Luca Ferrua, La Stampa 4/10/2014, 4 ottobre 2014
È attesa per oggi, proprio in tempo per essere annunciata alla «Buchmesse» di Francoforte, la decisione sul futuro del Salone del Libro
È attesa per oggi, proprio in tempo per essere annunciata alla «Buchmesse» di Francoforte, la decisione sul futuro del Salone del Libro. La saga del Salone Nelle ultime due settimane prima sono scesi in campo gli uomini della Fondazione per il Libro che hanno cominciato una durissima trattativa sulle cifre con «Gl events» che partiva da 140 mila euro di contributo, 12.500 biglietti omaggio e una lunga lista di altri dettagli logistici tra cui 6800 metri di espositivi a titolo gratuito l’utilizzo delle sale. Poi, quando i francesi che gestiscono il Lingotto hanno detto con forza di non avere alcuna intenzione di versare 500 mila euro in più all’anno nelle casse della Fondazione, allora il presidente Rolando Picchioni ha cominciato a guardarsi intorno scoprendo che il Lingotto non era l’unica soluzione possibile. La strada del PalaAlpitour Sul suo tavolo è arrivata a tempo di record una soluzione a bassissimo costo firmata «ParcoOlimpico» che metteva sul piatto il PalaAlpitour e un allestimento perfetto per dare vita a una nuova fase nella storia del Salone. Picchioni si è fatto tentare. Ha chiesto una proposta d’affitto al Lingotto e si è subito accorto che non c’era paragone tra le due cifre. Così il clamoroso trasloco è diventato possibile. A questo punto però i francesi hanno chiesto aiuto al Comune, lasciando intendere anche che un trasloco avrebbe messo in dubbio la sopravvivenza del Salone, paventandone anche il trasloco a Milano con un conseguente declino del polo fieristico torinese. La zampata di Fassino Anche se da quando ci sono i francesi di «Gl events» non è che di nuove iniziative se ne siano viste tante, l’allarme lanciato dai transalpini ha avuto il suo effetto e il sindaco Fassino, direttamente e tramite il fedele assessore Braccialarghe, ha ribaltato il tavolo lasciando capire che sul cambio di sede avrebbe deciso lui. Al massimo confrontandosi con l’assessore regionale Antonella Parigi. Così l’ipotesi trasloco al PalaAlpitour che aveva tra i pro il minore costi e tra i contro aspetti logistici ancora da verificare, è di fatto finita nel dimenticatoio. È così cominciato il pressing su «Gl events» per un’offerta di gestione più alta o per una proposta d’affitto più bassa. Il braccio di ferro dovrebbe concludersi oggi forse con un accordo annuale. A questo punto - come è logico - la prossima intesa spetterebbe ai nuovi vertici della Fondazione che saranno scelti a breve. Con le nomine tutto tornerà sul tavolo compresa la location e forse per questo sono in molti a dire che «Gl» cercherà di mettere le basi per un’intesa pluriennale. Ma la vera patata bollente che finirà nelle mani di chi guiderà la Fondazione dopo il prossimo Salone sono i conti. Il rosso della Fondazione Le informazioni che saltano fuori dagli uffici sono sorprendenti, negli ultimi anni i bilanci del Salone hanno inanellato una tale serie di rossi che si sono mangiati quasi tutto il fondo di dotazione, circostanza che ha messo la Fondazione per il libro in una delle posizioni meno invidiabili della lista nera del commissario alla «spending review» Carlo Cottarelli. Ma vediamo nel dettaglio i dati del conto economico degli ultimi quattro anni. Si è registrato un -264.000 nel 2010; -460.000 nel 2011, -179.000 nel 2012 e - 281.000 nel 2013. Un passivo totale che supera il milione di euro e con il quale chiunque vorrà gestire dovrà fare i conti. Questa cifra spiega, forse, la richiesta di Picchioni a «Gl events» di aumentare di cinquecentomila euro il contributo da versare in cambio della gestione degli spazi. Il pretesto del ritocco era stato pareggiare i mancati introiti causati dalla dipartita dalla voce contributi di enti come Provincia e Camera di Commercio, ma la cifra che non arriva più ammonta a circa 300 mila euro quindi gli altri 200 mila servivano per mettere a posto il bilancio. Niente di male, ma alla fine la sensazione e che l’intero caso Salone sia stato originato dai problemi economici o dalla gestione