Cludio Plazzotta, Italiaoggi 2/10/2014, 2 ottobre 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - DRAGHI PARLA E LA BORSA CROLLA
REPUBBLICA.IT
MILANO - Mario Draghi affossa le Borse del Vecchio continente e Piazza Affari sprofonda: a fine giornata il listino milanese ha perso il 3,92%, tornando ai minimi dallo scorso 20 agosto. L’Europa ha così bruciato 222 miliardi di euro, 19 solo Milano. Gli addetti ai lavori si erano illusi che la Bce potesse dare indicazioni più ficcanti su un piano di acquisto di bond, inclusi i titoli di Stato in stile Federal Reserve, che non sono però arrivate. Il consiglio riunito a Napoli ha invece annunciato che a metà ottobre partirà l’acquisto di covered bond (obbligazioni garantite dal patrimonio dell’emittente), a seguire, entro fine anno, quello di Abs, i prestiti cartolarizzati delle imprese. Confermati come da attese, invece, i livelli dei tassi: quello di rifinanziamento principale allo 0,05% fissato lo scorso settembre (minimo storico), che era stato definito dallo stesso Draghi il livello minimo cui la Bce si può spingere. Fermi anche gli altri tassi: quello sui depositi è a -0,2% e quello marginale allo 0,3%.
Per gli analisti di Bloomberg, l’acquisto di covered bond e Abs potrebbe partire con masse limitate, anche perché nel complesso il mercato europeo delle Asset Backed Securities non è particolarmente vasto (circa 300 miliardi). "E’ necessario però che si abbia uno sviluppo rapido per vedere riflessi sull’inflazione", che anche dagli ultimi dati risulta troppo bassa nell’Eurozona, spiegava Johannes Mayr, economista della Bayerische Landesbank, prima della conferenza stampa di Draghi. "L’amarezza sul mercato", spiega Vincenzo Longo di Ig Markets dopo le parole del governatore, si è "diffusa per la mancanza di un punto di riferimento chiaro ed esplicito sull’ammontare di asset acquistati dalla Bce, così come hanno fatto sia la Federal Reserve e sia la Bank of Japan".
Ce n’è dunque abbastanza per affossare le Borse, che vedono allontanarsi il quantitative easing all’americana: Milano, come detto, ha perso il 3,92% a quota 19.894 punti, con l’intero comparto bancario sotto pressione. Male anche le altre Piazze europee: Londra perde l’1,69%, Francoforte l’1,99%, Parigi il 2,81%.
I banchieri centrali, arroccati a Napoli dietro i cordoni di sicurezza contro le annunciate proteste anti-austerity, si sono riuniti mentre l’Europa continua ad arrovellarsi dietro i dilemmi e le opposte pressioni di chi chiede rigore e chi vuole sfondare i parametri dei patti europei per dare respiro all’economia.
In questo contesto l’euro chiude in lieve rialzo a 1,2647 dollari e 137,29 yen e lo spread tra i Btp decennali e i corrispettivi Bund tedeschi sale a 141 punti base dopo l’immobilismo della Bce. Il rendimento dei titoli di Stato italiani è al 2,31%. Tra i singoli titoli di Piazza Affari si guarda ancora a Fiat, che in una nota ha definito "legittimo" l’accordo fiscale raggiunto con il Lussemburgo dalla sua società "tesoriera" Fiat Finance and Trade, finito nel mirino dell’Antitrust Ue con il sospetto di aiuto di Stato. Da monitorare anche Saipem, che ha annunciato nuovi contratti per 750 milioni di dollari relativi a lavori da svolgere nel Golfo del Messico. Oltre alle banche, il titolo più venduto a Piazza Affari è stato Finmeccanica che paga il taglio dell’outlook da parte di S&P.
