Gian Arturo Ferrari, Corriere della Sera 4/10/2014, 4 ottobre 2014
LA FINANZA MONDIALE E LA TRACOTANZA CHE NE ACCECA I MANAGER
La miglior traduzione della parola greca hybris è «tracotanza» (e non «orgoglio», come capita purtroppo sovente di vedere). Vuol dire in sostanza andare oltre i propri limiti, non avere il buon senso di fermarsi. L’esempio più classico di hybris è Agamennone, comandante supremo dell’armata greca a Troia, il quale, proprio perché pensa che questa supremazia lo ponga al di sopra di ogni diritto, nel primo libro dell’Iliade non esita a sottrarre ad Achille la sua concubina, Briseide, dopo che ha dovuto cedere per intervento di Apollo la propria, Criseide. Nella tracotanza Agamennone è fatalmente recidivo. Quando torna nella propria reggia di Micene, ubriacato com’è dalla vittoria su Troia, trascura ogni prudenza, ogni presagio e persino la precisa descrizione della veggente Cassandra di quello che sta per accadergli. Finisce sgozzato nel bagno dalla moglie e dal suo amante.
Gli dèi greci non solo non amavano la hybris , ma ne erano irritati perché vi vedevano un implicito tentativo di equipararsi a loro. Per questo reagivano spesso con meditata crudeltà. La scarsa (ahimè!) consuetudine dei grandi manager di oggi con la cultura classica li rende facile preda della hybris . Già la hybris acceca di suo, ma ignorarne l’esistenza acceca doppiamente. Cosa di rilevanza tutt’altro che accademica, se si riflette sul fatto che gli equivalenti odierni di re ed eroi omerici sono in ultima analisi i grandi maneggiatori di denaro. Denaro privato — cioè dei loro clienti — certamente, ma anche denaro pubblico — cioè di tutti, anche nostro — visto che è in larga misura sulle finanze pubbliche e sui relativi titoli che i grandi maneggiatori si esercitano. L’idea dunque che questi fiumi di denaro siano maneggiati da uomini accecati dalla loro hybris ha qualcosa di inquietante.
Simili pensieri devono aver attraversato un paio di anni fa la mente di Lord David Owen, un ex ministro degli Esteri britannico che aveva assistito di persona alla trasformazione causata dalla hybris in Margaret Thatcher. Con il passare degli anni era diventata capricciosa, arrogante. Lord Owen pensò giustamente che il fenomeno si stava estendendo, forse paventò la nascita, accanto allo snobismo di massa e all’elitarismo di massa, di una hybris di massa o perlomeno estesa a larghe porzioni della ruling class . Decise quindi di dar vita a una fondazione dedicata allo studio della hybris , la Daedalus Trust. Psichiatra di formazione propria, Owen ha indirizzato la Daedalus sul versante scientifico. Si è così affidato al neuroscienziato John Coates, il quale ha pensato di misurare il tasso di ormoni presenti nel sangue, per vedere se dosi eccessive di testosterone, oltre che al resto, servono anche a indurre un eccesso di hybris in soggetti ambiziosi e competitivi. Ma non viene trascurato il versante linguistico, con ricerche sulla frequenza d’uso del pronome di prima persona singolare, io. Come se — vien da dire — la prima plurale, noi, fosse qualcosa più di una assai trasparente foglia di fico! E invece non è così. Pare proprio che, specialmente nella finanza, dimorino ancora numerosissimi esemplari di tirannosauri i quali non riescono a fiatare senza uscirsene in un roboante «Io!». Uno dei maggiori è William «Bill» Gross, più noto come «il re delle obbligazioni» e dei fondi obbligazionari, il cofondatore quarant’anni fa di Pimco, il gruppo che gestisce capitali per il valore di due triliardi di dollari. Bill Gross è stato in pratica il più abile e fortunato investitore degli ultimi decenni. Gran persuasore, bravissimo a farsi dare il denaro e a scovargli la collocazione migliore. Il tutto per uno stipendio stimato in oltre 200 milioni di dollari all’anno. È un signore di settant’anni senza un grammo di grasso, camicie bianche marmoree e cravatte di raso celeste o rosa.
La notizia, degli ultimi giorni di settembre, è che Bill Gross se n’è andato da Pimco. La probabile verità è che l’ha fatto un secondo prima di essere buttato fuori. La causa (perlomeno quella ufficiale...)? La hybris . Tracotante, intrattabile, spudorato. «Se volessi, potrei gestire io da solo i due triliardi di dollari...». E soprattutto ostinato. Avanti con le proprie idee anche quando i clienti hanno cominciato ad abbandonarlo. Tra parentesi, molti investimenti in buoni del tesoro italiani, forse più fragili ma certo più remunerativi. Comunque non apprezzatissimi, pare, dai clienti. A gennaio c’è la rottura con il delfino designato, un egiziano di schiatta diplomatica, Mohamed El-Erian, più sistematico, scientifico, posato. Meno presenza scenica, sicuramente, un’aria mediorientale poco decifrabile. El-Erian se ne va, ma a detta di alcuni è sul punto di tornare. Ad aprile Bill Gross apre la lettera ai clienti/investitori, un documento essenziale per spiegare le scelte e la strategia della società, con un lungo articolo sulla morte del suo gatto Bob. Molto più fedele, come si è poi visto, dei suoi azionisti. Ma anche qui hybris , tracotanza e cecità. E insieme, la consapevolezza apparentemente negata del trascorrere del tempo. «Io sono pronto ad andare avanti altri 40 anni» dice, dopo l’uscita di El-Erian. «Mi dicono “Gross è troppo sfidante”. Dovevano vedere com’ero 20 anni fa!». 40 avanti, 20 indietro, la ricerca di un punto di equilibrio difficile da trovare. Il problema è dove si sta ora. La hybris forse non è solo cecità, è anche uno scatto, un ribellarsi al destino. E per questo è così invisa agli dèi. In particolare agli dèi della finanza, che dei loro antichi predecessori hanno perso la grazia, ma hanno conservato tutta la crudeltà.