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 2014  ottobre 04 Sabato calendario

ARPE FA RISCRIVERE A CONSOB L’IER DELLE SANZIONI

Matteo Arpe fa riscrivere alla Consob l’intero procedimento sanzionatorio. E lo fa grazie a un’ordinanza del Consiglio di Stato di giovedì che accoglie un ricorso del presidente di Banca Profilo e applica per la prima volta i principi fissati dalla recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che ha dato ragione a Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti nell’annosa vicenda Ifil-Exor. Se pure complessa dal punto di vista giuridico, la vicenda ha effetti pratici rilevanti per tutto il mercato: i giudici amministrativi hanno affermato per l’authority presieduta da Giuseppe Vegas ( foto ) «l’obbligo di adeguare il proprio regolamento sanzionatorio con le sanzioni “penali” alla sentenza della Cedu». Ovvero, di rivedere il regolamento che porta a una sanzione — pecuniaria o interdittiva — alla luce dei principi del «giusto processo», cioè trasparenza, contraddittorio e imparzialità. La decisione della corte presieduta da Stefano Baccarini è l’esito di un braccio di ferro tra Consob e Arpe che dura da un anno. A metà dicembre 2013 l’authority aveva aperto una contestazione per presunta manipolazione del mercato durata da giugno 2011 a maggio 2013, attraverso l’acquisto del 9% di Banca Profilo, che già era in maggioranza di Arepo, la holding di Arpe. Arepo ha invece sempre sostenuto di avere sempre operato informando il mercato e con le autorizzazioni di Bankitalia, e che il titolo non è stato manipolato visto che in quei due anni è sceso. La Consob però è andata avanti aprendo il processo sanzionatorio verso Arpe e il ceo di Profilo, Fabio Candeli. In caso di condanna, il rischio è l’interdizione: di fatto, la decapitazione di Profilo. Per questo Arpe — assistito da Natalino Irti, Marco Annoni, Francesco Arnaud, Giuseppe Morbidelli e Giuseppe Cannizzaro e Paolo Iemma dello studio GOP — ha chiesto al Tar la sospensiva. Adesso il Consiglio di Stato gli ha dato ragione: per i giudici non va accolta la tesi Consob secondo cui il provvedimento può comunque essere impugnato in Corte d’Appello «sanando» così le mancanze del procedimento interno. Il principio Ifil-Exor è che la Consob deve agire secondo «giusto processo» anche prima della decisione.