Paolo Siepi, ItaliaOggi 3/10/2014, 3 ottobre 2014
PERISCOPIO
La comunione ai divorziati è l’art. 18 della Chiesa. Maurizio Crippa. Il Foglio.
È proprio vero che destra e sinistra sono categorie ormai prive di senso, infatti la ministra Boschi si dichiara di sinistra. Jena. La Stampa.
Bonanni lascia la guida della Cisl. Finalmente fa qualcosa per i lavoratori. Spinoza. Il Fatto.
Io non sono affatto freddo, amministro le mie passioni. A Giovanni Minoli, Mixer, 12 marco 1996. Giuseppe Salvaggiulo, Il Peggiore: Ascesa e caduta di Massimo D’Alema e della sinistra italiana. Chiarelettere.
Sono fanatici ma non senza conservare qualche amicizia fraterna nel campo avversario. Leo Longanesi, Parliamo dell’elefante. Longanesi, 1947.
Hai voglia di cercare l’eterna bellezza di Roma, nella mesta bellezza della romanità spenta, una città da «tana libera tutti», sfregiata dai writer, strangolata dal bancarellame dozzinale che assedia impunito il Bernini. L’abusivo che ti blocca il portone di casa. Sì, alla luce sotto i ponti all’alba, capirai: solo se fai il cameriere o se ti convoca il regista. Per il resto è il groviglio, l’ingorgo tra il semaforo e l’esistenziale, la fatica di una sorta di triste perenne carnevale. Stefano di Michele. Il Foglio.
Confesso che sono entrata perché ho sentito il profumo. La porta era aperta e ne veniva un odore fragrante di carta, di quaderni, di grafite. Ricordi restituiti alla memoria, nella folgorante capacità evocativa dell’olfatto: il profumo delle cartolerie all’inizio della scuola è identico a quarant’anni fa. E ancora, come entri, tutto è uguale: una stretta bottega gremita all’inverosimile di bloc notes, zaini, matite, astucci, nei colori sfavillanti che le cose hanno solo quando sono nuove di zecca. Io, ero entrata solo per annusare. Ma poi non ho saputo trattenermi, davanti a quelle fila di quaderni dai fogli candidi e intonsi, alle batterie di matite colorate allineate come munizioni in una cartucciera: ansiose, si direbbe, che mani di bambini le impugnino, e inondino il bianco di colori. Io, non avevo bisogno di niente. Ma non sono riuscita a controllarmi. Questi quaderni con le copertine a fiori, ha detto dentro di me una voce infantile, con prepotenza, li voglio. Non so per farne cosa, ma li voglio. E queste matite di grafite dalla punta nera e morbida, che sanno ancora di legno, voglio anche queste. Gli acquarelli con i loro dischi tondi di colore mi piacciono tanto, ma non oso concedermeli – via, sono grande ormai. Le scatole metalliche di Caran d’Ache da 60 matite, nemmeno; benché abbia sempre desiderato averne una, grande, mia. E di tenerla sulla scrivania e ogni tanto aprirla, e semplicemente accarezzare la sua lucente schiera arcobaleno. Marina Corradi. Tempi.
Aldo Biscardi è uno che fa errori di grammatica anche quando pensa. Beppe Grillo da Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare. Baldini & Castoldi, 1992.
Mi avevano mandato a Biella a intervistare il conte Rivetti, della grande dinastia tessile, e il vecchio industriale aveva risposto cortesemente. Alla fine, ringraziai e mi avviai verso l’uscita. Stavo chiudendo la porta quando il conte mi richiamò: «C’am scusà», disse in dialetto. «Ma chiel, a lu pagu?», scusi ma lei, la pagano? Non si capacitava che un tizio, per il solo fatto di avergli rivolto qualche domanda, dovesse anche essere ricompensato. Gino Nebiolo, Il giro del mondo in 50 anni. Guerre e incontri di un inviato speciale. Cairo.
Scorrendo i nomi illustri con cui aveva a che fare Luigi Bisignani, sono caduto preda di due sentimenti contrapposti: da un lato di sollievo per non essere finito nei guai a causa di qualche telefonata di dubbia interpretazione, dall’altro di abbattimento per non essere mai stato blandito dall’eminenza grigia dei palazzi romani. Nelle 19 mila cartelle depositate dai magistrati, manco una conversazione fra di noi. Al che, ti tocca concludere amaramente: si vede proprio che non conto un cazzo. E ciò nuoce molto alla preservazione del proprio livello di autostima. Per quanto mi riguarda, posso testimoniare che Bisignani nel suo libro ha dimostrato di conoscermi a fondo. Mi ha descritto così: «È insofferente a tutto, sempre alla ricerca di nuove sfide. Anche quando appare in collegamento in televisione, dopo un po’ si annoia. Sotto il tavolo ha sempre un bicchierino di whisky e una sigaretta accesa». La pura verità. Mica male per uno che non ha mai messo piede nel mio ufficio. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio
Giorgio Bocca è uno dei maggiori giornalisti italiani in assoluto come bravura; è colto, ha le sue idee e se le tiene, è un socialista moderato, è stato più coerente lui di me, ma io sono stato anche un povero, lui è un borghese. Sua sorella era ispettrice dei Fasci e non si diventa ispettrice dei Fasci se non si è borghesi. Bocca scrive un italiano veloce, quasi come tutti i piemontesi che hanno dentro il ritmo francioso. I lombardi hanno dei periodi più brevi perché non sanno l’italiano e devono studiarlo, e lo studiano così bene che poi fanno l’intarsio come Gadda e diventano noiosi e insopportabili. Gianni Brera in Gigi Moncalvo, Milano no. Edizioni Elle, 1977.
Se voi non amate la montagna, se voi non amate la campagna, se voi non amate il mare, andate... a farvi fottere. Francis Blanche, Pensées, réplique et anecdotes. Editions J’ai lu, 1966.
È uscito postumo un libro di racconti di Giovannino Guareschi dal titolo Lo spumarino pallido. Per me lo spumarino pallido, quel funzionario pallido, quel funzionario comunista pallidissimo, molto fine, timido, venuto dalla città, che in una sera di pioggia con la sua esigua cassa toracica si ritrova al cospetto del possente Peppone, è Berlinguer, non ho dubbi. Nessuno può togliermi dalla testa che lo spumarino pallido sia proprio Berlinguer, anche se questi racconti sono stati scritti nei primi anni Cinquanta, quando Berlinguer doveva ancora a venire. Beppe Gualazzini, Guareschi. Editoriale Nuova, 1981
Non mi aspetto nulla dalla vita, ma ho paura che qualcosa, finirà per portare anche a me. Altan, Donne nude. Longanesi.
Caro Gesù, come facevi a sapere che eri Dio? Carlo, I bambini parlano di Gesù. Sonzogno, 2006.
L’ACCIAIO - È duro come il ferro. Claude-Alain Duhamel et Carole Balaz, Le gros dico des tout petits. Il dizionario scritto dai bambini. J.C. Lattes.
Se sapessi quello che voglio, non lo vorrei più. Roberto Gervaso. Il Foglio.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 3/10/2014