Negli Usa l’agenda presenta rilevazioni importanti, a cominciare dal’andamento delle richieste di sussidi per la disoccupazione: queste calano a sorpresa di 8 mila unità a 287 mila unità. Gli analisti si aspettavano un aumento di 4 mila unità. Nella media delle ultime 4 settimane le richieste calano da 299 mila a 294.750 unità. Ad agosto, gli ordini all’industria negli Stati Uniti sono scesi del 10,1% rispetto al mese precedente, quando erano saliti del 10,5%. Si tratta di un altro dato deludente.
Anche per queste rilevazioni Wall Street, che ieri ha archiviato un’altra seduta di forti perdite, oggi alla chiusura dei mercati europei proseguiva: Dow Jones -0,7%, Nasdaq -1,1% ed S&P 500 -0,4%.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in netto calo sulla scia della performance negativa di ieri negli Usa: l’Indice Nikkei ha aperto gli scambi in territorio negativo ed ha poi accentuato il ribasso nel corso della seduta a seguito del rafforzamento dello yen sul dollaro. Appesantito dai dati deludenti sull’andamento della congiuntura mondiale e dai rischi di diffusione dell’Ebola negli Stati Uniti, l’Indice Nikkei è sceso fino a 15.661,99, terminando in calo del 2,61% rispetto al finale di seduta di ieri. A pesare sugli investitori è stata anche la certificazione di un clamoroso errore nel trading sulla Piazza nipponica: ieri è stato piazzato un ordine errato da 617 miliardi di dollari, cancellato poco prima dell’esecuzione. Un salvataggio in extremis che non toglie l’ennesimo segnale di pericolo sulla gestione frenetica degli scambi.
Il prezzo del petrolio scende sotto 90 dollari al barile. I mercati reagiscono male alle crisi geopolitiche e al rallentamento globale dell’economia, mentre i rifornimenti restano abbondanti. Sul circuito elettronico i future sul Light crude arretra di 1,11 dollari a 89,62 dollari e quelli sul Brent scendono di 1,30 dollari a 92,86 dollari. Quotazioni dell’oro in recupero sui mercati asiatici. Il metallo con consegna immediata guadagna lo 0,7% a 1.222 dollari l’oncia.
RENZI A LONDRA
LONDRA - Renzi scende in campo al fianco di Parigi e si schiera con forza contro il partito del rigore che, capeggiato dalla Germania, continua a condizionare Bruxelles. Tutto questo nel giorno della visita del premier alla City di Londra, un’occasione per illustrare agli investitori a che punto si trova il cammino delle riforme in Italia e per annunciare che la riforma del lavoro sarà approvata al massimo "nel prossimo mese".
Renzi con Parigi contro l’Austerity. Da Londra, dove è in visita, il premier italiano difende la scelta francese di sforare il vincolo del 3% nel rapporto deficit/Pil per i prossimi due anni. "Rispetto la decisione di un Paese libero e amico come la Francia, nessuno deve trattare gli altri Paesi come si trattano degli studenti", ha detto Renzi, replicando alla cancelliera tedesca Angela Merkel che ieri aveva invitato tutti i Paesi dell’Unione "a fare i loro compiti". "Se la Francia ha deciso così avrà i propri motivi e io sto dalla parte di Francois Hollande e Manuel Valls", ha aggiunto il premier, sottolineando però che l’Italia "rispetterà il vincolo del 3%", anche se Roma ha già deciso di rallentare il processo di riduzione del debito e di rinviare di un anno il pareggio di bilancio.
Il premier ha voluto ribadire il concetto anche davanti alla comunità finanziaria di Lodra, dove ha tenuto un discorso: "Nessuno può usare espressioni che non rispettino chi decide di non rispettare il parametro di Maastricht. L’Europa non è un posto di insegnanti e studenti", ha affermato Renzi ribadendo anche alla City che l’Italia rispetterà il vincolo del 3%. Poco prima un tweet del premier rafforzava ulteriormente il concetto.
