varie 2/10/2014, 2 ottobre 2014
TOTTI EROE SENZA TEMPO CONQUISTA GLI INGLESI - LUCA VALDISERRI, CORRIERE DELLA SERA
È simbolico che proprio a Manchester, anche se dall’altra parte della città, Francesco Totti abbia portato via a Ryan Giggs il record di marcatore «meno giovane» in una partita di Champions League. Dire più vecchio sarebbe, più che una mancanza di rispetto, una descrizione non veritiera della realtà. I nomi del capitano della Roma e dell’ex ala del Manchester United sono spesso accostati quando si parla di carriere infinite. Con una grande differenza: a 38 anni Francesco Totti si permette di giocare quasi sempre da titolare e incidere sulle partite, Giggs alla stessa età era una meravigliosa riserva. Su Totti si sono spese molte parole, spesso dettate da sentimenti di amore o odio che prescindevano dall’analisi dei fatti. Non si può dire che sia il più grande calciatore di tutti i tempi, ma nessuno a 38 anni è mai stato decisivo come il numero 10 giallorosso. Almeno se parliamo di calcio «televisivo», visibile a tutti e non tramandato dal racconto come per Piola o Puskas, che segnò in Coppa Campioni a 38 anni e 150 giorni. Poiché a Roma il derby dura 365 giorni all’anno a cavalcare il gol di Puskas sono gli anti Totti della tifoseria laziale. La realtà è che la Uefa è stata chiara nell’attribuire a Totti il record della Champions League — molto diversa dalla vecchia Coppa dei Campioni — e carina nel dedicare sul suo sito uno speciale sui gol più belli del numero 10 romanista in Europa.
Totti non aveva mai segnato in Inghilterra e, per farsi perdonare l’attesa, ha messo nella porta di Hart uno dei più bei gol della sua carriera: il tiro al volo di Samp-Roma che strappò l’applauso anche allo sportivo pubblico blucerchiato; il «cucchiaio» inflitto a Van Der Sar; i pallonetti da fuori area a Peruzzi nel derby del 5-1 e a Julio Cesar in una vittoria 3-2 a San Siro. La partita di Totti non è stata soltanto il gol: ha giocato una gara di qualità, vicina al 70% di passaggi riusciti (68,6%). Percentuale che deve tenere conto del grado di difficoltà dei passaggi stessi, quasi sempre in profondità per smarcare un compagno. Totti ha anche subito 4 falli, il romanista più colpito dalla difesa dei Citizens.
Celebrato dalla stampa inglese, chiamato al telefono dal premier Renzi («Non me lo aspettavo, ma sono contento»), osannato su Twitter da Rio Ferdinand, Totti deve la sua giovinezza calcistica, principalmente, a tre fattori: 1) una professionalità nei comportamenti che non sempre gli è stata riconosciuta; 2) la modernità del suo calcio da «falso nueve» ancor prima che questa definizione fosse stata inventata; 3) la luna di miele con Rudi Garcia.
Domenica, se il compagno del Mondiale 2006 avrà recuperato, c’è la sfida con Andrea Pirlo. Calcio del presente, non del passato. Calcio senza tempo.
Luca Valdiserri
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NON PIU’ SOLO RE DI ROMA - GIULIA ZONCA, LA STAMPA -
A 38 anni deve essere esaltante scoprire che puoi stupire ancora e non si tratta solo di un gol leggendario all’età della pensione calcistica ma di una vera e propria apoteosi. Il mondo ha scoperto Totti e sembra pazzesco che sia successo solo ora. Eppure per certi versi è così.
Fino a martedì per gli inglesi lo stile italiano era Pirlo, «The Maestro». L’uomo che accarezza il pallone, che non parla, che posa nella vigna di famiglia e che, con barba lunga e occhiali scuri, si trasforma in icona «cool» tanto da rivaleggiare con David Beckham. Francesco Totti era più o meno considerato «quello che si ostina a giocare per la Roma», il fenomeno che non ha mai voluto cambiare maglia e dimensione, uno che è stato bravo e ha persino vinto un Mondiale per poi rimanere semplicemente in circolazione, a Roma, in casa sua.