della Fondazione. E se le cose stanno così allora è curioso che sia stato messo da parte, a cuor leggero, un progetto che comportava risparmi importanti. I costi del personale I nuovi vertici dovranno anche confrontarsi con la voce d’uscita più pesante, i costi del personale. La squadra della Fondazione per il Libro è composta da 15 dipendenti e 6 collaboratori che costano quasi 950 mila euro. E ovviamente sarà necessario anche rimettere mano alla ricerca fondi. Dagli ultimi dati, alcuni ancora in via di definizione, emerge che, ad esempio lo scorso anno, oltre agli 80 mila euro versati dall’immancabile e fondamentale Intesa SanPaolo gli sponsor hanno portato in casa circa 140 mila euro. Un po’ poco per la migliore fiera del libro in Italia che cresce in una regione e in una città dove grazie ai privati si sono fatte grandi cose sia per merito del sindaco Fassino che dell’assessore regionale alla Cultura, Parigi. È attesa per oggi, proprio in tempo per essere annunciata alla «Buchmesse» di Francoforte, la decisione sul futuro del Salone del Libro. La saga del Salone Nelle ultime due settimane prima sono scesi in campo gli uomini della Fondazione per il Libro che hanno cominciato una durissima trattativa sulle cifre con «Gl events» che partiva da 140 mila euro di contributo, 12.500 biglietti omaggio e una lunga lista di altri dettagli logistici tra cui 6800 metri di espositivi a titolo gratuito l’utilizzo delle sale. Poi, quando i francesi che gestiscono il Lingotto hanno detto con forza di non avere alcuna intenzione di versare 500 mila euro in più all’anno nelle casse della Fondazione, allora il presidente Rolando Picchioni ha cominciato a guardarsi intorno scoprendo che il Lingotto non era l’unica soluzione possibile. La strada del PalaAlpitour Sul suo tavolo è arrivata a tempo di record una soluzione a bassissimo costo firmata «ParcoOlimpico» che metteva sul piatto il PalaAlpitour e un allestimento perfetto per dare vita a una nuova fase nella storia del Salone. Picchioni si è fatto tentare. Ha chiesto una proposta d’affitto al Lingotto e si è subito accorto che non c’era paragone tra le due cifre. Così il clamoroso trasloco è diventato possibile. A questo punto però i francesi hanno chiesto aiuto al Comune, lasciando intendere anche che un trasloco avrebbe messo in dubbio la sopravvivenza del Salone, paventandone anche il trasloco a Milano con un conseguente declino del polo fieristico torinese. La zampata di Fassino Anche se da quando ci sono i francesi di «Gl events» non è che di nuove iniziative se ne siano viste tante, l’allarme lanciato dai transalpini ha avuto il suo effetto e il sindaco Fassino, direttamente e tramite il fedele assessore Braccialarghe, ha ribaltato il tavolo lasciando capire che sul cambio di sede avrebbe deciso lui. Al massimo confrontandosi con l’assessore regionale Antonella Parigi. Così l’ipotesi trasloco al PalaAlpitour che aveva tra i pro il minore costi e tra i contro aspetti logistici ancora da verificare, è di fatto finita nel dimenticatoio. È così cominciato il pressing su «Gl events» per un’offerta di gestione più alta o per una proposta d’affitto più bassa. Il braccio di ferro dovrebbe concludersi oggi forse con un accordo annuale. A questo punto - come è logico - la prossima intesa spetterebbe ai nuovi vertici della Fondazione che saranno scelti a breve. Con le nomine tutto tornerà sul tavolo compresa la location e forse per questo sono in molti a dire che «Gl» cercherà di mettere le basi per un’intesa pluriennale. Ma la vera patata bollente che finirà nelle mani di chi guiderà la Fondazione dopo il prossimo Salone sono i conti. Il rosso della Fondazione Le informazioni che saltano fuori dagli uffici sono sorprendenti, negli ultimi anni i bilanci del Salone hanno inanellato una tale serie di rossi che si sono mangiati quasi tutto il fondo di dotazione, circostanza che ha messo la Fondazione per il libro in una delle posizioni meno invidiabili della lista nera del commissario alla «spending review» Carlo Cottarelli. Ma vediamo nel dettaglio i dati del conto economico degli ultimi quattro anni. Si è registrato un -264.000 nel 2010; -460.000 