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 2014  ottobre 04 Sabato calendario

PERISCOPIO – L’unico capolavoro da sempre in cartellone all’Opera di Roma è l’ottusità di certi sindacati

PERISCOPIO – L’unico capolavoro da sempre in cartellone all’Opera di Roma è l’ottusità di certi sindacati. Pur di difendere privilegi di casta, il partito del demerito è riuscito a fare perdere il posto a duecento orchestrali e coristi. L’Opera è l’Alitalia dei teatri: ha costi da Metropolitan e produttività da banda di paese (con molte scuse alle bande di paese). Appena il piatto ha cominciato a piangere, ci si è trovati a scegliere tra l’aumento dei concerti e la riduzione degli stipendi. Ma i burocrati dello spartito hanno optato per una terza soluzione: ridurre i concerti lasciando inalterati gli stipendi. E poi si chiedono perché Muti è scappato ululando. Massimo Gramellini. la Stampa. La Rai ha rinunciato alla educazione linguistica e digitale degli italiani. Il senso del dovere didattico è evaporato dopo Non è mai troppo tardi. Beppe Severgnini. Sette. Non c’è peggior rischio di incrociare il cammino con i moralisti, specie quelli senza morale. Matteo Renzi, Repubblica. Ci sono tre luoghi comuni su D’Alema: è intelligente, ha i baffi, ha la barca. Roberto Benigni in Giuseppe Salvaggiulo, Il Peggiore: Ascesa e caduta di Massimo D’Alema e della sinistra italiana. Chiarelettere. Sapete quanto petrolio consuma quotidianamente un cittadino moderno? Tre litri a testa. Dalla benzina della sua automobile, alla confezione di shampoo, plastica derivata dal petrolio, con cui si fa la doccia ogni giorno. Per questo, in tutto il mondo, trovare petrolio nel proprio sottosuolo è considerata una benedizione. Eccetto che in Italia. Chicco Testa. Il Foglio. Gli algerini /si liberano dei loro Mullah, / ma noi, / quando ci libereremo / dei nostri Muqquah? Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore. Renato Guttuso andava a casa di amici per poter amoreggiare telefonicamente con Marta Marzotto senza essere spiato da sua moglie Mimise. Marina Ripa di Meana. ilGiornaleOff.it. Dopo l’8 settembre 1943, a Duce bell’e fritto e a guerra ormai persa, Giorgio Bocca aderisce alla lotta partigiana. In questo tempismo sospetto rivela la propria italianità genuina, cioè la capacità di prevedere il peggio e di salvarsi le chiappe correndo in soccorso del probabile vincitore. Ma anche qui non c’è da stupirsi: la stessa operazione accomunò milioni di connazionali voltagabbana. Difatti, a Liberazione avvenuta, il fascismo, che aveva avuto oceanico consenso nel Paese, si trovò d’un colpo non solo senza capo, ma anche senza coda, essendo spariti d’incanto tutti i suoi sostenitori, passati in blocco sull’altra sponda. Alla cimice del Pnf, che per un ventennio aveva contraddistinto i baveri di tutta Italia, subentrarono le spillette del Pci e dell’Azione cattolica. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio. Il caposcala era uno spione del fascio, con baffi cespugliosi biondo-nicotina che ci teneva costantemente sotto controllo, avendo saputo che eravamo antifascisti schedati. Faceva apprezzamenti pesanti sulla mamma, perché era molto bella, molto fiera e aveva anche la fede all’anulare. Papà decise di non comprare più il quotidiano La Stampa, perché fazioso (la futura Busiarda), ma di leggere solo la Gazzetta dello sport, che era già rosa. Comprava e leggeva i libri dei giovani scrittori americani (stupito che non fossero ancora vietati), in particolare Steinbeck. Riccardo Ruggeri, Una storia operaia.www.grantorinolibri.it. Io ricevevo per Apostrophes uno stipendio normale. Che avrei potuto facilmente raddoppiare con delle conferenze, felicemente retribuite, o per delle «prestazioni». Si chiamano prestazioni certe attività redditizie alle quali si dedicano molte star della televisione e che consistono nel dirigere dei dibattiti d’impresa, ad animare delle iniziative di supermercati o a vendere, semplicemente, la propria presenza, il proprio sorriso a un congresso o a un incontro qualsiasi. Io ho sempre rifiutato le prestazioni, primo perché non mi piacciono, secondo perché era tempo sottratto alle mie letture o ai miei periodi di riposo, terzo, e può essere la ragione più importante, perché la mia indipendenza avrebbe potuto soffrirne. Come essere sicuri che il capo di azienda o il presidente dell’associazione che alla fine di una cena-dibattito mi girava un grosso assegno per la mia prestazione, non avrebbe pubblicato un libro di lì a qualche mese? E se non era lui, la sua donna o il suo amministratore? Se il libro è nullo e non invito alla mia trasmissione il suo autore, passo per un ingrato, è la soluzione meno negativa. Ma se il libro è interessante? Non invito l’autore per non avere l’aria di... in questo caso sono ad un tempo ingrato e ingiusto. L’invito? E allora corro il rischio di passare per un giornalista che si compra... No, grazie! Bernard Pivot, Le métier de lire, il mestiere di leggere. Gallimard, 1990. Per la prima volta, da che la catastrofe naturale chiamata vecchiaia si è abbattuta su di me, provo disagio per il mio corpo nudo. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli. Beppe Fenoglio era fra i miei ospiti. Arrivava di tanto in tanto durante la guerra civile, mai con un’arma: «L’è dui dì cu mang nen, lè tre neucc cu deurm nen, a son sporc cu me smija d’aveì la rogna. Dame ’n bocòn, ’n lett, ’n bagn» («Sono due giorni che non mangio, tre notti che non dormo, sono così sporco che mi sembra di avere la rogna. Dammi un piatto, un letto, un bagno»). Demetrio Veglio, proprietario dell’albergo-ristorante Bellavista di Bossolasco (Cuneo). la Stampa. L’Inghilterra che aveva vinto la guerra era povera e spartana. Noi venivamo dal paese che aveva scatenato, con la Germania, l’aggressione al mondo, avevamo perso nella vergogna e nel disonore, tuttavia mangiavamo di lusso rispetto agli inglesi che avevano vinto. Mi rendevo conto che, in tale bizzarria, c’era qualcosa di più di un’ingiustizia: c’era una differenza etica. Paolo Guzzanti, I giorni contati. Baldini&Castoldi. 1995. Poco meno che quattordicenne, avevo già ben chiaro in testa che, da grande, avrei fatto il giornalista, e non, come pensavo intorno ai 9, l’organista. Stefano Lorenzetto, Cuor di veneto. Marsilio. Pensavo già che non bisogna preoccuparsi di ciò che dicono i liceali, né domandare il loro parere: essi non lo sanno e, in ogni caso, lo cambiano continuamente. Paul Sevran, Toutes les bonheurs sont provisoires. Editions J’ai Lu. Gli adulteri non si puniscono: si ricambiano. Roberto Gervaso. il Messaggero. Paolo Siepi, ItaliaOggi 4/10/2014