Flavia Amabile, La Stampa 3/10/2014, 3 ottobre 2014
CHOC ALL’OPERA DI ROMA LICENZIATI ORCHESTRA E CORO
Licenziati orchestra e coro: il futuro del Teatro dell’Opera di Roma dopo l’addio di Riccardo Muti ricomincia da una procedura mai applicata prima in Italia, un licenziamento collettivo. Ne sanno qualcosa, invece, a Madrid, Valencia, Vienna, Amsterdam e Parigi dove cori ed orchestra da tempo sono figure esterne ai teatri.
È la decisione arrivata al termine del cda di ieri ma già nell’aria da alcuni giorni. Lo stesso Riccardo Muti, dicono in Teatro, avrebbe capito e preferito andarsene prima di rimanere travolto da un disastro non suo. A far precipitare la situazione, infatti, è stato un complesso di carichi economici, burocratici e sindacali che appesantisce il bilancio e rischia di diventare insostenibile dopo l’uscita di scena di Muti e l’abbandono da parte dei primi sponsor. L’ultimo nodo su cui Orchestra e cda si sono scontrati è la diaria per la prossima trasferta in calendario. Oltre al rimborso di tutte le spese, gli orchestrali hanno diritto ad una diaria. La loro richiesta era di 190 euro al giorno, l’amministrazione ha lanciato una controfferta di 160 euro. Di fronte al rifiuto degli orchestrali, il cda ha capito di non avere altra scelta.
Le strade aperte erano poche - ha raccontato Ignazio Marino, sindaco di Roma e presidente del cda del Teatro: «Potevamo scegliere tra un rattoppo temporaneo, la chiusura o una strategia che portasse ad una vera rinascita». E, quindi è arrivata la decisione sapendo «che questo è l’unico percorso, in un momento drammatico della vita del teatro, che può portare ad una vera ed auspicata rinascita».
Secondo Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, si tratta di «un passaggio doloroso ma necessario». La decisione non riguarda tutti i lavoratori ma 182 su 460. Come ha ammesso il sovrintendente del Teatro, Carlo Fuortes, è stata presa anzitutto per tagliare le spese. «Coro ed orchestra costano 12 milioni e mezzo l’anno. Il risparmio previsto è di 3,4 milioni con l’esternalizzazione. Abbiamo ragionato in termini di funzionalità e di effetto economico».
La procedura di licenziamento partirà da oggi secondo un percorso previsto dalla legge sulle Fondazioni lirico-sinfoniche. Per i prossimi 75 giorni i lavoratori faranno parte dell’organico. I primi 45 giorni saranno utilizzati per le trattative sindacali, gli altri 30 per le trattative ai tavoli istituzionali. Il licenziamento collettivo vero e proprio arriverà fra quasi due mesi e mezzo. L’obiettivo del cda è riuscire a terminare tutto entro la fine dell’anno per iniziare dal primo gennaio del 2015 con una nuova orchestra ed un nuovo coro, semmai formati dagli orchestrali licenziati se daranno vita ad una società, come è avvenuto all’estero.
Che cosa accadrà ora della stagione in corso è ancora presto per dirlo. In calendario ci sono l’Aida e le Nozze di Figaro ma dopo l’addio di Muti nessuno lo ha sostituito. Le date, però, non sono state cancellate, spiega Ignazio Marino. «Al momento non abbiamo immaginato di cancellare l’opera verdiana del 27 novembre. Ci attiveremo per ricercare un direttore da individuare entro la prima settimana di novembre, altrimenti non ci sarà l’Aida». Mentre per la nomina del direttore musicale «occorrerà un po’ di tempo. E’ un argomento di grande importanza ma andrà valutato più avanti quando il Teatro rientrerà nella normalità».
Dura la reazione dei sindacati. Massimo Cestaro, segretario generale della Slc-Cgil, lancia l’allarme: «Vogliono fare dei teatri delle scatole vuote». Anche nel Pd c’è chi fa fatica ad accettare l’operazione. Michele Anzaldi, deputato: «Vengono licenziati tutti gli artisti, proprio coloro che sono entrati al Teatro con un regolare e difficile concorso pubblico». Come sottolinea Marco Piazzai, segretario della Fials-Cisal: «Restano assunti 280 tecnici ed amministrativi».
Flavia Amabile, La Stampa 3/10/2014