Le parole del premier arrivano nel giorno in cui il presidente della Bce Mario Draghi, a Napoli per il direttivo della Banca centrale europea, ha richiamato i Paesi dell’Unione a rispettare i vincoli del patto di stabilità.
In giornata il presidente del Consiglio era già intervenuto anche sul tema della riforma del mercato del lavoro che sta facendo ’fibrillare’ il Partito democratico e la maggioranza: "La riforma dell’art. 18 è una grande riforma del mercato del Lavoro molto apprezzata dagli investitori, ma vorrei che fosse apprezzata da tutti".
Il discorso alla City: "Saremo protagonisti dell’economia mondiale". Nel pomeriggio il premier ha parlato alla City di Londra, la comunità finanziaria della capitale britannica, dove ha illustrato il cammino delle riforme in Italia. Il cambiamento in atto "permetterà all’Italia di essere una protagonista forte dell’economia mondiale, abbiamo grandi ambizioni e siamo sicuri che se faremo le riforme in questi dieci anni l’Italia sarà il paese guida dell’Europa" ha affermato il premier, che si è detto soddisfatto dei risultati raggiunti anche se è fondamentale "completare le riforme".
Secondo Renzi, che è stato accolto dalla Lord Mayor della City, il sindaco dell’area, Alderman Fiona Woolf, "dopo il 2008 anche il cuore finanziario ha capito che abbiamo bisogno di una politica forte. L’integrazione economica fra i Paesi non è mai abbastanza. Abbiamo bisogno di una forte leadership in questo mondo e in questo momento".
Il premier ha ricordato agli investitori che "le finanze italiane sono solide e sostenibili grazie alla riforma del sistema pensionistico e grazie all’avanzo primario" e ha lanciato una stoccata all’Unione europea: "Serve una discontinuità significativa" nelle politiche economiche dell’Europa per far fronte ad una quadro economico negativo ed evitare uno scenario di stagnazione e deflazione".
E’ stato un discorso a tutto campo quello di Renzi, che ha spiegato alla City perché è così importante la riforma della legge elettorale in Italia, dove il giorno dopo il voto "tutti si proclamano vincitori" e ha sottolineato come la domanda di crescita possa trovare una risposta nella "bellezza e nella qualità" che il nostro Paese può offrire.
Londra, Matteo Renzi a Downing Street incontra David Cameron
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L’incontro con Cameron. Il viaggio a Londra si era aperto con l’incontro tra Renzi e il premier inglese David Cameron. "Sono qui per presentare i risultati delle riforme", ha detto Renzi entrando a Downing street e ricordando come nella sua prima visita, sei mesi fa, gli investitori avessero sottolineato che "il problema dell’Italia è la timeline". "Abbiamo bisogno di un’Europa più snella e più smart", ha sottolineato il presidente del Consiglio che si è congratulato con Cameron per il risultato del voto sull’indipendenza scozzese, un risultato "molto importante per l’Europa".
Il primo ministro inglese, che ha sottolineato le buone relazioni tra Italia e Gran Bretagna, ha concordato sulla necessità di avere "un’Europa più flessibile". Al centro del colloquio anche i grandi temi internazionali: Ucraina, Stato islamico e Libia.
In giornata il premier ha avuto un incontro con l’editorial board dell’Economist e del FInancial Times e un pranzo nella residenza dell’ambasciatore italiano a Londra con diversi esponenti della business community londinese e con imprenditori italiani attivi nella City, come l’ad di vodafone Vittorio Colao.
REPUBBLICA.IT - IL DISCORSO DI DRAGHI
NAPOLI - Nessuna novità, come da attese, sul costo del denaro in Europa: la Banca centrale europea, che ha tenuto la consueta riunione di inizio mese in "trasferta" a Napoli, ha deciso di lasciare il tasso di rifinanziamento principale al minimo storico dello 0,05%. Si tratta di una decisione messa in conto dai mercati, che aspettavano dalle parole del governatore, Mario Draghi, il dettaglio del piano d’acquisto di Abs, i prestiti cartolarizzati delle imprese, e covered bond.