nel 2011, -179.000 nel 2012 e - 281.000 nel 2013. Un passivo totale che supera il milione di euro e con il quale chiunque vorrà gestire dovrà fare i conti. Questa cifra spiega, forse, la richiesta di Picchioni a «Gl events» di aumentare di cinquecentomila euro il contributo da versare in cambio della gestione degli spazi. Il pretesto del ritocco era stato pareggiare i mancati introiti causati dalla dipartita dalla voce contributi di enti come Provincia e Camera di Commercio, ma la cifra che non arriva più ammonta a circa 300 mila euro quindi gli altri 200 mila servivano per mettere a posto il bilancio. Niente di male, ma alla fine la sensazione e che l’intero caso Salone sia stato originato dai problemi economici o dalla gestione della Fondazione. E se le cose stanno così allora è curioso che sia stato messo da parte, a cuor leggero, un progetto che comportava risparmi importanti. I costi del personale I nuovi vertici dovranno anche confrontarsi con la voce d’uscita più pesante, i costi del personale. La squadra della Fondazione per il Libro è composta da 15 dipendenti e 6 collaboratori che costano quasi 950 mila euro. E ovviamente sarà necessario anche rimettere mano alla ricerca fondi. Dagli ultimi dati, alcuni ancora in via di definizione, emerge che, ad esempio lo scorso anno, oltre agli 80 mila euro versati dall’immancabile e fondamentale Intesa SanPaolo gli sponsor hanno portato in casa circa 140 mila euro. Un po’ poco per la migliore fiera del libro in Italia che cresce in una regione e in una città dove grazie ai privati si sono fatte grandi cose sia per merito del sindaco Fassino che dell’assessore regionale alla Cultura, Parigi. È attesa per oggi, proprio in tempo per essere annunciata alla «Buchmesse» di Francoforte, la decisione sul futuro del Salone del Libro. La saga del Salone Nelle ultime due settimane prima sono scesi in campo gli uomini della Fondazione per il Libro che hanno cominciato una durissima trattativa sulle cifre con «Gl events» che partiva da 140 mila euro di contributo, 12.500 biglietti omaggio e una lunga lista di altri dettagli logistici tra cui 6800 metri di espositivi a titolo gratuito l’utilizzo delle sale. Poi, quando i francesi che gestiscono il Lingotto hanno detto con forza di non avere alcuna intenzione di versare 500 mila euro in più all’anno nelle casse della Fondazione, allora il presidente Rolando Picchioni ha cominciato a guardarsi intorno scoprendo che il Lingotto non era l’unica soluzione possibile. La strada del PalaAlpitour Sul suo tavolo è arrivata a tempo di record una soluzione a bassissimo costo firmata «ParcoOlimpico» che metteva sul piatto il PalaAlpitour e un allestimento perfetto per dare vita a una nuova fase nella storia del Salone. Picchioni si è fatto tentare. Ha chiesto una proposta d’affitto al Lingotto e si è subito accorto che non c’era paragone tra le due cifre. Così il clamoroso trasloco è diventato possibile. A questo punto però i francesi hanno chiesto aiuto al Comune, lasciando intendere anche che un trasloco avrebbe messo in dubbio la sopravvivenza del Salone, paventandone anche il trasloco a Milano con un conseguente declino del polo fieristico torinese. La zampata di Fassino Anche se da quando ci sono i francesi di «Gl events» non è che di nuove iniziative se ne siano viste tante, l’allarme lanciato dai transalpini ha avuto il suo effetto e il sindaco Fassino, direttamente e tramite il fedele assessore Braccialarghe, ha ribaltato il tavolo lasciando capire che sul cambio di sede avrebbe deciso lui. Al massimo confrontandosi con l’assessore regionale Antonella Parigi. Così l’ipotesi trasloco al PalaAlpitour che aveva tra i pro il minore costi e tra i contro aspetti logistici ancora da verificare, è di fatto finita nel dimenticatoio. È così cominciato il pressing su «Gl events» per un’offerta di gestione più alta o per una proposta d’affitto più bassa. Il braccio di ferro dovrebbe concludersi oggi forse con un accordo annuale. A questo punto - come è logico - la prossima intesa spetterebbe ai nuovi vertici della Fondazione che saranno scelti a breve. Con le nomine tutto tornerà sul tavolo compresa la location