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 2014  ottobre 03 Venerdì calendario

IL FATTORE DOMBROVSKIS: IL SUPER RIGORISTA LETTONE PER «MARCARE» I SOCIALISTI


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Sostiene Pierre Moscovici, francese, commissario europeo designato agli Affari economici, che la parola «tutela» non ha un senso, né per la Francia che verrebbe imbrigliata dalla Ue, né per lui stesso che sarebbe già «dimezzato» all’interno della Commissione. Può darsi che abbia ragione. Ma se anche non ha la qualifica di «tutore», c’è qualcuno che torreggia alle spalle di Moscovici: Valdas Dombrovskis, 43 anni, ex premier lettone conservatore, volto paffuto da ragazzone e occhialini, oggi vicepresidente della Commissione europea e commissario designato per l’euro e il dialogo sociale, con il quale Moscovici dovrà condividere ogni decisione. Con lui, e con un altro nordico pure ultra rigorista, il finlandese Jyrki Katainen, anch’egli vicepresidente della Commissione e commissario designato alla crescita, agli investimenti e alla competitività.
Dei tre, è Dombrovskis il pezzo forte. E per molte ragioni: laurea in fisica, tedesco perfetto, e 4 anni filati di lavoro in un laboratorio scientifico della Germania, è fra tutti i leader baltici quello considerato più vicino alla linea di Angela Merkel, cioè all’austerità contro cui si è appena schierata la Francia di Moscovici. Ha sempre avuto ottimi contatti con il ministro delle Finanze tedesco Schäuble. Come del resto Jean Claude Junker, il suo presidente in una Commissione quasi tutta di stampo conservatore. Dombrovskis non sarà forse il «tutore» di Moscovici, nel senso pieno della parola: ma il supervisore, e controllore, molto probabilmente sì. Al socialista francese è stato assicurato che sarà lui a rappresentare esternamente la Commissione nei vertici europei. Ma quella è poco più di una carica onorifica, di immagine. Ben diverso sarà il peso di chi, grazie a un filo diretto con Angela Merkel, tratterà i temi forti con i leader.
Dombrovskis ha anche altre carte. È stato, fra i leader baltici, quello che ha assicurato una ripresa più rapida alla sua Lettonia, dopo la recessione, conducendola a tappe forzate verso l’euro. In sede europea, è considerato il portavoce di quei baltici che si sentono più minacciati da Vladimir Putin. E la Lettonia — uno dei capisaldi della Nato nell’Est — è anche molto vicina agli Stati Uniti: da giovane, fra l’altro, Dombrovskis è stato negli Usa per motivi di studio, e quando ancora non erano molti i baltici a varcare l’Atlantico.
Molto probabilmente, sarebbe stato ancora il primo ministro del suo Paese, se nel 2013 non si fosse dimesso dopo il crollo del tetto di un supermercato che uccise 54 persone: il premier si assunse la «piena responsabilità politica» di quanto accaduto, e anche questo non è un dato molto frequente nelle biografie dei politici, baltici o mediterranei che siano.
Dicono che straveda per Barack Obama. Ma non è certo per semplice simpatia che, fra i suoi tweet preferiti, Dombrovskis ha inchiodato una frase rivoltagli un giorno dal presidente americano: «Voi avete perduto la vostra indipendenza già una volta nel passato: con la Nato non la perderete mai più».