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 2014  ottobre 02 Giovedì calendario

È (SOLO) QUI LA FESTA


Sabato 27 settembre, qualche minuto dopo le sette, George Clooney è scomparso alla vista delle centinaia di curiosi e paparazzi che stazionavano dal primo pomeriggio sul Canal Grande. Un attimo prima di venire inghiottito dalla tenda marrone e oro che proteggeva l’ingresso (e che era stata costruita a velocità supersonica la mattina stessa) George ha salutato Venezia, le tivù di tutto il mondo e, soprattutto, la sua vita da single per l’ultima volta, con una delle sue smorfie. Buffo come sempre, più emozionato che mai.
Intanto, al primo piano nobile di Palazzo Papadopoli oggi Aman Hotel, la futura sposa Amal Alamuddin finiva di prepararsi, con l’aiuto di Charlotte Tilbury, la make-up artist preferita da Kate Moss. L’abito, come vedete in queste foto, era bianco, disegnato personalmente dallo stilista americano Oscar de la Renta. Pizzo francese, ricami fatti a mano con dettagli di piccole perle e brillanti. Un abito da sogno, come si diceva una volta, e molto sofisticato. In linea con il resto del guardaroba che ha sfoggiato nelle diverse uscite di questa straordinaria tre giorni veneziana. Non è il guardaroba di un’avvocatessa, per quanto di altissimo livello, e nemmeno della moglie di una star del cinema.
È il guardaroba di una nuova icona fashion, la cui presenza sui media in questi giorni ha quasi oscurato quella del neo-marito. Benché sempre splendente nei suoi cinque diversi completi Giorgio Armani (che ha vestito anche i padri degli sposi), realizzati per l’occasione (camicie comprese), Clooney mi ha fatto pensare a John Kennedy che, durante un famoso viaggio in Europa preceduto da un generale impazzimento dei rotocalchi sedotti dallo charme e dallo stile della moglie, iniziò un discorso dicendo: «Salve, sono il marito di Jacqueline Kennedy».

La cerimonia di sabato sera, di cui vi mostriamo in esclusiva le immagini, è stata la parte più blindata del matrimonio più blindato dell’anno, nella location più blindata di Venezia, assieme all’Hotel Cipriani, dove dormivano molti degli ospiti e dove si sono svolte colazioni in giardino, after party in piscina fino a notte fonda con tuffi e musica dal vivo, e infine domenica sera una cena per gli ultimi saluti, con menu a base di burrata, prosciutto e melone e il tradizionale risotto primavera.
In giro per calli e canali c’era un livello di security da summit di capi di Stato. Non solo i microchip di riconoscimento per tutto il personale degli alberghi. All’Aman c’erano addirittura telecamere collegate con i database delle polizie internazionali. Misure da anti-terrorismo, magari un po’ esagerate ma che hanno spento l’entusiasmo anche ai più temerari degli aspiranti imbucati.
Dispiaceva un po’ che tanta security impedisse agli ospiti di godersi la vista sul Canal Grande. Ma non si può avere tutto nella vita, neanche se ti chiami George Clooney.
L’ingresso dell’hotel era illuminato da mille candele e, sempre a lume di candela, con le finestre sigillate da pesanti tende anti-intrusioni, si è svolta la cerimonia, che è durata circa un’ora.

