Davide Colombo, Il Sole 24 Ore 2/10/2014, 2 ottobre 2014
NELLA PA COSTEREBBE UN MILIARDO
ROMA
L’operazione Tfr in busta paga con ogni probabilità non si farà per il pubblico impiego perché farebbe immediatamente risalire una voce di spesa corrente che i governi degli ultimi cinque anni hanno messo in congelatore con il blocco dei contratti. Il gradino che si creerebbe già a partire dall’anno prossimo con un’eventuale trasferimento immediato del 100% di questo salario differito avrebbe un’altezza di non meno di un miliardo di euro.
In attesa di capire quali saranno le scelte concrete del Governo, vale innanzi tutto far notare che, qualora si volessero ricomprendere in quest’operazione anche i dipendenti delle diverse amministrazioni centrali e periferiche e degli enti, ci si dovrebbe limitare a meno del 29% del totale, vale a dire coloro che sono stati assunti dopo la riforma del 2001 e che hanno il Tfr. Tutti gli altri dipendenti hanno invece il trattamento di fine servizio, Tfs, un sistema di salario differito basato su un sistema di calcolo retributivo che prevede la definizione della liquidazione sulla base dell’ultima busta paga divisa per un coefficiente di trasformazione e moltiplicata per gli anni di servizio.
Esclusa questa maggioranza assoluta, ci sono i 742mila dipendenti pubblici con il Tfr, dai quali occorre sottrarre almeno i 110mila che hanno aderito a uno dei tre fondi di previdenza complementare negoziali del pubblico impiego. Restano circa 632mila dipendenti che non hanno optato per il secondo pilastro previdenziale. Prendendo in considerazione la parte di stipendio lordo utile per il calcolo del Tfr, che è di circa 22-25mila euro medi nella Pa (contro i 33-34mila del privato) e applicando l’aliquota di versamento annuo del 6,91%, si ottiene appunto un flusso di spesa dell’ordine di un miliardo di euro. Un ordine di grandezza che, in vista di una Legge di stabilità 2015, che dovrebbe già prevedere 11 miliardi di maggior deficit (pur rispettando il limite del 3% sul Pil), sembra palesemente irraggiungibile.
Al di là di ogni considerazione sulla nuova disparità di trattamento tra pubblico e privato, l’esclusione avrebbe del resto un illustre precedente che riguarda proprio il Tfs. Per ragioni di finanza pubblica da un paio d’anni ormai la liquidazione degli statali è corrisposta per intero solo se è inferiore a 50mila euro, mentre se è compresa tra 50 e 100mila euro è pagata in due tranche e se supera i 100mila euro viene pagata in tre rate annuali.
Davide Colombo, Il Sole 24 Ore 2/10/2014