Questi sono arrivati nel corso della conferenza stampa. La Bce acquisterà prestiti cartolarizzati nel "quarto trimestre 2014" e obbligazioni garantite a partire da metà ottobre, per almeno due anni. Draghi ha confermato, come fatto anche dopo l’ultimo board, "che il consiglio è unanime" nel dirsi pronto a usare strumenti ulteriori e non convenzionali per combattere la bassa inflazione. Gli acquisti di Abs e covered bond, per "un universo potenziale di mille miliardi di euro", insieme alle aste di liquidità finalizzate a concedere credito alle imprese (le cosiddette Tltro), per Draghi dovrebbero però servire a espandere il bilancio Bce e quindi a sostenere la dinamica dei prezzi. Resta il fatto, ha ammesso, che le prospettive d’inflazione a medio e lungo termine sono peggiorate e "vediamo che i rischi sono aumentati".
Nel consueto passaggio dedicato alle scelte dei governi, Draghi - che ha riconosciuto come la crescita stia rallentando e sia frenata dalla disoccupazione - ha fatto riferimento alla necessità di proseguire la strada di consolidamento dei conti anche nella determinazione delle leggi di Stabilità 2015, che a breve andranno consegnate a Bruxelles. D’altra parte, solo chi è impegnato nelle riforme strutturali potrà sfruttare la flessibilità già prevista nel Patto di Stabilità Ue per sostenere gli sforzi necessari: "Le riforme strutturali devono accelerare in molti Paesi", ha ammonito. Rispondendo in italiano a un’ultima domanda, dei giornalisti, Draghi ha spiegato come - al di là delle scelte monetarie e delle aste - "ci vuole la fiducia" perché arrivi la ripresa economica.
L’incontro napoletano tra i banchieri centrali della Bce è stato caratterizzato da una vigilia rovente sul piano europeo, ma anche per le proteste inscenate dai movimenti antagonisti e per la situazione della città che da ieri si trova con il sindaco, Luigi de Magistris, sospeso per provvedimento del prefetto in seguito alla condanna riportata nel processo sull’inchiesta Why Not.
Il dilemma sulle proprità, tra rigore dei conti e misure per la ripresa, è stato al centro dell’incontro di benvenuto nel quale il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha accolto i governatori delle banche centrali europee. Ieri sera Napolitano ha sottolineato l’importanza di scelte che favoriscano la crescita, la ripresa dell’economia e soprattutto il calo della disoccupazione. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha replicato, ricordando che il cammino per la ripresa passa inevitabilmente dalle riforme strutturali chieste ai singoli governi. La Francia, proprio ieri, ha risolto il dilemma decidendo di andare allo scontro con l’Ue. Parigi ha annunciato che non rispetterà i vincoli di bilancio imposti dal patto di stabilità e che fino al 2017 sforerà il tetto del 3% imposto sul deficit, proprio come farà anche l’Italia. Una presa di posizione quindi non isolata. Anche per questo, Angela Merkel, cancelliera della Germania capofila dei fautori del rigore, ha ricordato agli alleati europei che devono fare i compiti imposti dagli accordi in sede Ue.
ILSOLE24ORE.IT
Piazza Affari si conferma maglia nera in Europa con un ribasso vicino ai quattro punti percentuali (il Ftse Mib ha chiuso al 3,92%). Pesa il calo dei titoli energetici che accusano la nuova flessione del prezzo del petrolio, sceso sotto i 90 dollari al barile. Ma pesano soprattutto le parole di Draghi che - dopo che la Bce come previsto, ha lasciato invariati i tassi allo 0,05% - ha annunciato che l’inizio degli acquisti di Abs sarà nel quarto trimestre e dei covered bond a metà ottobre.