Insomma il Pupone valutato come una gloria in campo, così poco temuto da ispirare tweet irriverenti. «Benvenuti a Manchester, Totti non ha mai segnato in Inghilterra, vero?». Lui si è fatto caricare dalla frecciata, il City si è fatto travolgere dalla sua classe e lo scambio è continuato. Il City augura un buon rientro, la Roma ringrazia e fa il verso: «Vi aspettiamo a dicembre, non avete mai segnato in Italia, vero?». E dall’altra parte cercano di uscirne al meglio: «No, ma come ben sapete c’è sempre una prima volta». Fine dell’umorismo diplomatico e inizio di un nuovo mito per la Gran Bretagna: l’eterno Totti.
Alla sua età Henry, Raul e Shevchenko sono lontani dalla Champions e lui resta l’uomo da battere. «Vintage», come lo definisce il «Telegraph» e si sa che il vintage autentico è raro e costa carissimo. Per la prima volta la logora domanda: cosa sarebbe diventato Totti lontano da Roma non ha più senso. Magari avrebbe vinto di più se avesse accettato a suo tempo le offerte del Real Madrid, ma non ci sono certezze e l’unico dato sicuro è cosa è diventato Totti restando a Roma: un dio del pallone. Un nome, un marchio, un punto di riferimento, un esempio, un calciatore che riceve la telefonata del presidente del consiglio con i complimenti. E l’omaggio di Renzi non è certo l’unico.
Totti ha retto gli urti delle stagioni in cui il sospetto che fosse diventato ingombrante per la sua squadra era piuttosto fastidioso. Come tutti i giocatori speciali condiziona il sistema che gli gira intorno. Alla Roma non si può prescindere da Totti, però a un niente dal corto circuito il totem ha smesso di essere un problema: la fase dei dubbi è passata e a Garcia resta da gestire un talento smisurato a cui (quasi incredibilmente) non si abbina un ego senza confini. Totti è riverito, in campo e fuori, ma sa dosare ambizioni e presenze. Merito anche dell’allenatore che ha mescolato l’ultima generazione all’esperienza di chi altrove era già considerato ex. La Roma ha rivitalizzato Maicon, sa prendere il meglio da Ashley Cole. Altrove i ripescati sembrano bolliti, tra i giallorossi rinascono. E il fatto che Totti sia proprio lì non è una coincidenza.
È diventato un modello perché ha iniziato a 16 anni e non è logoro, ha debuttato quando Destro e Florenzi avevano 2 anni scarsi eppure coabita con loro, ha cambiato ruolo e ha preso il meglio da ogni spostamento. Ala con Zeman, falso 9 con Spalletti, playmaker con Capello e genio con Garcia. Se fosse andato via da Roma si sarebbe fermato prima. Magari con qualche trofeo in più ma senza il gol che ha segnato a 38 anni, 3 giorni e un nuovo status: King Totti. Non solo re di Roma.
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TOTTI, COME ME NESSUNO MAI - UGO TRANI, IL MESSAGGERO -
Semplicemente Hero. Nella notte dolce di Manchester è stampato il titolo di giornale e la felicità di Totti in primo piano. L’eroe con il ciuccio, esultanza dedicata già nel 2005 al primogenito Cristian, oggi 9 anni e pulcino giallorosso. Francesco è appena diventato il meno giovane dei bomber di Champions, trofeo che si chiama così dal ’92, in gol all’Etihad stadium a 38 anni e 3 giorni. In assoluto c’è da battere Ferenc Puskás che, in Coppa dei Campioni, fece centro contro il Feyenoord a 38 anni, 5 mesi e 20 giorni. E, a fine stagione, alzò il trofeo con il Real (1966). Soffiato il primato a Giggs, 37 anni e 289 giorni, il capitano della Roma, per superare anche l’ungherese, dovrebbe arrivare ai quarti. Lì si è fermato due volte, con Spalletti in panchina, nel 2007 e nel 2008. Sempre a Manchester, ma all’Old Trafford. Il teatro dei sogni. Anche i suoi. «In Champions ci sto alla grande. Ho poco tempo, però, per vincerla...» ricorda spesso in pubblico.
