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 2014  ottobre 03 Venerdì calendario

OPERA DI ROMA, ORCHESTRA E CORO LICENZIATI

Orchestra e coro dell’Opera di Roma sono stati licenziati. La decisione è stata presa ieri dal consiglio di amministrazione della fondazione del teatro della capitale. Assillato da bilanci in rosso, dal braccio di ferro con i sindacati, dagli scioperi, dalla fuga degli sponsor e, da ultimo, dall’addio del maestro Riccardo Muti, il Cda ha deciso di esternalizzare musica e canto. Non era mai successo un fatto del genere, almeno qui da noi.
In questo modo si conta di risparmiare 3,4 milioni di euro, anche se non bastano, perché il rosso è di 4,2 milioni. L’opera di risanamento, dunque, non si può fermare qui. «L’alternativa era la chiusura – ha commentato Carlo Fuortes, il sovrintendente dell’istituzione –. Abbiamo preferito salvare il teatro insieme a 280 dipendenti e dare la possibilità a 180 (tanti sono orchestrali e coristi, di cui circa 90 a tempo indeterminato, ndr) di trovare soluzioni alternative».
La scelta, ha spiegato Ignazio Marino, sindaco della capitale e presidente della Fondazione dell’Opera, era tra «un rattoppo temporaneo, la chiusura o una strategia che portasse a una vera rinascita. Con sofferenza abbiamo optato per quest’ultima soluzione».
E di «passaggio doloroso ma necessario» ha parlato anche il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, il quale ha aggiunto che la situazione era diventata «insostenibile». Al contrario di quanto accade alla Scala di Milano e a Santa Cecilia a Roma, le fondazioni alle quali, con un decreto firmato da Franceschini l’altro ieri, è stata riconosciuta, in virtù di conti in ordine e una gestione accorta, maggiore autonomia.
Ora per musicisti e coristi del teatro romano si apre un processo lungo 75 giorni, che partirà oggi e durante il quale ci saranno prima le trattative sindacali, poi quelle ai tavoli istituzionali e, infine, i licenziamenti. Fuortes confida che se tutto procederà senza intoppi, già all’inizio del prossimo anno l’Opera potrà avere una nuova orchestra. Si tratterà di maestri non più dipendenti del teatro, ma chiamati in outsourcing. Così come accade in altre realtà straniere. Per esempio, all’Opera di Amsterdam e nei teatri Châtelet e degli Champs Elysées a Parigi. E gli stessi orchestrali licenziati potranno organizzarsi per partecipare alla selezione.
«Forse ci costituiremo in cooperativa», afferma Francesco Melis, da 30 anni corista nel teatro della capitale, che non nasconde il dramma che si sta consumando per tante famiglie. «Siamo scioccati – aggiunge –. Io a 56 anni mi trovo disoccupato dopo aver vinto un concorso internazionale per entrare nel coro dell’Opera».
Tutto accade in giorni in cui il tema dei licenziamenti tiene banco. «Ma qui – precisa Fuortes – non si può parlare di articolo 18. Questa è tutta un’altra cosa. La scelta è compiuta. Indietro non si torna. L’obiettivo è anche superare un modello di contratti integrativi che sono un freno per i teatri lirici italiani».
Antonello Cherchi, Il Sole 24 Ore 3/10/2014