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 2014  ottobre 04 Sabato calendario

LA «FINTA» DISCESA DEI TASSI DI BTP E BONOS

Nell’ultima settimana il tasso di BTp e Bonos è sceso di 7 punti base. Mentre le Borse hanno perso quasi il 3 per cento. Ma per i bond non è tutto oro quel che luccica. Perché considerati i rischi di calo dell’inflazione, i tassi avrebbero dovuto scendere di più per mantenere invariati i tassi reali.
Nelle ultime cinque sedute il Ftse Mib di Milano ha perso il 2,86%, l’Ibex il 2,62%. A un primo sguardo dovremmo dedurre che ci sia ora una propensione degli investitori a vendere azioni mentre l’appeal verso i bond governativi della periferia dell’Eurozona resta buono. Le cose non stanno proprio così. La verità è che i tassi di BTp e Bonos stanno adesso tecnicamente facendo fatica a salire, nonostante le Borse ci dicano che siamo in una fase di minor appetito per il rischio. E questo perché nel frattempo stanno peggiorando le aspettative di inflazione che i rendimenti delle obbligazioni incorporano. Giovedì il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha detto chiaramente: «Le prospettive d’inflazione a medio e lungo termine sono peggiorate e vediamo che i rischi sono aumentati». Così come un trader del forex non fa che guardare l’andamento dei cambio euro/dollaro e così come un operatore di Borsa non può ignorare i movimenti di Wall Street, anche Draghi ha il suo indice di riferimento, una sorta di "chiodo fisso" in base al quale viene calibrata la politica monetaria della Banca centrale europa. È il 5 years/5years euro inflation swap: misura le aspettative sull’andamento dell’inflazione nell’Eurozona fra cinque anni. Quando questo indicatore scende sotto il 2%, la Bce ha qualche ragione per essere preoccupata. Perché il suo obiettivo statutario è assicurare la stabilità dei prezzi non nel breve ma nel medio periodo, stabilità che viene considerata sulla base di un tasso di inflazione prossimo al 2%. Se l’indice va sotto vuol dire che la Bce - che in più occasioni ha ribadito di non essere preoccupata per le momentanee cadute dell’inflazione come quella degli ultimi mesi allo 0,3% nell’Eurozona - rischia di perdere la bussola nel medio periodo, il cuore del suo mandato. Dal 19 settembre questo indice è sceso sotto il 2% arrivando a toccare il 2 ottobre l’1,79%. Da 11 sedute è sotto la soglia limite e siamo vicini ai minimi del 28 agosto (1,68%). Questo indice non allarma solo Draghi ma condiziona l’andamento dei bond. Perché i tassi nominali di un titolo di Stato incorporano sia il rischio Paese che le aspettative future di inflazione. Se queste diminuiscono (come ora accade), i tassi nominali tendono ad adeguarsi. In modo tale da mantenere stabile il rendimento reale (depurato per l’inflazione) a parità di rischio Paese. Quindi, se scontiamo che nell’ultima settimana l’indice sull’andamento futuro dell’inflazione è sceso di 10 punti (dall’1,9% all’1,8%), possiamo dedurre che la contestuale discesa di "soli" 7 punti dei tassi decennali dei BTp e di 3 punti dei tassi dei titoli a 5 anni, in realtà va letta come un peggioramento. Perché visto con il cannocchiale del futuro andamento dell’inflazione, il tasso reale del BTp decennale è aumentato di 3 punti e di 7 quello dei titoli a 5 anni, e con essi è rincarato in prospettiva il costo effettivo del debito.
@vitolops
Vito Lops, Il Sole 24 Ore 4/10/2014