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 2014  ottobre 04 Sabato calendario

ALLARME TERRORISMO

Decapitato il quarto ostaggio è il tassista inglese Alan Henning che voleva aiutare i bimbi siriani
Il video dell’esecuzione, “John il boia” accusa Obama e Londra Mostrato un nuovo prigioniero Usa, Peter Kassig. “Pagherà per i raid”
ENRICO FRANCESCHINI
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA .
Ne hanno decapitato un altro. Alan Henning, ex tassista di Manchester che a 47 anni si era messo in testa di cambiare vita e andare a fare il volontario con le organizzazioni umanitarie in Medio Oriente, è il quarto ostaggio occidentale ucciso dai boia dello Stato Islamico. Il video in cui gli tagliano la gola è stato messo online ieri sera. Lo scenario è lo stesso delle precedenti esecuzioni da parte del Califfato. Un estremista islamico con il volto incappucciato e un lungo coltello in mano parla mentre la vittima designata è in ginocchio al suo fianco. La lingua è l’inglese, l’accento britannico, sembra trattarsi di “Jihadi John”, come l’hanno soprannominato i media di Londra, anche se l’Fbi sostiene di averlo identificato, cioè di avergli dato un nome e cognome: scoperta che tuttavia non permette, almeno non ancora, ai commandos delle Sas di andare a catturarlo o eliminarlo nella roccaforte del territorio nemico. «Obama, tu hai cominciato i raid sulla Siria, che continuano a colpire il nostro popolo, cosicché è soltanto giusto che noi continuiamo a colpire il collo del tuo popolo». Henning è inglese, non americano, ma per i suoi rapitori non fa differenza. «Il suo sangue è sulle mani del parlamento britannico», dice Jihadi John. Subito dopo la mannaia dell’estremista cala sul collo dell’ostaggio, mette fine precocemente alla sua vita.
A nulla è valso l’appello che Barbara Henning, sua moglie, aveva fatto in tv qualche giorno fa. A niente sono servite le preghiere che i più importanti leader musulmani di Gran Bretagna hanno inviato all’Is. Era un condannato a morte, forse un morto che cammina: privatamente, il governo di Cameron ammetteva che era ormai impossibile salvarlo. Londra non paga riscatti, almeno non in questa caso, in questa guerra. E a ribadire la linea della fermezza ha provveduto lo stesso primo ministro, volando a Cipro, subito dopo l’incontro di giovedì a Downing street con Renzi, per andare a esprimere il suo sostegno ai piloti dei cacciabombardieri della Raf che partono da una base nel Mediterraneo per attaccare le postazioni dell’Is. E dopo la diffusione del nuovo video al premier non resta che l’ira: «L’omicidio di Henning dimostra che questi terroristi sono dei barbari. Faremo di tutto per dargli la caccia e fare giustizia ».
È il quarto macabro video diffuso dal Califfato. Due reporter americani, James Foley e Steven Sotloff, e un cooperante britannico, David Haines, sono state le vittime precedenti. Nel “braccio della morte” dell’Is c’è già una quinta vittima potenziale, un ostaggio americano, mostrato alla fine del filmato di ieri, Peter Edward Kassig, un ex soldato dell’esercito Usa che ha combattuto nella seconda guerra del Golfo ma è tornato nella regione, anche lui con Ong umanitarie. Pure lui appare in ginocchio, vestito di arancione, come gli altri ostaggi.
La dinamica delle esecuzioni è sempre identica. L’impressione è che avvengano nel deserto, comunque in una landa isolata e desolata. Possibile, si chiede la Bbc, che con tutti i sofisticati satelliti e aerei spia di cui dispone l’America, più eventuali informatori sul terreno, nessuno sia in grado di segnalare che un convoglio con gli ostaggi si è messo in moto per il luogo di questa ghigliottina islamica? Ma non si sa che precauzioni prendano i militanti dell’Is, né che sistemi usino per nascondere i propri movimenti, ben sapendo che possono essere sorvegliati dal cielo. Da quello stesso cielo da cui piovono missili e bombe che dovrebbero «distruggerli », come promettono Obama e Cameron.
Ma la guerra va avanti e gli ostaggi continuano a morire. Alan Henning, il quarto, era soprannominato “Gadget”. Nelle foto e nei filmati che circolano appare sempre sorridente. «Rilasciatelo, please , abbiamo bisogno di lui qui, a casa sua, in Siria era andato solo per fare del bene », aveva scongiurato sua moglie, ora sua vedova, «se volete essere uno stato dimostrate la clemenza di uno Stato». Non è servito.
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