e forse per questo sono in molti a dire che «Gl» cercherà di mettere le basi per un’intesa pluriennale. Ma la vera patata bollente che finirà nelle mani di chi guiderà la Fondazione dopo il prossimo Salone sono i conti. Il rosso della Fondazione Le informazioni che saltano fuori dagli uffici sono sorprendenti, negli ultimi anni i bilanci del Salone hanno inanellato una tale serie di rossi che si sono mangiati quasi tutto il fondo di dotazione, circostanza che ha messo la Fondazione per il libro in una delle posizioni meno invidiabili della lista nera del commissario alla «spending review» Carlo Cottarelli. Ma vediamo nel dettaglio i dati del conto economico degli ultimi quattro anni. Si è registrato un -264.000 nel 2010; -460.000 nel 2011, -179.000 nel 2012 e - 281.000 nel 2013. Un passivo totale che supera il milione di euro e con il quale chiunque vorrà gestire dovrà fare i conti. Questa cifra spiega, forse, la richiesta di Picchioni a «Gl events» di aumentare di cinquecentomila euro il contributo da versare in cambio della gestione degli spazi. Il pretesto del ritocco era stato pareggiare i mancati introiti causati dalla dipartita dalla voce contributi di enti come Provincia e Camera di Commercio, ma la cifra che non arriva più ammonta a circa 300 mila euro quindi gli altri 200 mila servivano per mettere a posto il bilancio. Niente di male, ma alla fine la sensazione e che l’intero caso Salone sia stato originato dai problemi economici o dalla gestione della Fondazione. E se le cose stanno così allora è curioso che sia stato messo da parte, a cuor leggero, un progetto che comportava risparmi importanti. I costi del personale I nuovi vertici dovranno anche confrontarsi con la voce d’uscita più pesante, i costi del personale. La squadra della Fondazione per il Libro è composta da 15 dipendenti e 6 collaboratori che costano quasi 950 mila euro. E ovviamente sarà necessario anche rimettere mano alla ricerca fondi. Dagli ultimi dati, alcuni ancora in via di definizione, emerge che, ad esempio lo scorso anno, oltre agli 80 mila euro versati dall’immancabile e fondamentale Intesa SanPaolo gli sponsor hanno portato in casa circa 140 mila euro. Un po’ poco per la migliore fiera del libro in Italia che cresce in una regione e in una città dove grazie ai privati si sono fatte grandi cose sia per merito del sindaco Fassino che dell’assessore regionale alla Cultura, Parigi. È attesa per oggi, proprio in tempo per essere annunciata alla «Buchmesse» di Francoforte, la decisione sul futuro del Salone del Libro. La saga del Salone Nelle ultime due settimane prima sono scesi in campo gli uomini della Fondazione per il Libro che hanno cominciato una durissima trattativa sulle cifre con «Gl events» che partiva da 140 mila euro di contributo, 12.500 biglietti omaggio e una lunga lista di altri dettagli logistici tra cui 6800 metri di espositivi a titolo gratuito l’utilizzo delle sale. Poi, quando i francesi che gestiscono il Lingotto hanno detto con forza di non avere alcuna intenzione di versare 500 mila euro in più all’anno nelle casse della Fondazione, allora il presidente Rolando Picchioni ha cominciato a guardarsi intorno scoprendo che il Lingotto non era l’unica soluzione possibile. La strada del PalaAlpitour Sul suo tavolo è arrivata a tempo di record una soluzione a bassissimo costo firmata «ParcoOlimpico» che metteva sul piatto il PalaAlpitour e un allestimento perfetto per dare vita a una nuova fase nella storia del Salone. Picchioni si è fatto tentare. Ha chiesto una proposta d’affitto al Lingotto e si è subito accorto che non c’era paragone tra le due cifre. Così il clamoroso trasloco è diventato possibile. A questo punto però i francesi hanno chiesto aiuto al Comune, lasciando intendere anche che un trasloco avrebbe messo in dubbio la sopravvivenza del Salone, paventandone anche il trasloco a Milano con un conseguente declino del polo fieristico torinese. La zampata di Fassino Anche se da quando ci sono i francesi di «Gl events» non è che di nuove iniziative se ne siano viste tante, l’allarme lanciato dai transalpini ha avuto il suo effetto e il sindaco Fassino, direttamente e tramite