Alex Saragosa, il venerdì 3/10/2014, 3 ottobre 2014
Il Suicidio uccide come la malaria– A 60 anni dalla sua nascita l’Organizzazione mondiale per la sanità ha redatto il suo primo rapporto sul suicidio nel mondo
Il Suicidio uccide come la malaria– A 60 anni dalla sua nascita l’Organizzazione mondiale per la sanità ha redatto il suo primo rapporto sul suicidio nel mondo. E ha concluso che la sua prevenzione deve essere un «imperativo globale». Il perché lo rivelano le cifre: nel 2012 si sono uccise 804 mila persone, 11,4 ogni centomila abitanti, una ogni 40 secondi. Il suicidio, insomma, miete vittime quanto la malaria. I numeri variano da nazione a nazione: si parte dal meno di 1 su 100 mila di alcuni Paesi arabi (dove però un forte stigma sociale porta a nascondere molti casi), fino ai 25 della Lituania, e i 28 della Corea del Sud. L’Italia, con 4,7 (-7 per cento dal 2000), e l’1,9 nelle donne, ha uno fra i tassi più bassi della triste classifica. Il metodo più usato, l’ingestione di pesticidi, rivela la prevalenza del fenomeno nei Paesi poveri: questo è infatti il modo in cui si uccidono tanti contadini oppressi dai debiti. Ma forse il dato più sconvolgente nel rapporto Oms è che il suicidio non riguarda soprattutto, come si potrebbe credere, vecchi soli e malati o ricchi depressi: a togliersi la vita sono anche molti giovani. Nel 2012 lo hanno fatto 90 mila ventenni, 10 mila dei quali nei Paesi ricchi. Ma dove la miseria impera, la disperazione può raggiungere abissi tali da spingere persino i bambini a togliersi la vita: migliaia fra i 5 e i 12 anni, dice l’Oms. Ora l’Oms ha come obiettivo ridurre del 10 per cento il tasso di suicidi nel mondo entro il 2020, organizzando sorveglianza e assistenza psicologica e centri di ascolto telefonici nei tanti Paesi che ancora non li hanno. In Italia la principale struttura di questo tipo, attiva da 50 anni, è Telefono Amico (199-284284). «Delle 45 mila telefonate che riceviamo ogni anno» spiega il presidente Dario Briccola «almeno mille sono di aspiranti suicidi. Noi offriamo ascolto da parte di volontari preparati e, solo se lo desiderano, consigli su dove ricevere assistenza psicologica. Può sembrare poco, ma la maggior parte di queste persone ha un disperato bisogno di sfogarsi e avere un punto di vista diverso, non giudicante, sulla propria situazione. Li salviamo? Non lo sappiamo, perché per noi restano anonimi. Ma a giudicare dai tanti messaggi di ringraziamento, il nostro aiuto spesso è utile» «Nella prevenzione i segni premonitori sono importanti» spiega lo psichiatra Maurizio Pompili, della Sapienza di Roma, responsabile del Servizio per la prevenzione del suicidio (tel. 06-33777740). «Il più grave, ovviamente, è l’aver già tentato di uccidersi, ma sono indizi anche il “non vedere vie d’uscita”, la grande tristezza, l’insonnia, i forti sbalzi d’umore. In questi casi anche un apparente rasserenamento deve allarmare: può indicare che la persona ha preso la decisione finale. Bisogna cercare in tutti i modi di non farla sentire sola, e convincerla a cercare assistenza specializzata. Anche i media possono aiutare, evitando di enfatizzare i suicidi di persone famose, che scatenano emulazione». E la crisi che influenza ha? «Mentre le altre cause restano più o meno costanti, dal 2007 a oggi c’è stato un aumento del 12 per cento dei casi legati a ragioni economiche»