Paolo Conti, Corriere della Sera 5/10/2014, 5 ottobre 2014
Dante Ferretti, grande scenografo tre volte premio Oscar, sta per partire per Taiwan per lavorare a Silence , il nuovo film di Martin Scorsese
Dante Ferretti, grande scenografo tre volte premio Oscar, sta per partire per Taiwan per lavorare a Silence , il nuovo film di Martin Scorsese. Ferretti fu lo scenografo di Federico Fellini in Prova d’orchestra del 1979, citatissimo per la sua capacità profetica. Sembra l’anticipazione di ciò che è accaduto all’Opera di Roma….«Sì, ci ho pensato tantissimo, in questi giorni così drammatici. Quelle scene piene di caos, di liti… Federico aveva una grande capacità visionaria». La fine del film è famosa. Un’immensa sfera d’acciaio sfonda una parete della sala dove i musicisti hanno litigato tra loro e poi si sono ribellati al direttore d’orchestra. Solo dopo, riprendono a suonare disciplinati. «In questa sorta di profezia, Fellini voleva la scena della distruzione dopo la descrizione dell’orchestra ingovernabile. Fui io a suggerirgli la sfera, avevo appena visto un film in cui Paul Newman interpretava il ruolo di un addetto alla demolizione degli edifici. A Federico piacque moltissimo. Volle che ci fosse una vittima, l’arpista che muore sotto le macerie. Il personaggio più mite e dolce» All’Opera chi è la vittima? «Il Maestro Riccardo Muti, costretto ad andare via. Una perdita incalcolabile per Roma, che si merita un teatro lirico di altissimo livello, e Muti lo garantiva dopo anni oscuri. Forse ci sono altre vittime innocenti, i dipendenti licenziati. Magari non tutti hanno colpe..» Cosa pensa delle rivendicazioni dei sindacati? «Non ho strumenti per giudicare. Ma si può protestare e far valere le proprie ragioni: tutto dipende dal metodo. Io ho messo in scena sette opere con Muti, per esempio il Simon Boccanegra proprio a Roma. Sono amico del Maestro. Lui pensa solo alla musica, alla resa della rappresentazione. Giustamente esige studio, silenzio, concentrazione. Ho saputo delle tante prove interrotte. Ho letto dell’incursione in camerino di alcuni sindacalisti, che lo avrebbero quasi aggredito. Ecco, Muti non può lavorare in simili condizioni» Per Fellini i sindacalisti sono personaggi grotteschi… «È evidente. Tra i sindacalisti dello spettacolo ce ne sono molti che se ne fregano altamente dell’arte, della creatività. Federico lo racconta ridendo» Cosa spera che accada, ora al Teatro dell’Opera di Roma? «Mi auguro che si ripeta la scena finale del film. Lì la sfera abbatte la parete, costringe tutti al silenzio e si riprende il lavoro seguendo il direttore d’orchestra. Oggi spero che tutti a Roma decidano di rimboccarsi le maniche e di lavorare per il bene del Teatro. Non credo ci siano alternative.» La sua sfera ha avuto un gran successo in tutto il mondo, è un elemento citatissimo. «Io stesso l’ho riusata al 64esimo Festival di Venezia, la misi all’ingresso del Palazzo del Cinema. C’era la contrapposizione tra i Festival di Venezia e di Roma, volevo invitare a non litigare, anche in quel caso... Oggi auguro all’Opera di Roma di ritrovare serenità. E che Muti torni a dirigere lì».