il fedele assessore Braccialarghe, ha ribaltato il tavolo lasciando capire che sul cambio di sede avrebbe deciso lui. Al massimo confrontandosi con l’assessore regionale Antonella Parigi. Così l’ipotesi trasloco al PalaAlpitour che aveva tra i pro il minore costi e tra i contro aspetti logistici ancora da verificare, è di fatto finita nel dimenticatoio. È così cominciato il pressing su «Gl events» per un’offerta di gestione più alta o per una proposta d’affitto più bassa. Il braccio di ferro dovrebbe concludersi oggi forse con un accordo annuale. A questo punto - come è logico - la prossima intesa spetterebbe ai nuovi vertici della Fondazione che saranno scelti a breve. Con le nomine tutto tornerà sul tavolo compresa la location e forse per questo sono in molti a dire che «Gl» cercherà di mettere le basi per un’intesa pluriennale. Ma la vera patata bollente che finirà nelle mani di chi guiderà la Fondazione dopo il prossimo Salone sono i conti. Il rosso della Fondazione Le informazioni che saltano fuori dagli uffici sono sorprendenti, negli ultimi anni i bilanci del Salone hanno inanellato una tale serie di rossi che si sono mangiati quasi tutto il fondo di dotazione, circostanza che ha messo la Fondazione per il libro in una delle posizioni meno invidiabili della lista nera del commissario alla «spending review» Carlo Cottarelli. Ma vediamo nel dettaglio i dati del conto economico degli ultimi quattro anni. Si è registrato un -264.000 nel 2010; -460.000 nel 2011, -179.000 nel 2012 e - 281.000 nel 2013. Un passivo totale che supera il milione di euro e con il quale chiunque vorrà gestire dovrà fare i conti. Questa cifra spiega, forse, la richiesta di Picchioni a «Gl events» di aumentare di cinquecentomila euro il contributo da versare in cambio della gestione degli spazi. Il pretesto del ritocco era stato pareggiare i mancati introiti causati dalla dipartita dalla voce contributi di enti come Provincia e Camera di Commercio, ma la cifra che non arriva più ammonta a circa 300 mila euro quindi gli altri 200 mila servivano per mettere a posto il bilancio. Niente di male, ma alla fine la sensazione e che l’intero caso Salone sia stato originato dai problemi economici o dalla gestione della Fondazione. E se le cose stanno così allora è curioso che sia stato messo da parte, a cuor leggero, un progetto che comportava risparmi importanti. I costi del personale I nuovi vertici dovranno anche confrontarsi con la voce d’uscita più pesante, i costi del personale. La squadra della Fondazione per il Libro è composta da 15 dipendenti e 6 collaboratori che costano quasi 950 mila euro. E ovviamente sarà necessario anche rimettere mano alla ricerca fondi. Dagli ultimi dati, alcuni ancora in via di definizione, emerge che, ad esempio lo scorso anno, oltre agli 80 mila euro versati dall’immancabile e fondamentale Intesa SanPaolo gli sponsor hanno portato in casa circa 140 mila euro. Un po’ poco per la migliore fiera del libro in Italia che cresce in una regione e in una città dove grazie ai privati si sono fatte grandi cose sia per merito del sindaco Fassino che dell’assessore regionale alla Cultura, Parigi. È attesa per oggi, proprio in tempo per essere annunciata alla «Buchmesse» di Francoforte, la decisione sul futuro del Salone del Libro. La saga del Salone Nelle ultime due settimane prima sono scesi in campo gli uomini della Fondazione per il Libro che hanno cominciato una durissima trattativa sulle cifre con «Gl events» che partiva da 140 mila euro di contributo, 12.500 biglietti omaggio e una lunga lista di altri dettagli logistici tra cui 6800 metri di espositivi a titolo gratuito l’utilizzo delle sale. Poi, quando i francesi che gestiscono il Lingotto hanno detto con forza di non avere alcuna intenzione di versare 500 mila euro in più all’anno nelle casse della Fondazione, allora il presidente Rolando Picchioni ha cominciato a guardarsi intorno scoprendo che il Lingotto non era l’unica soluzione possibile. La strada del PalaAlpitour Sul suo tavolo è arrivata a tempo di record una soluzione a bassissimo costo firmata «ParcoOlimpico» che metteva sul piatto il PalaAlpitour e un allestimento