Prima che gli sposi andassero all’«altare» (accompagnati lui da mamma Nina, lei dal padre Ramzi) c’è stato un aperitivo con sottofondo musicale. Una cantante amica dei Clooney, Nora Sagal, ha cantato Always, la stessa canzone che fu il primo ballo alla festa di nozze dei genitori di George.
Se volete continuare la lettura, sappiate che qui c’è il momento sentimentale. Ci sono stati dei discorsi. Quello della mamma di Amal e del papà di George. Il papà di George ha parlato di suo figlio definendolo «il re dell’ironia, che si è inginocchiato davanti alla saggia Amal e le ha chiesto di sposarlo e, per quanto vi sembri una follia, lei gli ha detto di sì. Ed ecco, nel secolo dell’Io, qualcuno che sfida lo scetticismo a colpi di “tu” e “noi”». E ha parlato anche John Lambros, imprenditore e amico ventennale di George. Ha ricordato i vecchi tempi, quando tutti erano più giovani e poveri. George sconosciuto in giro per Los Angeles con il cugino Miguel Ferrer, George che viveva dentro uno sgabuzzino a casa dell’amico attore Richard Kind. Miguel e Richard, entrambi presenti, annuivano commossi. Lambros ha anche reso onore alla memoria del compianto maiale Max. Ve lo ricordate tutti, quel tempo in cui Clooney aveva un maiale in casa, no? Pace all’anima sua, che tenerezza.
Comunque, finita la cerimonia è iniziata la cena a cura dello chef stellato Riccardo De Prà. Centoventi coperti, tovaglie grigie e tovaglioli con le iniziali degli sposi ricamate in giallo.
C’è stata una zuppetta di patate con tartufo bianco (molto apprezzata da George e da Matt Damon che sono anche andati in cucina a complimentarsi), seguita da risotto al limone e astice e poi tortellini alla ricotta affumicata. Il secondo era un piatto forte di pesce: branzini selvaggi con ortaggi freschi di laguna. C’era anche un’opzione per i carnivori (chianina, espressamente richiesta da George, con i porcini) e una per i vegetariani. In realtà, di vegetariano ce n’era uno solo e, comunque, tutti delle gran buone forchette che hanno apprezzato ogni cosa, fino al dolce, un semifreddo di fragole e zabaglione. I vini erano un Pinot Grigio Jermann e un’Ornellaia.
Ma non è finita. Terminata la cena, tagliata la gigantesca torta, la sposa si è cambiata. Addio pizzi, benvenute perline in stile charleston.

Per permettere agli ospiti di reintegrare le energie perse ballando, sono entrati in scena altri piccoli dolci, tra cui i classici caramelli veneziani (spariti subito!) e uno speciale sorbettino alla menta e tequila. Ovviamente si trattava della tequila Casamigos prodotta da George e dall’amico Rande Gerber, marito di Cindy Crawford. Ne erano arrivate decine di casse, nei giorni precedenti, in entrambi gli hotel epicentro dei festeggiamenti.
Il party è andato avanti fino all’alba. Il giardino a destra dell’Aman era fuori uso perché troppo esposto verso l’esterno ma vi era stato costruito un gazebo per i fumatori. La festa si è poi sfogata nel giardino posteriore dell’albergo che, essendo praticamente murato, era al riparo dai curiosi. Intorno alle due, Bono era ancora lì a fare conversazione e due ore dopo, alle quattro passate, sono anche stati serviti piatti fumanti di spaghetti aglio, olio e peperoncino.

Del resto, ci si creda o no, ci sono «segni» nel destino di tutti. Anche in quello di George Clooney, professione star planetaria. Da quando ha cominciato a frequentare l’Italia, in particolare Venezia, sia per le numerose volte in cui è stato alla Mostra del cinema con un film, sia per tutte le altre in cui è sceso al Cipriani «in borghese», ha sempre navigato la laguna con lo stesso driver: Sandro Greco, di cui è diventato amico al punto che Sandro era ospite del ricevimento all’Aman e poi è stato il testimone degli sposi lunedì, in Comune, a firmare le carte, l’atto finale e ufficiale del matrimonio. Ebbene, dovete sapere che il vecchio taxi boat di Sandro si chiamava Confusion. È solo da un anno circa che ha comprato un nuovo motoscafo. Si chiama Amore. E, come sanno ormai anche i gamberetti della laguna, pure George è passato da una certa confusione a quell’ordine sentimentale che molti chiamiamo amore. Auguri!