Operazioni che potrebbero durare due anni con un «valore potenziale di 1.000 miliardi di euro». Draghi ha però anche detto che ci sono rischi al ribasso per l’outlook economico. Secondo molti esperti le parole di Draghi allontanano l’ipotesi di un quantitative easing che comprenda anche l’acquisto di titoli di Stato (come negli Usa) per quanto lo stesso abbia detto che l’opzione resta ancora sul tavolo.
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andamento titoli
Fiat -1.68%Telecom Italia -2.81% Vedi tutti »
Ridicono i danni tra i singoli titoli Fiat (dopo che l’ad Sergio Marchionne ha indicato che i target 2014 sono confermati e che non ci sarà bisogno di ricapitalizzare) e Telecom Italia (si riaccende l’appeal per cessione Tim Brasil e l’ad Patuano ha escluso un aumento di capitale).
Debole anche Wall Street dopo le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, scese a sorpresa a quota 287mila. Si tratta della terza lettura più bassa dell’anno.
Valute
Sul fronte valutario euro in rialzo sul dollaro: la moneta unica europea viene scambiata con il biglietto verde a 1,2651. Ieri, secondo la rilevazione della Bce, l’euro valeva 1,2603 dollari (cambio euro/dollaro e convertitore di valute).
Obbligazioni
Sul mercato obbligazionario secondario lo spread tra i BTp decennali e i corrispettivi Bund tedeschi è in lieve rialzo a 139,6 punti base contro i 138,5 della chiusura di ieri. Il rendimento dei titoli di Stato italiani è al 2,29% (rendimenti dei bond dell’Eurozona).
Mercati asiatici
In mattinata Borsa di Tokyo ha registrato un calo pesante, in scia al -1,4% archiviato ieri da Wall Street. Dati deboli sulla produzione in Usa e Ue affondano hanno inciso sull’andamento del Nikkei, così come un errore tecnico sull’immissione di ordini che creato tensione tra gli operatori. Sui mercati pesano i timori per l’economia globale, considerando anche le proteste a Hong Kong.
GLI STATI CHE SFONDANO IL 3%
IRLANDA
È ancora aperta la procedura per deficit eccessivo, quest’anno dovrebbe chiudere con un 4,8% rispetto al Pil per poi scendere al 4,2% nel 2015. Ma l’anno scorso il deficit era ancora al 7,2 per cento. Il Paese è uscito a dicembre da un piano di salvataggio internazionale da 67,5 miliardi di euro. E si sta riprendendo dopo gli anni di prostrazione seguiti allo scoppio della bolla immobiliare – la crisi che fece collassare il sistema bancario e costrinse l’Irlanda a chiedere aiuto alla comunità internazionale. La disoccupazione è calata al 12 per cento. Il Pil, trainato dall’export, dovrebbe registrare, secondo le stime, un incremento annuo del 3 per cento.
SPAGNA
Dopo il disastro dei conti pubblici con il deficit schizzato sopra al 10% nel 2012, l’Europa ha di fatto commissariato il governo spagnolo concedendo in cambio due anni in più, fino al 2016, per il risanamento del bilancio. Nonostante i tagli alla spesa e le manovre del governo conservatore il deficit spagnolo resta ancora al 5,6% del Pil. Il debito pubblico, che nel 2007 valeva poco più del 36% del Pil, ha raggiunto i mille miliardi di euro, pari al 99,4% del Pil. E nel 2015 supererà la soglia simbolica del 100% del Pil. La Spagna nel secondo trimestre è stata l’unica tra le grandi economie dell’Eurozona a crescere e dovrebbe chiudere il 2014 sopra l’1 per cento. Con effetti positivi anche sul tasso di disoccupazione che resta comunque vicino al 25%.