CIFRA TONDA
«Io a certe cose nemmeno faccio caso». Totti si riferisce al primo gol inglese che è anche il numero 300 da professionista (291 reti giallorosse e 9 azzurre con la nazionale maggiore). Ne ha fatti di più. Anche di più importanti. Questo lo è per il futuro. Della Roma e suo. Serve alla squadra di Garcia per avvicinarsi agli ottavi e a lui per allungare, se è possibile, la carriera. Non bluffa quando dice: «Ai primati non ho mai pensato. Io vado avanti, finché mi sento così bene. E non ho intenzione di fermarmi. Non conta l’età, non c’entrano niente i trentotto anni». Recordman inimitabile. «Come me nessuno mai». Si diverte solo a pensarlo.
PAZZA IDEA
«Mi ha sorpreso la telefonata di Renzi: è motivo d’orgoglio per me e per tutto lo sport italiano». Ieri ha incassato i complimenti del premier. «Fenomeno» ha continuato invece a ripetere, in queste ore e da martedì sera, James Pallotta. Davanti agli amici e ai collaboratori. E ai tifosi per le vie del centro. Anche al suo capitano, festeggiato a Fiumicino prima di tornare a casa dai suoi bimbi. Il presidente lo ha aspettato fuori dello spogliatoio dell’Etihad. Per la richiesta da bambino, la più spontanea che ci sia. Perché Mr Jim vuole la maglia di Francesco. Quella che mostrerà raggiante, nella foto scattata nella pancia dello stadio del City. Mostrata con orgoglio al pianeta, grazie ai social network. Girata di spalle, con quel 10 che fa la storia. Totti, invece, non chiede niente. Ma sa bene che cosa ha in mente The President. Lo vuole in campo nel nuovo stadio. Protagonista e non spettatore, per dirla alla Garcia che questo pretende dalla Roma in Europa. L’intenzione di Pallotta è di prolungarli il contratto oltre la scadenza del 2016, di superare i 40 anni. Almeno una stagione in più. Per superare Costacurta in Champions: l’ex difensore milanista, esclusi i portieri (Ballotta e Schwarzer), è il più longevo (40 anni e 213 giorni).
CAMBIO DI ROTTA
Francesco è sempre stato al centro della Roma. Anche se Baldini, l’ex dg giallorosso, provò a detottizzarla. Lo definì pigro proprio dall’Inghilterra nell’estate 2011 e prima di ripresentarsi a Trigoria da punto di riferimento nella nuova proprietà. Gli chiese addirittura di liberare l’ufficio al primo piano e sopra gli spogliatoi. Il capitano non fece un piega. Gli indicò la campagna, oltre il muro di cinta e vicino alla scuola davanti al secondo cancello del centro sportivo. Chiusa la stanza, aperto il museo. Più che una minaccia, un’iniziativa. Che non è andata a buon fine perché Baldini è finito prima del capitano. Almeno per la Roma. E chissà che cosa avrà provato l’attuale manager del Tottenham a vedere quello scatto in contropiede. Non dal palco dell’Etihad. Magari annoiato sul divano della sua casa londinese.
