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 2014  settembre 28 Domenica calendario

IRAQ: IL BUSINESS DELLE SPOSE BAMBINE


KAWTHAR HA 11 ANNI ma non gioca più con le bambole. Per una perversa legge del contrappasso la bambolina è diventata lei, quasi venuta al mondo per essere il primo piatto, il secondo o il dessert di un signore benestante del Kuwait. Uno che con i suoi 54 anni potrebbe al massimo farle da nonno. Tutto questo perché c’è un Iraq fatto di matrimoni combinati a insaputa delle future spose-bambine. Non siamo più di fronte solo agli antichi retaggi dei contratti nuziali, ma è la guerra, l’avanzata del Califfato, il timore di una fine orribile a convincere i genitori che un matrimonio repentino possa essere la soluzione migliore. Magari firmando un contratto da 5mila dollari con uomini dei ricchi paesi del Golfo. Se fino al 2013 il fenomeno delle spose bambine era circoscritto a una quarantina di casi, nei primi otto mesi del 2014 si sono celebrati a Baghdad qualcosa come 735 matrimoni. Le cifre si riferiscono a quelli regolarmente registrati al ministero della Famiglia. Esiste poi tutto un sottobosco i cui dati sfuggono. Di certo si sa che il 28% delle donne sposate nel Paese ha meno di 17 anni. Allargando l’orizzonte l’Unicef sostiene che nel mondo ogni anno 14 milioni di bambine siano costrette a sposarsi, una ogni due secondi.
Negli ultimi mesi i miliziani di Al Baghdadi, sulla falsa riga di quanto avvenuto con le studentesse nigeriane rapite da Boko Haram, catturano bambine per farne schiave sessuali, o in alcuni casi trasformarle in piccole kamikaze pronte al martirio. Le famiglie, in preda al panico e alla disperazione, sono persuasi dall’idea che le nozze costituiscano il male minore. «I genitori non solo lottano con la mancanza di opportunità economiche, ma devono proteggere le loro figlie dalla minaccia di violenza sessuale da parte delle milizie dell’Isis – commenta il ministro iracheno della Famiglia Adeelah Humood – e credono che le nozze possano essere il modo migliore per assicurare alle loro figlie un futuro adeguato». Una volta sposata, la ragazza entra pero in un circolo vizioso che mette la sua vita in pericolo, contraddistinto il più delle volte da violenza domestica, abbandono o gravidanza precoce. «Il matrimonio per le ragazzine è devastante spiegano i responsabili di Welthungerhilfe, Ong tedesca che opera a Baghdad i loro corpi si stanno ancora sviluppando e l’attività sessuale le espone a qualsiasi genere d’infezione. Senza dimenticare che le probabilità di morire di parto a quell’età sono cinque volte superiori a quelle di una ragazza adulta».
I genitori di Kawthar hanno dato la figlia in sposa a Wadood un imprenditore di Kuwait City, un 54enne che promette di amarla e rispettarla. «Siamo sicuri che lo farà – spiega il padre Faaris, di 25 anni più giovane del genero in un’intervista raccolta dalla tv kuwaitiana Ethra’s Channel – avrà un’opportunità importante e nella loro unione c’è amore vero». Concetto piuttosto nebuloso per una bimba di 11 anni, la cui storia ricorda quella della coetanea yemenita Nada al Ahdal, il cui video-denuncia su Youtube fece il giro del mondo. La bambina, parlando in tono concitato, raccontava la sua fuga da un matrimonio combinato. «Cosa hanno fatto di male le bambine? Perche le costringete a sposarsi?», si domandava. Forse sono gli stessi pensieri di Kawthar, dall’arabo “fiume del paradiso”, regina del focolare di una lussuosa casa di Kuwait City. Senza bambole, ma con un marito-nonno da accudire.