Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 5/10/2014, 5 ottobre 2014
LA CASSAFORTE CHE TRASFORMA I SEQUESTRI IN BTP
L’ultima pietra della discordia tra il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo si chiama Fondo unico di giustizia. Creato da una legge del 2008. Il Fug ospita tutte le somme sequestrate o confiscate a indagati, imputati, prevenuti e condannati, da parte dei magistrati. Secondo Bruti Liberati il suo aggiunto non ha depositato, come avrebbe dovuto, sul Fug i 170 milioni sequestrati a quattro istituti di credito nell’indagine derivati, preferendo al Fondo statale gestito da Equitalia Giustizia due piccole banche popolari brianzole. Anche il Fug deposita o investe i soldi nelle banche, come ha fatto il procuratore Robledo. Anzi spesso Equitalia Giustizia mantiene i soldi là dove erano prima del sequestro. A leggere la relazione della Corte dei Conti sul Fug (presentata il 24 luglio dai consiglieri Angelo Ferraro e Ugo Montella) Robledo non è certo l’unico a non filarsi più di tanto il Fug. La relazione segnala infatti “il numero non indifferente di uffici giudiziari, tra quelli non ancora abilitati alla trasmissione delle informazioni con sistema web, che non hanno mai effettuato comunicazioni di provvedimenti di pertinenza del Fug”. Al di là dell’aspetto formale sarebbe importante capire come investe i suoi fondi il Fug per poi stabilire se, dal punto di vista economico, la scelta di Robledo sia stata pagante. I dati disponibili non bastano per dare una risposta certa ma si può provare. Dal 2008 Equitalia Giustizia, nata per recuperare le spese di giustizia che i condannati dovrebbero pagare allo Stato, gestisce il Fug.
Secondo la tabella pubblicata nella relazione della Corte dei conti, nel 2013 al Fug erano intestate risorse per un miliardo e 984 milioni. I soli rapporti di conto corrente intestati al Fug valevano 321 milioni e 739 mila euro a cui si aggiungevano 258 milioni di euro depositati su conti titoli. I dati sono molto oscillanti perché il fondo è sempre in movimento. Quando i beni dei condannati sono confiscati definitivamente escono dalla disponibilità del Fug e vanno a finire nel bilancio dello Stato. Dall’altro lato i sequestri nuovi, che a differenza delle confische non sono definitivi, alimentano le entrate. Il Fug però versa allo Stato anche un anticipo sulle somme sequestrate e poi i proventi della gestione finanziaria sui conti correnti e i depositi, cioè sulla parte liquida dell’enorme attivo sequestrato e confiscato. Recentemente Equitalia Giustizia, il cui vicepresidente è Luigi Magistro, a capo anche dei Monopoli, ha iniziato a gestire anche le monetine trovate nelle slot sequestrate.
La pluralità di entrate e uscite estemporanee spiega le oscillazioni: da un lato affluiscono ricchi sequestri mentre in uscita ci sono le confische che diventano definitive. Per fare un esempio nel 2013 le gestioni patrimoniali del Fug ammontavano a più di 95 milioni mentre nel 2012 erano ferme a 15 milioni. Equitalia Giustizia, come fosse un fondo di investimento monetario che gestisce i soldi altrui con metodi prudenziali, può allocare le somme liquide del Fug solo su conti correnti e titoli di stato italiani. Se si leggono i dati pubblicati da Equitalia (ultima relazione del 30 giugno 2014) dal 2009 al 2013 il Fug ha avuto un rendimento di 69 milioni e 946 mila euro. Il tasso è salito dallo 0,8 per cento del 2009 (quando Robledo ottiene il sequestro) al 3,4 del 2012 ed è poi sceso al 2,7 del 2013. In quattro anni, se si detraggono i costi di gestione di Equitalia Giustizia (che spende 2,7 milioni di euro solo per il personale dedicato al Fug) e anche l’aggio del 5 per cento sull’utile netto, si arriva a un risultato netto di 41,9 milioni di euro per lo Stato dal 2009 al dicembre del 2013. La massa della liquidità del Fug è spezzettata in una miriade di rapporti. Secondo la Corte dei conti sono “187.000 tra conti correnti, depositi giudiziari, depositi titoli e al 31 dicembre 2012 risultavano coinvolti 610 operatori finanziari e 711 uffici giudiziari. I rapporti intestati – spiega la relazione della Corte dei conti – avevano raggiunto il numero di 344.505”. Ultimamente l’investimento è stato centralizzato e a novembre del 2013 per esempio è stato sottoscritto un Btp quadriennale per 50 milioni di euro che rende l’1,881 per cento.
Non è chiaro quanto sia riuscito a spuntare invece Alfredo Robledo dai 170 milioni di euro (questa è la cifra secondo Bruti ma Robledo non è d’accordo nemmeno su questo) giacenti sui conti delle due banche popolari lombarde.
Secondo alcune fonti bene informate, la somma reale depositata dal procuratore aggiunto di Milano sarebbe di poco inferiore ai 100 milioni. Su questo importo, nell’arco di tre anni circa, il rendimento ottenuto dalle banche scelte dal pm milanese sarebbe stato di circa 3,5 milioni di euro. Oggi quindi Robledo avrebbe perso la gara con il tasso del Fug di Equitalia. Però nel 2009 e nel 2010, quando Robledo puntava sulle banche lombarde, il Fug rendeva meno e il tasso spuntato dal pm batteva quello ottenuto da Equitalia. Insomma la contesa tra i due magistrati davanti al Csm, anche dal punto di vista finanziario, è ancora tutta da giocare.