MAGRO PIÙ CHE PIGRO
Proprio dall’estate 2011, quindi poco più di tre anni fa, Totti ha cominciato a darsi una regolata. Dieta quasi ferrea per scendere dagli 86 chili scarsi al peso forma attuale che di 82,6. Difficilmente arriva a 83, forse quando gli scappano due cucchiaiate sul tiramisù che resta il dolce preferito. «Per lo scudetto rinuncio a un anno di gelato» ha detto a inizio stagione. Intanto si è tolto la pasta e il pane, anche la pizza che gli piace tantissimo. Pollo, pesce, frutta e verdura. E orari da papà: a letto presto la sera e il primo ad alzarsi al mattino. Cristian e Chanel salgono sul bus per andare a scuola, lui li bacia se ne va a Trigoria. Arriva alle 8 e 30, anche quando l’allenamento è alle 11. Almeno due-tre volte a settimana si affida alla macchina isocinetica. Lavora sulla forza, sul potenziamento muscolare. Per prevenire gli infortuni. E mettere in sicurezza il ginocchio destro operato nel 2008 e la caviglia sinistra inchiodata da 13 viti nel 2006. Nella sua villa tra la Colombo e Castel di Decima si diverte con il paddle. Invita gli amici per testarli sul nuovo campo. Lì usa la pala e non il cucchiaio. Per usarlo si ispirò a Voeller, lo provò alla playstation, nel 2000 ad Anversa e sfidando l’amico laziale Nesta, prima di farlo a van der Saar. Hart si è spaventato al solo pensiero di quel colpo da sotto. E’ scivolato. E il cucchiaio gli è andato di traverso.
Ugo Trani
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IN CAMPO A 41 ANNI? LA ROMA CI PENSA - MASSIMO CECCHINI, LA GAZZETTA DELLO SPORT -
La processione laica comincia fuori dal «finger» che conduce all’aerostazione di Fiumicino per terminare solo sotto al pullman. Applausi, foto, «selfie» acrobatici, preghiere accorate di scudetto o – perché no? – di Champions League. Francesco Totti, ormai, è una sorta di Madonna pellegrina dei nostri anni di cuoio. Una divinità profana che, sull’altare dell’Etihad di Manchester, ha trovato nuovi adoratori dopo il gol che ha fatto scatenare i giornali inglesi. «Italian legend», «Italian Maestro», «Vintage Totti» e via giochi di parole tesi a celebrare la prima rete segnata in terra inglese dal capitano della Roma. Un vuoto in carriera su cui il City, in un tweet, prepartita aveva ironizzato. «Non l’avevo letto, ma mi ha portato fortuna», ha detto il leader giallorosso, prima della celebrazione video dell’Uefa e addirittura dei complimenti del Premier Matteo Renzi, che lo ha chiamato da Palazzo Chigi. «Mi ha sorpreso e reso felice — ha commentato il capitano romanista —. Una chiamata del presidente è motivo d’orgoglio».
Trecento gol Ormai i primati battuti da Totti sono così tanti che un articolo risulterebbe solo un arido elenco di dati. Quelli a cui tiene di più sono senz’altro lo scettro di presenze e dei gol nell’attuale Serie A (564 caps e 235 gol), inseguendo record-man assoluti come Maldini (il primo) e Piola (il secondo), senza contare che tra Roma e Nazionale A, in gare ufficiali, è arrivato ora a 300 reti. Ma per carattere il capitano della Roma non si volta indietro e così qualcosa comincia già a bollire in pentola. Tutto questo perché il presidente è uomo che sa coniugare cuore e business e ha già capito come marketing e merchandising giallorossi, numeri alla mano, continui a ruotare attorno al numero 10. E allora sull’asse Boston-Trigoria sta prendendo corpo un’idea: Francesco ha un contratto fino al giugno 2016 (cioè alle soglie dei 40 anni), ma se il fisico lo sorreggerà, perché non prolungare il suo contratto per una-due stagioni? Così facendo si coniugherebbero almeno tre desideri: consentire al capitano di battere il primato di Costacurta che – portieri esclusi – è finora il più «vecchio» calciatore impiegato (nonché goleador) nel nostro campionato (41 anni e 25 giorni); far giocare a Totti almeno una partita nel nuovo stadio, che dovrebbe essere pronto nel 2017; regalare alle casse societarie ancora anni di introiti tottiani, visto che voci ufficiose dicono che la maglia numero dieci venda come le altre messe insieme. Come dire – tra alimentazione studiata (da due estati si prepara alla stagione in una clinica dietologica di Merano) e lavoro specifico – il contratto di 6 anni da dirigente (già firmato) può attendere in fondo a un cassetto.
