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 2014  ottobre 04 Sabato calendario

ADDIO OLIMPIADE, FESTA DI REGIME

A Oslo rinunciano alle Olimpiadi (invernali) del 2022. Perché costano troppo gli impianti e le infrastrutture, stabilisce il Parlamento norvegese. Ma soprattutto perché costano troppo le pretese faraoniche dell’oligarchia del Cio. Vogliono feste a scialare (modello consigliere regionale italiano, ostriche e tutto), un sistema super-moderno di semafori intelligenti fatti apposta per loro, smartphone pre-pagati, chauffeur per le signore, auto blu per tutti. Troppo esosi, questi commissari ben pasciuti del Comitato Olimpico Internazionale. Che si sono pure risentiti e hanno detto che a questo punto si dovrà scegliere tra il Kazakistan (località Almaty) o Pechino, per poter ripetere i fasti di Sochi, dove sono stati spesi qualcosa come 40 miliardi di euro (cene comprese per l’esigente nomenklatura del Cio?)
Oslo ha detto no, come Stoccolma e Cracovia prima di lei. E anche l’Italia, sempre pronta a candidarsi per qualsiasi competizione olimpica, sfidando ogni buon senso e ogni prudenza, potrebbe capire che le Olimpiadi, a lungo andare non sono questa grande opportunità. E potrebbe anche capire che il Parlamento norvegese ha detto una verità amara, e cioè che l’establishment del Cio è un corpo di giurati avidi, che decidono quasi mai sulla base di valutazioni equanimi, ma quasi sempre sulla base di favori che vengono loro elargiti (legalmente, beninteso: si parla di scrocconi, non di criminali). E capire, inoltre, che le Olimpiadi (estive e invernali) stanno diventando sempre di più la vetrina ambita di regimi che vogliono sfoggiare lussi e dissipazioni per offrire un’immagine internazionale attraente e appetibile. Mettendo da parte quelle indelicate allusioni ai diritti umani calpestati, come è accaduto ai kazaki, non proprio un esempio di democrazia e di rispetto delle libertà civili (ne sa qualcosa anche la nostra diplomazia). E dimenticando nelle feste e nei telefonini gratis tutte le brutture del mondo. Vinca il peggiore.