perfetto per dare vita a una nuova fase nella storia del Salone. Picchioni si è fatto tentare. Ha chiesto una proposta d’affitto al Lingotto e si è subito accorto che non c’era paragone tra le due cifre. Così il clamoroso trasloco è diventato possibile. A questo punto però i francesi hanno chiesto aiuto al Comune, lasciando intendere anche che un trasloco avrebbe messo in dubbio la sopravvivenza del Salone, paventandone anche il trasloco a Milano con un conseguente declino del polo fieristico torinese. La zampata di Fassino Anche se da quando ci sono i francesi di «Gl events» non è che di nuove iniziative se ne siano viste tante, l’allarme lanciato dai transalpini ha avuto il suo effetto e il sindaco Fassino, direttamente e tramite il fedele assessore Braccialarghe, ha ribaltato il tavolo lasciando capire che sul cambio di sede avrebbe deciso lui. Al massimo confrontandosi con l’assessore regionale Antonella Parigi. Così l’ipotesi trasloco al PalaAlpitour che aveva tra i pro il minore costi e tra i contro aspetti logistici ancora da verificare, è di fatto finita nel dimenticatoio. È così cominciato il pressing su «Gl events» per un’offerta di gestione più alta o per una proposta d’affitto più bassa. Il braccio di ferro dovrebbe concludersi oggi forse con un accordo annuale. A questo punto - come è logico - la prossima intesa spetterebbe ai nuovi vertici della Fondazione che saranno scelti a breve. Con le nomine tutto tornerà sul tavolo compresa la location e forse per questo sono in molti a dire che «Gl» cercherà di mettere le basi per un’intesa pluriennale. Ma la vera patata bollente che finirà nelle mani di chi guiderà la Fondazione dopo il prossimo Salone sono i conti. Il rosso della Fondazione Le informazioni che saltano fuori dagli uffici sono sorprendenti, negli ultimi anni i bilanci del Salone hanno inanellato una tale serie di rossi che si sono mangiati quasi tutto il fondo di dotazione, circostanza che ha messo la Fondazione per il libro in una delle posizioni meno invidiabili della lista nera del commissario alla «spending review» Carlo Cottarelli. Ma vediamo nel dettaglio i dati del conto economico degli ultimi quattro anni. Si è registrato un -264.000 nel 2010; -460.000 nel 2011, -179.000 nel 2012 e - 281.000 nel 2013. Un passivo totale che supera il milione di euro e con il quale chiunque vorrà gestire dovrà fare i conti. Questa cifra spiega, forse, la richiesta di Picchioni a «Gl events» di aumentare di cinquecentomila euro il contributo da versare in cambio della gestione degli spazi. Il pretesto del ritocco era stato pareggiare i mancati introiti causati dalla dipartita dalla voce contributi di enti come Provincia e Camera di Commercio, ma la cifra che non arriva più ammonta a circa 300 mila euro quindi gli altri 200 mila servivano per mettere a posto il bilancio. Niente di male, ma alla fine la sensazione e che l’intero caso Salone sia stato originato dai problemi economici o dalla gestione della Fondazione. E se le cose stanno così allora è curioso che sia stato messo da parte, a cuor leggero, un progetto che comportava risparmi importanti. I costi del personale I nuovi vertici dovranno anche confrontarsi con la voce d’uscita più pesante, i costi del personale. La squadra della Fondazione per il Libro è composta da 15 dipendenti e 6 collaboratori che costano quasi 950 mila euro. E ovviamente sarà necessario anche rimettere mano alla ricerca fondi. Dagli ultimi dati, alcuni ancora in via di definizione, emerge che, ad esempio lo scorso anno, oltre agli 80 mila euro versati dall’immancabile e fondamentale Intesa SanPaolo gli sponsor hanno portato in casa circa 140 mila euro. Un po’ poco per la migliore fiera del libro in Italia che cresce in una regione e in una città dove grazie ai privati si sono fatte grandi cose sia per merito del sindaco Fassino che dell’assessore regionale alla Cultura, Parigi. (REPORTERS) - Dal 2009 il Lingotto gestisce direttamente il Salone Era il 2009 quando Mercedes Bresso decise che il Salone del Libro doveva essere gestito, per la parte commerciale, direttamente da «Gl events» che da allora non percepisce più un affitto pag. 3 di 3