«Sotto con la Juve» E alla luce tutto ciò le parole di Francesco paiono una terrazza con vista sul futuro. «Sono orgoglioso di quello che ho fatto in carriera, ma spero di continuare e non fermarmi. Ho 38 anni, però sinceramente non me li sento». Ed anche gli avversari fanno fatica a vederglieli. «Noi vogliamo passare il girone di Champions – conclude Totti – ma giocando in questa maniera possiamo battere tutti, anche domenica la Juventus». A Torino faranno bene a prenderlo sul serio.
P.S. La maglia che Totti ha indossato contro il City l’ha voluta per sé il presidente Pallotta. Meglio che faccia spazio nella sua sala dei trofei, perché l’impressione è che Francesco gliene regalerà molte altre.
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TISANE, RIPOSO, DIETA: COSIì IL 38ENNE TOTTI RISCRIVE LA CHAMPIONS - MATTEO PINCI, LA REPUBBLICA
Certi regali al mondo non si possono incartare. Sono giocate di prima a occhi chiusi, colpi sotto, lanci, assist, corse, sorrisi, semplicità, coraggio, ostinazione, autoironia. La rete dell’Etihad, la più “vecchia” della Champions League, è un dono a cielo aperto che persino Manchester, metà della quale era stata ridotta da quel gesto di Totti a una “sad city” tetra e preoccupata, non ha potuto fare a meno di apprezzare. Il talento dei grandi è un patrimonio planetario, ce ne accorgiamo negli stadi inglesi, se ne infischia delle frontiere, possiede facoltà rigeneranti, esalta ciò che lo circonda, pubblico, società, cultura, ambiente. Forse addirittura lo migliora. Il protagonista, “the greytest”, come lo hanno definito ieri i tabloid, il fenomeno diversamente giovane, il grigio per età che è rimasto ragazzino nel cuore, che ha scoperto la più inattesa delle adolescenze di testa e forse, perché no, anche di gambe, è quel Peter Pan di 38 anni che ha imparato a gestire l’impossibile desiderio che il tempo non passi, che esista soltanto un eterno, verde presente delimitato da righe bianche: «Lui si sente 28 anni, è una forza della natura», ha detto Garcia. Totti non vuole smettere, non può, non vede perché. Un atleta tecnicamente definito «patologico» (ossia passato in sala operatoria) come si gestisce? Cosa fa per conservarsi? Per essere pronto ad esprimere la massima qualità nell’estremo agonismo della Champions? Come può Totti, un campione di quasi 40 anni, gelare gli impulsi nervosi di Kompany, a effettuare uno scatto di nove appoggi, l’ultimo dei quali leggermente più ampio per togliere il tempo a Hart?
La manutenzione della macchina non è importante: è l’unica cosa che conta. È arte quanto le giocate di Francesco, ieri chiamato da Renzi per i complimenti. «Sono stato sorpreso, orgoglioso e contento». La sua revisione annuale inizia in una clinica di Merano, dove i cucchiai non sono quelli diretti ai portieri ma servono per girare le tisane. La dieta è ferrea (dell’amata Nutella sono rimaste le foto). Una settimana di depurazione, trattamenti, erbe drenanti per smaltire i liquidi in eccesso, massaggi rilassanti. La professionalità diventa l’elemento condizionante dell’intera giornata: chi dorme a Trigoria è spesso svegliato dall’auto di Francesco, la prima ogni mattina a varcare il cancello: colazione al bar del centro sportivo con pane e marmellata, due chiacchiere col barman, il custode, il magazziniere, il portinaio, uno sguardo ai giornali. In allenamento si affida a Vito Scala, il preparatore e l’amico. Al contrario di Zeman, che non gli concedeva sconti, Garcia ha capito che dosarne le forze sarebbe stata la sua forza. Con il francese Totti gioca in media 65 minuti a partita: in 7 occasioni è uscito tra il 72’ e il 77’, in 3 dopo l’80’, 6 volte è entrato partendo dalla panchina. Solo 8 match li ha giocati per intero: usurare la macchina non serve a migliorarne le prestazioni. I tempi di recupero sono cruciali soprattutto per le articolazioni, ossia per quei punti del corpo meno vascolarizzati dove vanno a depositarsi le angosce dello scheletro, l’artrosi, le tendinosi, le infiammazioni, tutto ciò che tende a cronicizzarsi dopo migliaia di minuti passati a esaltare la gente e a prendere botte.