PORTOGALLO
Il governo conservatore di Pedro Passos Coelho, con pesanti misure di austerity ha dimezzato il deficit pubblico dal 9,8% al 4,9% in tre anni, arrivando nel 2013 al surplus corrente, il primo degli ultimi vent’anni. E allo stesso tempo, ha realizzato alcune riforme tra le quali la più importante ha portato, sull’esempio della Spagna, una maggiore flessibilità sul mercato del lavoro. Lisbona potrebbe chiudere il 2014 - sono stime della Commissione europea - con una crescita del Pil superiore all’1,2% per arrivare all’1,5% nel 2015. Il Portogallo, salvato dal default da un prestito internazionale di 78 miliardi di euro a metà 2011, è forse il Paese che ha assecondato con maggiore applicazione - superando anche le turbolenze politiche interne - le indicazioni della troika Ue-Bce-Fmi.
FRANCIA
Il governo francese rifiuta di adottare nuove misure di austerità e prevede, nella legge di bilancio per il 2015, un deficit che quest’anno si attesterà al 4,4% del Pil, l’anno prossimo si restringerà al 4,3%, nel 2016 scenderà al 3,8% e solo nel 2017 andrà al 2,8%, cioè sotto il tetto del 3 per cento. In precedenza Parigi si era impegnata a scendere sotto il 3% fin da quest’anno. «Abbiamo preso la decisione di adattare il passo di riduzione del Pil - ha detto il ministro delle Finanze, Michel Sapin - alla situazione economica del paese». «La nostra politica economica – ha aggiunto non sta cambiando, ma il deficit sarà ridotto più lentamente del previsto a causa delle circostanze economiche». Il Pil dovrebbe crescere dello 0,4% quest’anno e dell’1% nel 2015.
SLOVENIA
La massiccia e urgente ricapitalizzazione delle maggiori banche slovene alla fine dell’anno scorso ha influito pesantemente sui conti pubblici: il deficit nel 2013 è schizzato al 14,7% del Pil. Senza gli interventi straordinari per il salvataggio delle banche il disavanzo sarebbe stato del 4,4% del Pil. Quest’anno il deficit dovrebbe attestarsi al 4,3% del Pil ma il debito è già salito sopra l’80 per cento. Con Italia e Croazia è sotto la lente della Commissione europea anche per gli squilibri macroeconomici eccessivi dovuti al debito pubblico eccessivo e alla bassa competitività.
CROAZIA
A pochi mesi dall’ingresso nell’Unione, nel giugno del 2013, per la Croazia è scattata la procedura per deficit eccessivo. L’economia del Paese balcanico si è contratta per cinque anni consecutivi, il tasso di disoccupazione vicino al 20% sta creando gravi tensioni sociali, il reddito pro capite è pari alla metà della media comunitaria, il quadro politico resta fragile. Ma Boris Vujcic, il governatore della Banca centrale croata afferma che «il peggio è passato». La Croazia vive di riflesso le grandi difficoltà della Ue: scarsa produttività, scarsa crescita, squilibri di bilancio. Il governo socialdemocratico ha promesso a Bruxelles che entro il 2016 il disavanzo pubblico oggi al 5% del Pil verrà portato sotto il 3 per cento. Serviranno altre, pesanti misure di austerity in un’economia che anche quest’anno è prevista in contrazione.
POLONIA
Già quest’anno la Polonia potrebbe chiudere con un surplus di bilancio dopo il deficit al 4,3% del Pil registrato nel 2013. Da quando è entrata nell’Unione europea, nel maggio del 2004, il Pil polacco è cresciuto del 49% e le esportazioni sono più che triplicate. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 20% al 10,3 per cento. L’economia polacca è passata indenne attraverso la crisi finanziaria internazionale e ha vissuto quasi da spettatore le difficoltà dell’Eurozona. Il governo conservatore scommette su un aumento del Pil del 3,3% nel 2014 e del 3,8% nel 2015, il ritmo più elevato in tre anni, nonostante le turbolenze nella vicina Ucraina.