Giuseppe Caporale, la Repubblica 2/10/2014, 2 ottobre 2014
L’AQUILA, LO SCANDALO DEI PALAZZI ANTI-SISMICI “USATO LEGNO SCADENTE PER I BALCONI CROLLATI”
L’AQUILA.
È «incollato e non bullonato» il legno che tiene in piedi 23 palazzine realizzate dall’allora governo Berlusconi e dalla Protezione Civile nel post terremoto dell’Aquila. E la ditta che ha gestito l’appalto ha avuto guai seri con la certificazione antimafia.
Ecco perché crollano i balconi, come accaduto il 2 settembre, nelle new town inaugurate appena cinque anni fa. È «scadente il legno » utilizzato per realizzare quattro lotti di un progetto costato alle casse pubbliche oltre un miliardo di euro: «non corrisponde a quel che era previsto nel bando pubblico per la realizzazione in emergenza delle 185 palazzine del progetto C. a. s. e., non ha conseguito il rilascio di un certificato d’idoneità tecnica all’impiego » ed è «di provenienza ancora da chiarire».
Questo scrive in un’informativa la Guardia di finanza di Piacenza che, indagando sul crack di una società — la Safwood — ha scoperto una fornitura «fasulla» di 11 milioni di euro di materiale utilizzato per realizzare le palazzine dell’Aquila, nella zona di Cese di Preturo. A commissionare alla Safwood il lavoro è stato un consorzio (Iter Gestioni e Appalti Spa) già finito sotto i riflettori della Procura distrettuale antimafia di Napoli per collegamenti con la camorra. Ed è proprio a questo raggruppamento di imprese che all’indomani del sisma la Protezione Civile — all’epoca gestita da Bertolaso — ha affidato 46 milioni di lavori pubblici per realizzare una parte importane dell’appalto delle new town.
Dunque c’è questo dietro il crollo di due balconi avvenuto poche settimane fa proprio in uno di quegli edifici. A cedere infatti sono state le assi in legno che sorreggevano i terrazzini tenendoli ancorati alla struttura. Sarebbero state delle semplici infiltrazioni a causare l’incidente. Ma a dimostrare che la questione è seria il sindaco Massimo Cialente ha vietato ai residenti di utilizzare i terrazzi, e la Procura dell’Aquila ha disposto alcuni sequestri. «Si tratta di un difetto di costruzione legato alla mancanza della guaina e quindi dell’isolamento che ha permesso infiltrazioni d’acqua che hanno indebolito il legno», sostiene infatti il primo cittadino.
Ma in realtà, alla base di tutto si nasconderebbe una frode. In base all’ipotesi degli inquirenti i pannelli ibridi della Safwood (incollati e non inchiodati), sono stati equiparati dal collaudatore del progetto C.a.s.e. dell’Aquila ai pannelli inchiodati per i quali è sufficiente il rilascio di un attestato di qualificazione. Scrive la guardia di Finanza: «Appaiono interessanti le dichiarazioni rese da Paolo Lavisci (consulente della ditta, ndr): ”La Safwood rischiava di non superare il collaudo, con evidenti ricadute di carattere economico […]”; “Per quanto di mia conoscenza non ha concluso positivamente nessuna delle due procedure (tra cui la richiesta di rilascio di un certificato d’idoneità tecnica all’impiego, ndr). In particolare la seconda è stata interrotta dopo un mio colloquio con Paolo Zanon, membro della commissione di collaudo. Con lui si concordò, su mia indicazione, che, attesa la natura “ibrida” dei pannelli della Safwood e la presumibile lunghezza della procedura di conseguimento del certificato, fosse più semplice e congruo considerarli pannelli inchiodati, per i quali non sarebbe stata necessaria una procedura diversa dalla semplice qualificazione”».
Il magistrato della Procura di Piacenza, Antonio Colonna, spiega: «Le nostre indagini sono concluse e trasmetteremo la documentazione alla Procura dell’Aquila che valuterà se portare avanti il procedimento penale». Intanto, 130 appartamenti risultano però «fasulli», i terremotati restano senza la loro città e i soldi pubblici sono spariti.
Giuseppe Caporale, la Repubblica 2/10/2014