Nel raffinato ragionamento delle cellule di un campione adulto sono quasi più importanti le pause, il silenzio, la notte, di quanto non lo siano le partite, gli allenamenti, la luce del sole. Totti teme l’horror vacui del dopo, di quando smetterà, e più gioca più questa sensazione s’ingrandirà. E non sarà tanto il dispiacere di dover rinunciare alla fascia di capitano o alla musica della Champions: forse gli mancherà di più il rumore secco dei tacchetti degli scarpini sul pavimento degli spogliatoi prima che l’arbitro venga a chiamare la squadra, quel sentirsi pronti ed emozionati sempre allo stesso modo: è la paura di allontanarsi dalla propria anima, dalle sue radici, dalla maglia, da se stesso. Ha vissuto periodi così neri, Francesco, è stato così terribilmente malandato, fra caviglie, schiena e ginocchia, che chissà quante volte si sarà guardato allo specchio e avrà pensato: «E adesso?». Ci vuole carattere e il fanciullino dentro per non chiudere bottega. Dei 38 gol europei, guarda caso, gli sta a cuore quello segnato al volo di sinistro allo Shakthar Donetsk nel 2006. La felicità era una leopardiana assenza di dolore: «Fu il primo di sinistro dopo l’operazione alla caviglia, solo dopo quel gol ebbi la sensazione che la gamba era uscita dal tunnel ». Sono passati otto anni da quell’evento liberatorio. Lui è ancora qui. Tottimo e abbondante.
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NON SOLO PUPONE DE ROMA - JACOPO GRANZOTTO, IL GIORNALE -
Dieci anni di meno. Il pupone, per gli inglesi Maestro, Eternal Totti, Italian Legend, Classy Veteran se la ride pacioso. Col Verona un paio di dribbling, che non sono proprio nel suo dna. Martedì col City il mezzo cucchiaio, appoggi al bacio, nessuna caduta non provocata. Applausi. Aveva visto bene Rudy Garcia: è ringiovanito, cambiato Francesco Totti, Totti Eclipse of the Hart (magnifico gioco di parole su celebre canzone di Bonnie Tyler dei soliti inglesi), a 38 anni sembra essersi sdoganato dall’essere giallorosso e basta. Mondiale a parte (non l’ha mai sentita veramente sua quella coppa) ha finalmente titoloni fuori dal grande raccordo anulare.
Non è mai troppo tardi e l’impresa inglese sembra l’antipasto di una possibile stagione da incorniciare; ora Totti è il bomber più anziano d’Europa. Poi, in caso, si vedrà. E gli inglesi chiedono scusa. Già. Il Daily Telegraph («Totti gamba relativa ma visione di gioco sconfinata») ricorda l’incauto cinguettio del Manchester City, che faceva notare come non avesse mai segnato in Inghilterra, «inopportuno e irrispettoso verso un uomo che a Roma blocca il traffico». Ora per fare meglio di Puskas, e diventare il più anziano marcatore non solo in Champions league, Totti dovrebbe superare gli ottavi di finale e segnare nei quarti in programma ad aprile. E, intanto, Garcia ha annunciato che in dicembre, ritorno con il City, rientreràò Kevin Strootman a dare una mano.
Era proprio destino. Totti, che non era riuscito a festeggiare con un gol i 38 anni contro il Verona, si è rifatto con gli interessi nella città dove visse la più grande amarezza sportiva, Manchester United-Roma 7-1 del 10 aprile 2007. Ricordando soprattutto Giggs. Aveva superato la trentina già allora, Pjanic era minorenne, Florenzi giocava e poco negli Allievi, Rudi Garcia allenava il Digione in Ligue 2: sembra passata una vita. