Luigi Grassia, La Stampa 2/10/2014, 2 ottobre 2014
L’ITALIA PROVA A CHIUDERE GLI SCALI-BONSAI
L’Italia ha da ieri il suo piano nazionale per gli aeroporti, che prevede essenzialmente tre cose: 1) il possibile taglio di dieci scali commerciali, eliminando quelli con meno passeggeri e con i bilanci più in rosso; 2) la concentrazione delle risorse su 11 aeroporti strategici, distribuiti in modo omogeneo sul territorio; 3) e la definizione dei rapporti fra Malpensa e Linate, col potenziamento di entrambi. In realtà, anche adesso che c’è il piano, su nessuno di questi tre punti esistono certezze assolute.
L’atto formale di ieri è stato il via libera del Consiglio dei ministri alla proposta del titolare delle Infrastrutture e del Trasporti, Maurizio Lupi, in modo da inserirla in un decreto del Presidente della Repubblica. Lupi deplora che «finora in Italia abbiamo avuto 112 aeroporti funzionanti senza sinergie», con in più «l’anomalia dei contributi alle compagnie low cost e quella dei deficit degli enti locali per via degli scali». Al fine di razionalizzare il settore, Lupi spiega che il governo «ha individuato 10 bacini di traffico, e al loro interno 37 scali di interesse nazionale, fra cui solo 11 indicati come strategici» (vedi la cartina in pagina).
Anche se il ministro non ha parlato in modo esplicito di chiusure di aeroporti, a regime il sistema dovrebbe risultare alleggerito di dieci scali. L’analista Antonio Bordoni, docente di gestione di aeroporti e compagnie aeree alla Luiss di Roma, spiega che «sui circa 110 scali operativi in Italia quelli attivi come aeroporti commerciali sono 47», cioè dieci in più dei 37 definiti da Lupi di interesse nazionale. Senza dirlo, forse per non suscitare l’immediata reazione degli enti locali interessati, pare che il governo voglia lasciare asfissiare i dieci aeroporti peggio messi, anche se Bordoni è scettico: «Tante volte in passato da Roma si è provato a eliminare i cosiddetti aeroporti-bonsai, cioè quelli con pochissimi passeggeri, ma i Comuni e le Province e le Regioni lo hanno sempre impedito».
Gli 11 aeroporti strategici su cui si concentreranno le risorse hanno una caratteristica precisa: sono distribuiti sul territorio italiano in modo che in auto li si possa raggiungere guidando al massimo per due ore. Perciò l’Italia è stata suddivisa in dieci «aree sovraregionali», in ciascuna delle quali c’è un aeroporto strategico. Soltanto una di queste zone avrà più aeroporti, perché è tagliata in due dall’Appennino, quindi allo scalo di Bologna si assocerà il sistema Pisa-Firenze. Fra gli aeroporti che restano fuori dal novero degli 11, si segnala quello di Torino Caselle, che però non dovrebbe essere penalizzato, visto che un collegamento ferroviario dal centro città è già previsto.
Il piano contempla collegamenti ferroviari ad alta velocità con gli aeroporti intercontinentali di Malpensa, Venezia e Fiumicino. Malpensa, quindi, non sarà lasciata decadere, come molti temevano; ma con un decreto a parte, Lupi ha autorizzato nuovi collegamenti diretti fra Linate e varie città europee. Il ministro ha spiegato che non si tratta di un’autorizzazione a termine, cioè limitata al periodo dell’Expo 2015 (come alcuni ipotizzavano) ma permanente; e questo preoccupa chi teme uno svuotamento di Malpensa, già in parte snobbata da Alitalia che vorrebbe farne un polo per gli aerei da trasporto merci. Bisognerà capire se Malpensa e Linate troveranno un equilibrio.
Luigi Grassia, La Stampa 2/10/2014