Elisabetta Iovine, ItaliaOggi 2/10/2014, 2 ottobre 2014
CUBA, SALARIO STATALE: 14 EURO
A Cuba, nonostante la parziale apertura all’economia di mercato voluta tempo fa dal presidente Raul Castro, si continua a fare una vita grama. Anzi, per certi aspetti le disuguaglianze stanno crescendo. Con un salario medio mensile equivalente a 14 euro, la maggior parte dei lavoratori è costretta a ingegnarsi per integrare le proprie entrate e sbarcare il lunario.
Ma c’è perfino chi guadagna meno.
A una quindicina di chilometri da L’Avana, nel porto di Cojimar, si trova una famiglia composta da Amelia (nome di fantasia), in pensione, che vive insieme a sua madre, a uno dei nipoti e a sua moglie: sono sistemati alla meglio in due piccoli cubi di cemento e cercano disperatamente di migliorare la loro condizione. La pensione di Amelia ammonta all’equivalente di 6 euro mensili, come quella di sua madre, e lo stipendio del nipote è di circa il doppio. Come tutti gli abitanti dell’isola, essi hanno diritto alla libreta, un carnet di prodotti alimentari sovvenzionati, in vendita a prezzi calmierati, che però non permettono di sfamarsi per più di dieci giorni. Non bastano per sopravvivere.
E allora non resta che attuare l’arte di arrangiarsi. C’è chi si dedica al furto e chi acquista al mercato nero ciò di cui ha bisogno. Così, appena possibile, si cerca di accaparrarsi un pesce, rubato o pescato clandestinamente, una maglietta o un pacchetto di detersivo.
C’è chi si porta sempre appresso un sacco di plastica per cogliere al volo eventuali opportunità che si presentassero. È possibile perfino che ci si veda proporre delle mele che, per misteriosi motivi legati all’agricoltura pianificata, sono assenti dall’Avana da mesi.
Il mercato nero è alimentato anche dal via libera, dato ai cubani l’anno scorso, di uscire e rientrare liberamente sul suolo nazionale. I vestiti indossati dai cubani vengono spesso dagli Stati Uniti.
Chi per esempio vola a Miami, può tornare con un bagaglio di 30 chili. La mercanzia è venduta porta a porta e anche sul posto di lavoro.
I lavoratori più fortunati sono quelli del settore turistico o di altri comparti, che lavorano all’estero e inviano denaro in patria alle loro famiglie. È stato calcolato che le rimesse ammontino complessivamente a 2,5-3 miliardi di dollari (2-2,4 mld euro) all’anno. Per aprire un ristorante servono soldi, che il più delle volte vengono da oltreconfine. Se fino a qualche anno fa si poteva cominciare da zero, oggi ci vogliono parecchi mezzi per far fronte a concorrenti in attività da diversi anni. In ogni caso, l’obiettivo di ogni famiglia cubana è quello di procurarsi valuta Cuc, il peso convertibile usato dai turisti, che vale 75 centesimi di euro. Proprio i visitatori stranieri (2,85 milioni nel 2013) sono una fonte di ricchezza per gli abitanti dell’isola, grazie alle mance in valuta forte.
Un altro modo per migliorare il proprio tenore di vita è quello di lavorare per un’impresa straniera insediata a Cuba. In questo caso avviene spesso che l’imprenditore versi un salario integrativo in moneta convertibile.
Elisabetta Iovine, ItaliaOggi 2/10/2014