisches Café, le cui vetrate affacciavano sulla Gedächtniskirche. A cena si andava alla vineria Rheingold, oppure alla Skala o da Schwannecke. Tutto costava molto poco, gli interni erano disegnati da architetti come Walter Wurzbach e Bruno Schmitz e si poteva sostare ai tavoli per un’intera serata.

Eldorado Eldorado, il primo locale per travestiti, immortalato da Otto Dix nel 1927.

Caffè per omosessuali Oltre centotrenta caffè per omosessuali erano registrati negli elenchi della tollerante polizia locale (insieme a centosettanta bordelli per soli uomini).

Diversi A quel tempo, in Germania come in Inghilterra, l’omosessualità era illegale. Mentre però in Inghilterra gravava una pesante coltre di interdizione, nella Repubblica di Weimar si respirava un certo grado di liberalità. La polizia tollerava bar e bordelli per gay, molti personaggi della vita pubblica erano notoriamente omosessuali e il medico Magnus Hirschfeld era alla testa di un vasto movimento di opinione, a cui aderivano personalità come Thomas Mann e Albert Einstein, per cancellare il paragrafo 175 del codice penale che perseguiva i cosiddetti “diversi”.

Sodomiti Il poeta Wystan Auden, in una lettera, definì Berlino «il sogno di ogni sodomita».

Istituto per la Ricerca Sessuale L’Istituto per la Ricerca Sessuale, fondato da Magnus Hirschfeld nel 1919, «un bellissimo stabile in una delle strade più eleganti della città, al 9 di In Den Zelten – edificio e via che non esistono più, inglobati dal parco del Tiergarten. L’Istituto ospitava una biblioteca con un archivio unico al mondo sui temi legati al sesso. Aveva poi una specie di esposizione permanente di immagini, oggetti, indumenti e tutto quanto è connesso all’erotismo, e ospitava una vera e propria clinica molto fiorente per le relative patologie. Hirschfeld stesso, inventore del termine “travestitismo” [...] usava tenere conferenze aperte al pubblico in un salone al pianterreno. Agli ultimi piani del palazzo, invece, erano alloggiati i medici che lavoravano all’Istituto e alcuni, selezionatissimi, pazienti».

Auden Nell’ottobre del 1928, quando giunse a Berlino con l’intenzione di passarci all’incirca un anno, Wystan Auden era un ventunenne diafano, con le orecchie leggermente a sventola e una faccia che, a detta di qualcuno, era «la somma totale di una faccia». Veniva dai suoi studi letterari di Oxford,con la fama di essere una delle menti più vivaci di quell’università. Aveva appena pubblicato una manciata di poesie, intitolate semplicemente Poems, in un’edizione di “about 45 copies”, come scritto nell’originale, che lo avevano fatto paragonare a T.S. Eliot. Si interessava di biologia e psicoanalisi, oltre che di letteratura.

Isherwood A ventiquattro anni, lo scrittore Christopher Isherwood andò a Berlino perché il cugino Basil Fry gli aveva detto che la città era la sentina di tutti i vizi e perché il suo amico più caro, il poeta Wystan Auden,vi si era appena trasferito. «Isherwood lasciò Londra il 14 marzo 1929 e a Berlino andò ad alloggiare nella stanza di Auden. Anzi, per essere precisi, nel suo letto».

Layard 1 A Berlino Wystan Auden andò a letto con lo psicologo John Layard, bisessuale, che all’epoca (nel ’28) era vicino ai quarant’anni.

Layard 2 Nel diario, tuttora inedito, che tenne nel periodo berlinese e che portò sempre con sé, il giorno prima di morire, nel settembre 1973, Wystan Auden annotò che essere andato a letto con Layard fin dal principio della loro conoscenza era stato un errore e perciò se ne sentiva in colpa.

Layard 3 A sentire Layard, a Auden piaceva cominciare il rapporto fisico inscenando una lotta, combattendo con i cuscini, scambiandosi qualche spintone per poi farsi sottomettere.

Layard 4 Wystan Auden a Berlino ebbe una relazione col marinaio Gerhart Meyer. Qualche giorno dopo averlo incontrato in un locale, decantò a Layard le sue prodezze erotiche e lo psicologo ci finì a letto a propria volta, sentendosi poi così terribilmente in colpa da arrivare a tirarsi un colpo di rivoltella, tanto pensava di aver ferito i sentimenti dell’amico. Il tentativo di suicidio restò senza conseguenze: Layard si rimise piuttosto in fretta.

Gusti Wystan Auden, prima del soggiorno berlinese, aveva una fidanzata mentre Chris Isherwood poteva definirsi, con le parole dell’amico, “un etero di buon gusto”, dove il buon gusto alludeva alla preferenza per quelli del proprio sesso.

1929 «Il 1929 si conclude il 25 ottobre con il crollo della borsa di Wall Street e con l’inizio di una crisi economica senza precedenti, che nel giro di tre anni porterà la Germania a dimezzare la produzione industriale, a veder crescere il numero dei disoccupati fino a sei milioni e al tramonto della Repubblica di Weimar».

Libere elezioni Le ultime libere elezioni della Repubblica di Weimar ebbero luogo il 5 marzo del 1933. «Adolf Hitler era già Cancelliere dalla fine di gennaio: dopo le consultazioni, il suo partito si ritrovò in parlamento con novantadue deputati in più e il 44 per cento dei voti. Malgrado l’enorme balzo in avanti, non conquistò la maggioranza, aveva comunque bisogno di un partner politico, per governare il Paese, e lo trovò nel Partito Popolare Tedesco-Nazionale. Sulle elezioni gravò l’ombra dell’incendio al Reichstag [...]. I comunisti, che pure avevano ottenuto il 12,3 per cento e ottantuno seggi, non varcarono mai la soglia del nuovo parlamento: erano stati tutti arrestati la sera di lunedì 27 febbraio, mentre ancora le fiamme del rogo si alzavano alte nel cielo di Berlino, visibili anche da molto lontano. Hitler, tra i primi ad accorrere, fu preso quasi da un attacco isterico: cominciò a sbraitare che si trattava di un complotto bolscevico, forse il segnale per un’insurrezione armata, e ordinò che i leader comunisti fossero immediatamente giustiziati. L’ordine fu revocato, tuttavia quella notte quattromila militanti comunisti finirono in gattabuia».

Reichstag Il Reichstag, «un brutto edificio progettato da Paul Wallot, i cui lavori di realizzazione si erano protratti per dieci anni (dal 1884 al ’94) e che era costato la cifra astronomica di ottantasette milioni di marchi d’oro».

Rinus 1 Marinus van der Lubbe detto Rinus, 24 anni, olandese, ex muratore ed ex comunista. Orfano di madre, mezzo cieco, la mattina di lunedì 27 febbraio andò nel centro di Berlino, gironzolò intorno al palazzo del Reichstag per studiarne la struttura, acquistò pacchi di diavolina e di fiammiferi e la sera di quello stesso giorno, alle nove in punto, si arrampicò sul lato ovest del palazzo, a quell’ora deserto, ruppe non senza difficoltà i vetri del balcone al primo piano, si ritrovò all’interno della sala ristorante e appiccò il fuoco. Venti minuti dopo fu acciuffato dai pompieri a torso nudo e stordito dal fumo nel Reichstag in fiamme. Alla prima domanda di un custode che gli chiedeva perché lo avesse fatto, rispose: «Per protesta».

Rinus 2 Rinus fu rinchiuso nel carcere di Moabit, cella numero 203. Quasi tutto il tempo era in catene, ai polsi e alle caviglie. Quando il processo si aprì a Lipsia, il 21 settembre, davanti al numero record di centoventicinque giornalisti accreditati, Rinus aveva perso tredici chili «e non era più un ragazzo di ventiquattro anni ma una carcassa disabitata e moribonda. [...] Non diceva una parola e alle domande rispondeva con qualche monosillabo a malapena biascicato, simile al ruminare di un animale in cattività. Presentava “un aspetto orrendo come raramente mi è capitato di vedere in una persona. Alto, grosso, subumano nel volto come nel corpo, era così repellente e degenerato che quasi
non mi riusciva di guardarlo”: è il ricordo di Martha Dodd, figlia dell’allora ambasciatore americano a Berlino».

Rinus 3 Rinus fu ghigliottinato all’alba del 10 gennaio 1934.

Erika e Klaus 1 Nel 1924 arrivarono a Berlino i due figli maggiori di Thomas Mann, Erika e Klaus: lei decisa a diventare un’attrice teatrale, lui uno scrittore. Lei era del 1905, un anno più di lui. A proposito della Berlino anni Venti, la pensavano come Auden e Isherwood: «Era la Sodoma e Gomorra prussiana».

Erika e Klaus 2 Erika e Klaus «si vestivano alla stessa maniera. Nel senso che Erika adorava i completi gessati, le camicie e le cravatte di Klaus. Così cominciò a diffondersi la leggenda che, tra i due, i rapporti non fossero esattamente immacolati. In famiglia c’erano curiosi precedenti: la madre Katia aveva un legame piuttosto morboso con il fratello, pure lui di nome Klaus, mentre il padre doveva essere sedotto dal tema dell’incesto, se è vero che già nel 1905 aveva pubblicato la novella Sangue velsungo che ricalcava pericolosamente molti elementi della relazione fra la moglie e il cognato. A ogni modo, le chiacchiere su Erika e Klaus furono tali e così insistenti, durante tutto il corso della loro vita, da trovare spazio tanto nei rapporti segreti della Gestapo sul loro conto, quanto, mutatis mutandis, in quelli dell’Fbi, quando entrambi si trasferirono negli Stati Uniti».

Relazione a quattro «A un certo punto Erika cominciò a frequentare [...] Pamela Wedekind, figlia di Frank, il drammaturgo scomparso nel 1918, e Klaus le dedicò il suo primo romanzo, La pia danza, uscito nel 1925. L’anno prima aveva dato alle stampe una pièce, Anja und Esther. Erika e Pamela, in pieno idillio amoroso, la portarono in scena. A quel punto si fece vivo un giovane attore che spopolava nei teatri tedeschi, Gustaf Grundgens: voleva realizzarla anche lui. Così successe, nel giro di pochi mesi, che Erika, innamorata di Pamela, si legò anche a Gustav fino al punto di sposarlo. Lui però, essendo omosessuale, cominciò nel frattempo una relazione con Klaus. In sintesi: pettegolezzi a non finire. Come è ovvio, la complessa relazione a quattro non ebbe vita lunga. Anja und Esther debuttò il 22 ottobre 1925. Il 9 gennaio di quattro anni dopo Erika otteneva già il divorzio da Gustaf».

Matrimonio 1 Nel marzo 1933, mentre già cominciavano gli arresti in massa delle persone sgradite ai nazisti, Erika e Klaus decisero di abbandonare il Paese. All’inizio del 1935, quando si seppe che i nazisti avrebbero revocato a Erika la cittadinanza tedesca, i fratelli si trovavano a Amsterdam, dove lei recitava in teatro col suo gruppo. Una sera, Klaus invitò Isherwood a una replica. Si erano conosciuti a Berlino anni prima, e adesso Chris si trovava in Olanda, fuggito anche lui dalla Germania insieme al suo ragazzo, Heinz Neddermeyer. Alla fine dello spettacolo, Erika, terrorizzata all’idea di rimanere apolide, disse a Chris: “Ho da chiederti una cosa piuttosto personale: mi sposeresti?” In questo modo avrebbe automaticamente ottenuto la cittadinanza britannica. Chris le rispose di no ma il giorno dopo telegrafò a Auden, che in quel periodo insegnava a Great Malvern nelle English Midlands, domandandogli se fosse disponibile al matrimonio con Erika. Wystan non la conosceva affatto. Naturalmente, sapeva che era la figlia del grande Thomas Mann e la sorella prediletta di Klaus, di cui Chris era tanto amico. In ogni caso, rispose con un altro telegramma: “Delighted” (lietissimo)».

Matrimonio 2 Il 12 giugno 1935 Erika Mann partì in aereo per Londra, dove prese un treno diretto nelle Midlands. «Descrivendo quella che il giorno dopo sarebbe diventata sua moglie, Auden notò: “Per nove decimi, è un uomo.” In effetti, a guardare le poche foto del matrimonio, è difficile distinguere l’uno dall’altra: entrambi vestiti in giacca e cravatta, i capelli corti con la sfumatura alta, fumano una sigaretta e sorridono complici. Del resto, l’avevano fatta a Hitler in persona: il quale revocò la cittadinanza tedesca a Erika cinque giorni dopo la cerimonia».

Matrimonio 3 I due non divorziarono mai, sviluppando nel tempo un’amicizia profonda e insieme discreta: nel ’36, Auden dedicherà alla consorte un nuovo libro di poesie mentre Erika lascerà in eredità al marito una parte dei propri beni per gratitudine.

Rovine 1 «Fra le rovine di Berlino, nel maggio 1945, gli alberi erano spettacolarmente in fiore, ma il mondo sembrava finito. Un numero spaventoso di morti, tutto a pezzi, macerie ovunque. Il Terzo Reich era caduto, grazie al cielo, alle bombe anglo-americane e all’Armata rossa di Stalin. Il 7 di quel mese i tedeschi firmarono la resa incondizionata, l’8 fu il primo giorno in cui i cannoni smisero di sparare e gli aerei di colpire. Da quando la Seconda guerra mondiale era cominciata, il primo settembre 1939, in Europa non si udiva un simile silenzio. I berlinesi scesero in strada: per festeggiare, per cercare di sapere chi ce l’aveva fatta, ma anche per capire dove si trovavano, visto che le strade erano sepolte sotto le rovine [...].

Rovine 2 All’indomani della capitolazione tedesca, Klaus Mann salì su una jeep e il 9 maggio partì alla volta della Germania. Dopo aver visitato Monaco, sua città natale, scrisse al padre: «Mi ero immaginato qualcosa di assai brutto; ma era ancora peggio. Monaco non c’è più. Tutto il centro dalla stazione principale fino alla piazza dell’Odeon non è che rovine. A stento riuscii a trovare la via per il Giardino Inglese, tanto orribilmente trasformate e deformate erano le strade, di cui pure avevo conosciuto ogni casa. Era questo il ritorno in patria? Tutto estraneo, estraneo, estraneo…».

Rovine 3 L’intera Berlino «consisteva in un cumulo informe di detriti. Per gli abitanti era scattata “die Stunde Null”, l’ora zero, il momento più terribile della loro storia di esseri umani. L’Armata rossa, arrivata per prima, non aveva risparmiato razzie di ogni tipo e stupri di massa: i due unici ospedali rimasti attivi calcolarono che le donne violentate fossero all’incirca centomila, di cui almeno il dieci per cento si tolse la vita e il restante preferì abortire. [...] Quelle stesse donne violate, di giorno venivano chiamate “Trummerfrauen”, perché scendevano in strada, con incredibile forza d’animo, formando lunghe catene umane per sgomberare gli edifici distrutti, recuperandone i mattoni. Le persone che non avevano più un tetto e che per mesi continuarono a trovare rifugio tra le macerie erano più di un milione».

Mucchio di cianfrusaglie Lo storico inglese Anthony Beevor ricorda che perfino i nomi dei vari quartieri di Berlino mutarono, secondo le circostanze: l’elegante Charlottenburg divenne “Klamottenberg”, cioè “mucchio di cianfrusaglie”; Steglitz, nella zona sudoccidentale, si storpiò in “Steht-nichts”, “niente sta in piedi”; mentre Lichterfelde fu chiamato “Trichterfelde”, “campo di crateri”.

Rogo Nel suo memoir Il rogo di Berlino, Helga Schneider scrive che la città “era una distesa di rovine ardenti il cui riverbero rischiarava la notte sino a farla sembrare giorno. Un rogo sconfinato il cui ventre conteneva un residuo di umanità in condizioni catastrofiche. Le strade erano gremite di cadaveri il cui fetore si alzava verso il cielo”. La mancanza di acqua aveva trasformato il luogo in un’immensa latrina. Non c’era gas né elettricità. Gli ospedali erano paralizzati, mancavano le medicine e i viveri. Le malattie infettive dilagavano, mentre topi e pidocchi si moltiplicavano. Continua Helga Schneider: “Dalle cantine, dai rifugi e dagli ingressi della sotterranea uscivano poveri spettri sudici e coperti di cenci, provati nell’organismo e nella mente. Erano tedeschi, i rappresentanti della razza superiore, secondo Adolf Hitler, della razza dominatrice. In realtà erano solo ombre.”

DDR Nel 1949 erano nate prima la Repubblica Federale Tedesca nelle tre zone occidentali di occupazione e subito dopo, sul territorio orientale, la DDR.

Stasi «Nel 1950, un anonimo trafiletto sulla prima pagina del Neues Deutschland, organo ufficiale del partito al governo della Germania Est, annunciava la nascita di quella che diventerà la polizia segreta più ramificata e più tristemente nota al mondo: la Stasi (Staatssicherheit)».

Votare coi piedi «Dopo la morte di Stalin nel marzo 1953, durante il breve disgelo di Nikita Krusciov, i russi continuavano ad accarezzare l’idea di inglobare la parte occidentale di Berlino nel settore orientale da loro controllato. La circolazione in città, dall’est all’ovest, era sottoposta a controlli tutto sommato blandi e non a caso molti cittadini dell’area comunista abbandonavano il Paese per sistemarsi nella più confortevole zona vigilata dalle forze inglesi, francesi e americane. Si diceva anzi che in tal modo i tedeschiorientali, a cui non era dato di esprimersi elettoralmente, votassero con i piedi – andandosene (e fra il ’49 e il ’61, anno di costruzione del Muro, furono in tutto tre milioni i cittadini della DDR che preferirono stabilirsi nella Repubblica Federale).

Vita culturale A Berlino Est la vita culturale era di gran lunga più vivace e organizzata che negli altri settori. I russi ritenevano che la rinascita artistica avesse “un effetto tranquillizzante sulla popolazione”, come constatava il comando militare americano in una relazione dell’epoca. Da Mosca arrivavano attori, registi, direttori d’orchestra e tecnici. Due mesi dopo la fine del conflitto, nella parte dominata dai sovietici, erano attivi dodici teatri, un numero notevole di cabaret, due ensemble operistici, cinque grandi orchestre sinfoniche e numerose altre di più modeste dimensioni. A partire dal ’49, anche la neonata DDR incoraggiò moltissimo le arti, mentre la Germania Federale sembrava puntare soprattutto sulla riconquista del benessere economico, in questo aiutata dall’European Recovery Plan (il Piano Marshall), che gli americani avevano varato già nel marzo del ’47.

Erna La madre dell’attore Gerd Schäfer, Erna, «nelle sere d’estate, si metteva nuda sul balcone e suonava il violoncello. Gli uomini accorrevano a frotte e non solo per ascoltarla. Era una donna libera e imprevedibile, di incandescente bellezza, che per qualche tempo condivise un amante, Leo, con Rosa Luxemburg».

Gerd Schäfer Gerd Schäfer, essendo residente nel settore ovest di Berlino ma lavorando perlopiù nei teatri dell’est, veniva pagato sia in marchi occidentali sia in marchi orientali. La cosa era piuttosto conveniente, essendo i primi di gran lunga più preziosi dei secondi. Non solo: la merce a Berlino Est costava quasi la metà che dall’altra parte.

Due appartamenti Nel 1957 Gerd Schäfer, già attore famoso e ricercatissimo dalle donne, sposò una ragazza di nome Ruth. Nel ’59 nacque Frank e, poiché Ruth era cittadina della DDR e aveva un bambino, lo Stato le assegnò un appartamento a Prenzlauer Berg che proprio in quel periodo si andava trasformando, da quartiere operaio e proletario, nella zona bohémien di Berlino Est. Gerd non rinunciò tuttavia alla sua residenza a ovest. La coppia cominciò a dividersi fra l’appartamento di Prenzlauer Berg e un altro con ampie vetrate, stucchi d’epoca e bei mobili degli anni trenta nella zona ovest, a Schöneberg, il quartiere della borghesia intellettuale.

Operazione Rose Nella notte fra il 12 e il 13 agosto 1961, 17.200 uomini fra soldati e polizia della DDR stesero sulla frontiera che separava il settore sovietico da quello occidentale 150 tonnellate di filo spinato, 5 di filo di ferro, 2 di supporti metallici e inoltre piantarono 18.200 pali di cemento. Sbarrarono tutte le 193 strade a cavallo del confine. Chiusero i passaggi delle 12 linee ferroviarie sotterranee e di superficie, bloccando i treni che andavano a ovest e pattugliando decine di stazioni. Furono messi sotto controllo anche i pozzi d’ingresso alla rete fognaria. Alle prime luci dell’alba, buona parte del lavoro era già stata ultimata. Nome in codice: “Operazione Rose”.

Domenica mattina «I berlinesi si svegliarono quella domenica mattina in un’atmosfera di totale irrealtà. Sulla Bernauer Strasse, per esempio, numerosi palazzi avevano l’ingresso nella parte est mentre le finestre si affacciavano sul lato ovest. Ci fu chi si lanciò nel vuoto da tetti e balconi, chi salutava amici e parenti, sventolando fazzoletti e sbracciandosi, chi pensava di dare vita a una nuova rivolta di piazza, simile a quella del ’53. La maggioranza della popolazione era convinta a ogni modo che si trattasse di una misura temporanea. La situazione appariva così palesemente assurda che in tanti avrebbero giurato sulla sua transitorietà».

Frank Il 13 agosto 1961, Gerd Schäfer era con Ruth nel bell’appartamento di Schöneberg, cioè nel settore americano. Il piccolo Frank invece si trovava dalla nonna materna a Pankow, nella zona sovietica. «Non appena compresero quello che stava accadendo, non ci pensarono due volte: il bambino era di là dal confine, inoltre lei era residente a Berlino Est, nella casa di Prenzlauer Berg, e lo stesso Gerd aveva tutti i propri impegni di lavoro da quella parte. [...] Nella Berlino divisa in due dal filo spinato e dai cavalli di Frisia, non fu semplice raggiungere Pankow. Se in tanti quella domenica mattina tentavano ancora, nelle maniere più avventurose e disperate, di andare verso ovest, solo Gerd e Ruth si muovevano in direzione opposta, come in una moviola che avrebbe invertito le loro vite. Quando arrivarono a destinazione, stanchi e confusi, evitarono di chiedersi se avessero fatto la cosa giusta. Evitarono anche di guardarsi negli occhi».

Vopo I poliziotti di frontiera, i cosiddetti Vopo, avevano licenza di sparare e uccidere, se qualcuno provava a scavalcare la barriera. Furono in tanti a provarci già nei primi giorni e quasi tutti vennero ammazzati.

Prigione La DDR pretendeva di tenere in prigione diciassette milioni di abitanti.

Carcere Già nel 1961, fra il 13 di agosto e la fine dell’anno, erano finite in carcere 3041 persone che avevano provato a superare il Muro, chi a piedi chi a nuoto chi in treno.

Fughe riuscite 1 Ci furono tentativi di fuga riusciti, come quello del caporale Conrad Schumann, immortalato in una celebre foto di Peter Leibing mentre, all’angolo fra Bernauer Strasse e Ruppiner Strasse, sposta sul fianco il mitra che tiene a tracolla e con un balzo supera il filo spinato, alto neppure un metro, che lo separa dall’ovest.

Fughe riuscite 2 Il macchinista ventisettenne Harry Deterling, alla guida di un treno passeggeri della linea che si interrompeva ad Albrechtshof, proseguì fino a Spandau, nel settore occidentale: oltrepassò la barriera a tutta velocità, mentre la polizia di confine sparava all’impazzata; i trentadue passeggeri a bordo si accucciarono a terra e arrivarono sani e salvi.

Fughe fallite Tra le 133 persone uccise dalla polizia di frontiera mentre tentavano di scavalcare il Muro (dato che ho trovato io, nel libro non c’è, ndr), nell’estate del 1962 ci fu il diciottenne Peter Fechter, che con un gruppo di coetanei voleva appostarsi nei pressi del Checkpoint Charlie e, attendendo il momento propizio, lanciarsi in una fuga disperata, scavalcando le barriere di due metri e mezzo. Il giorno deciso per l’azione, il 17 agosto, all’appuntamento si presentarono solo lui e un amico. Aspettarono un poco, studiarono la situazione e infine si misero a correre, mentre le raffiche dei Vopo sibilavano nell’aria. Scavalcarono la prima striscia di muro, poi, mentre l’altro, sia pure ferito, riusciva a superare la seconda e a mettersi in salvo, Peter fu colpito a una gamba e scivolò indietro, nella zona compresa fra i due sbarramenti, nella cosiddetta terra di nessuno. Il ragazzo rimase lì agonizzante per più di un’ora, senza che alcun soldato – né dal settore est né dall’ovest – lo soccorresse. Un proiettile gli aveva tranciato l’arteria femorale. Si riunì una folla inerme di passanti. Le urla di Peter si trasformarono in rantoli per terminare in un silenzio raccapricciante. Quando un ufficiale della DDR si avvicinò al corpo, il ragazzo era già spirato».

Gruppo Girrmann Nel settore occidentale, cominciarono a costituirsi gruppi, in gran parte studenteschi, che avevano l’obiettivo di condurre fuori del recinto di Berlino Est il maggior numero possibile di persone. L’organizzazione più famosa fu il cosiddetto “gruppo Girrmann”, dal nome di uno dei fondatori, Detlef Girrmann, studente di legge alla Freie Universität, come il suo socio Dieter Thieme: nel giro di qualche anno, aiutarono quasi cinquemila berlinesi dell’est a lasciare il loro Paese. Fecero ricorso a ogni sistema possibile: dall’uso di passaporti occidentali contraffatti, ai viaggi per mare verso la Danimarca.

Scavatori di gallerie «Mentre, giorno dopo giorno, i tentativi di fuga si moltiplicavano, qualunque ne fosse l’esito, i sistemi di sorveglianza aumentavano di efficacia, prevedendo sempre di più e sempre più estesamente l’uso della delazione, oltre a condanne severissime. Fu così che, dopo avere sperimentato vari metodi per sfuggire all’immensa trappola che era la DDR nel suo complesso, fra il 1962 e il ’64, venne il momento degli scavatori di gallerie. Si trattava di tunnel creati non lontano dal Muro, che permisero a molti tedeschi-orientali di approdare a Berlino Ovest da sotto terra. Anche in questo caso, diverse organizzazioni occidentali diedero il loro fondamentale aiuto logistico (una tra le più efficienti fu messa in piedi da due studenti italiani, Domenico Sesta e il suo amico Gigi). Fino al 1966, le gallerie furono sessantuno. Quasi tutte partivano dal settore occidentale, dove ovviamente era molto più semplice mettere mano ai lavori di scavo, realizzati non di rado con larghezza di mezzi e un buon numero di operai coinvolti».

Espatrio permanente Nel 1974 la DDR e la Germania Ovest si riconobbero politicamente, aprendo le rispettive sedi diplomatiche una sul territorio dell’altra. Intanto, siglati gli accordi di Helsinki che sancivano fra l’altro la libertà di circolazione di tutti i cittadini dei Paesi aderenti, i berlinesi dell’est si precipitarono a fare richiesta per l’espatrio permanente: nel ’76 le domande aumentarono del settanta per cento.

Caso Biermann Il 1976 fu l’anno del caso Biermann, il poeta e cantautore a cui le autorità della Germania orientale sospesero la cittadinanza, impedendogli di rientrare in patria dopo una tournée di concerti nelle città dell’ovest.

Invalicabile Tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta, il Muro era divenuto sempre più invalicabile. Ormai non si trattava più di una rudimentale barriera che poteva essere elusa o facilmente sfondata. Dalla parte occidentale si vedeva solo un lungo nastro di cemento armato, alto tre metri e cinquanta, dalla copertura arrotondata e coperto di graffiti colorati, ma dall’altro lato c’erano anche una striscia di sabbia con cani feroci lasciati liberi di scorrazzare, una zona minata, reti metalliche, torrette d’avvistamento e un secondo muro parallelo al primo, immacolato.

Punk Fra il 1980 e l’83, nella sola Berlino Est, erano circa cinquecento i punk tenuti d’occhio dalla Stasi. Molti di loro subirono perquisizioni; a tanti fu proibito di allontanarsi dal luogo di residenza o di attraversare determinate strade e piazze; parecchi persero il posto di lavoro o furono espulsi dalle scuole.

Prigionieri e sangue in vendita Nei primi anni Ottanta, schiacciata dai debiti con le banche della Germania Federale, l’economia della DDR stava collassando. Era addirittura diventato normale che lo Stato vendesse i propri prigionieri politici, in cambio di valuta pregiata occidentale, e perfino il sangue, donato dai cittadini per solidarietà con i vari movimenti di liberazione di quello che allora si chiamava Terzo Mondo, era divenuto moneta di scambio.

Osservati dalla Stasi Nei primi anni Ottanta la repressione di ogni libertà civile incrudeliva di giorno in giorno e la Stasi, sempre controllata dall’ormai ottuagenario Erich Mielke, teneva sotto osservazione quattro milioni di abitanti, più o meno il venticinque per cento della popolazione.

La caduta del Muro 1 La sera di giovedì 9 novembre 1989, in televisione, Gunter Schabowski, portavoce del Partito ancora al potere nella DDR, «stava concludendo la quotidiana conferenza stampa, annunciando le nuove misure per le visite all’estero dei cittadini tedesco-orientali. Leggeva a fatica da un foglio che teneva in mano. Il governo presieduto da Egon Krenz aveva deliberato che i permessi di espatrio non avrebbero più avuto limitazioni e che insomma chiunque, se voleva, poteva lasciare il Paese. Sul pezzo di carta tenuto in mano, c’era anche una nota a penna sul fatto che tale decisione sarebbe stata operativa in un prossimo futuro, ma Schabowski non se ne avvide. La conferenza stava terminando, allorché un giornalista americano domandò quando sarebbe entrata in vigore la nuova normativa. Il portavoce si tolse gli occhiali. Era stato un giorno di continue riunioni e sentiva una stanchezza terribile. Cercò sul foglio una data, non la trovò e infine ammise: “Per quanto mi è dato sapere, anche da subito”. Il Muro di Berlino, costruito nella notte fra il 12 e il 13 agosto 1961, cadde in quell’istante».

La caduta del Muro 2 «L’atmosfera era eccitata e caotica. Tutti urlavano e applaudivano. I Vopo, colti di sorpresa dall’enorme quantità di gente che premeva da un lato e dall’altro, non spararono un colpo, benché a quanto pare circolasse una direttiva segreta che li autorizzava, e anzi abbandonarono, nel giro di pochi minuti, ogni velleità di controllo. Il Muro era proprio caduto».

Picconi «Ai piedi del Muro erano in molti ad aver tirato fuori da chissà dove i picconi e colpivano la barriera di cemento con quanta forza avevano in corpo. C’erano già parecchi squarci, attraverso cui si intravedeva
qualche soldato dell’est con l’aria impaurita».

Ruspe Le ruspe invasero il centro. Un pezzo alla volta, il Muro fu smantellato.

Festa 1 La città fece festa sino al giorno seguente.

Festa 2 Il 3 ottobre 1990 ci fu la festa per l’unificazione delle due Germanie, tenuta a Prenzlauer Berg.

Monete Nel luglio 1990 erano «scomparse per sempre le risibili banconote dell’ex DDR: ora il Deutsche Mark regnava sovrano – le monete erano di metallo pesante e i biglietti di banca non sembravano più quelli del Monopoli».

Furti di campanelli «La città faceva fatica a mettersi insieme. Il settore occidentale era attraversato da una tacita corrente di nervosismo, se non proprio di malumore: un po’ per aver perso il proprio statuto speciale di città-isola, che aveva caratterizzato la situazione per tanto tempo, e un po’ perché emergevano nuove contraddizioni sociali. Mentre la vecchia Berlino Est appariva spettrale e deserta, con ancora i segni tangibili della penuria, oltre a quelli della Seconda guerra mondiale, l’altra metà vedeva le proprie strade ricche ed eleganti intasate di Ossis, polacchi, cechi e ucraini – tutta una umanità stracciona e senza orientamento, tanti Marinus van der Lubbe potenzialmente pericolosi, emersi all’improvviso dal buio della Cortina di Ferro. Un’ondata di furti si era abbattuta sui condomini alto-borghesi di Charlottenburg e Schöneberg: in alcuni palazzi, erano addirittura spariti i campanelli delle porte».

Capitale Berlino diventerà capitale della nuova Germania unificata nel 1991, ma solo nel ’99 governo e parlamento vi si trasferiranno.

Impiccato Conrad Schumann, il giovane della DDR che il 15 agosto 1961 per primo aveva scavalcato il Muro, si era stabilito in un piccolo villaggio della Baviera, dove aveva trovato lavoro e moglie. In seguito alla sua fuga, la sua famiglia aveva subito parecchie malversazioni e lui stesso era stato contattato dalla Stasi che gli aveva proposto il rientro in patria in cambio del perdono. Lui non aveva ceduto e anzi a un certo punto, negli anni ottanta, era stato perfino ricevuto dall’allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan. Dopo la riunificazione delle due Germanie, l’ex soldato volle ritornare a casa ma la famiglia rifiutò di incontrarlo e la gente della cittadina in cui era nato, Leutwitz, in Sassonia, lo trattò come un traditore e un vigliacco. Conrad piombò nella depressione e in un senso di solitudine che non lo abbandonava mai. Il 20 giugno 1998, si allontanò per una passeggiata nei campi. Lo trovarono impiccato a un albero.

East Side Gallery 1 La cosiddetta East Side Gallery, quella lunga sezione di Muro ancora in piedi a Muhlen Strasse. Si tratta della testimonianza di un happening, realizzato dopo la caduta del Muro medesimo, nel 1990, da 118 artisti di tutto il mondo, chiamati da una gallerista scozzese, Christine MacLean. Non solo i turisti di ogni dove si precipitano a vedere e fotografare questo frammento di Muro, ma gli stessi berlinesi, all’inizio del 2013, si sono opposti al suo smantellamento perché, dicevano, avrebbe impoverito la memoria identitaria della città.

East Side Gallery 2 Il proprietario del suolo su cui si trova l’East Side Gallery – il quale vorrebbe costruirvi sopra una palazzina con appartamenti di lusso – è, a quanto pare, un’ex spia della Stasi. «La popolazione di Berlino, che nell’89 fece cadere il Muro, oggi si oppone all’abbattimento di un suo pezzo, peraltro apocrifo, mentre chi vorrebbe distruggerlo è un vecchio dipendente di quella DDR che il Muro lo aveva
concepito ed edificato nel lontano 1961».