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 2014  ottobre 02 Giovedì calendario

IL PIANO RIFORMATORE CHE SALVÒ LA GERMANIA


Spesso si legge che un cancelliere tedesco ha realizzato a suo tempo delle riforme sociali indovinate che hanno portato la Germania a essere in pochi anni il Paese leader in Europa. Francamente non mi ricordo quali siano state queste modifiche e mi chiedo se sarebbero applicabili in Italia. Può parlarcene?
Piercamillo Celada

Caro Celada,
Quando i socialdemocratici tedeschi sconfissero i cristiano-democratici nelle elezioni politiche del 1998, il nuovo cancelliere, Gerhard Schröder, ereditò una situazione economica difficile. Il Paese stava ancora pagando le spese dell’unificazione (1500 miliardi di euro secondo un calcolo della Freie Universität di Berlino). Il tasso di disoccupazione era particolarmente elevato (% milioni), soprattutto nei Länder della Germania orientale (20%). Le industrie tedesche approfittavano dei bassi salari nei Paesi ex comunisti per delocalizzare i loro impianti, particolarmente nella Repubblica Ceca e in Polonia. Schröder capì che occorreva soprattutto trattenere gli industriali in Germania e che il risultato sarebbe stato raggiunto soltanto se il costo del lavoro fosse considerevolmente diminuito.
La riforma del Vater Staat (lo «Stato papà») fu affidata a Peter Hartz, un uomo della industria che aveva diretto per molti anni il personale della Volkswagen, la maggiore azienda automobilistica tedesca. Il periodo durante il quale il disoccupato avrebbe percepito un sussidio fu ridotto a un terzo, da 36 mesi a 12/18. Il sussidio riservato ai disoccupati di lungo periodo (un fenomeno particolarmente diffuso all’Est dove quasi tutte le fabbriche dell’epoca comunista erano state chiuse) venne ridotto a una somma fra i 345 e i 331 euro. Gli uffici del lavoro divennero agenzie di collocamento. Ai disoccupati non fu più consentito rifiutare un lavoro anche quando l’offerta era meno conveniente di quello perduto. Furono creati nuovi tipi di contratto: d’inserimento, a tempo parziale, a chiamata e di condivisione (job sharing) quando due lavoratori assumono lo stesso impegno e hanno gli stessi obblighi. Altri provvedimenti concernevano l’età pensionabile e la riduzione della spesa sanitaria.
Questa ventata di liberalizzazioni fu realizzata grazie alla collaborazione delle maggiori organizzazioni sindacali. In altri tempi e circostanze avrebbero organizzato scioperi e promosso agitazioni. Ma in quel particolare momento capirono che la disoccupazione all’est e la delocalizzazione all’ovest stavano minacciando l’economia e la stabilità politico-sociale del Paese. La crisi scoppiò invece nelle file del partito social-democratico. La sua sinistra massimalista si fuse con gli ex-comunisti della Germania orientale e creò Linke (sinistra), una formazione troppo piccola per conquistare il potere, ma abbastanza forte per impedire ai social-democratici di vincere la battaglia elettorale del 2008. Fu una sconfitta per Schröder, ma dopo una vittoria per l’intero Paese.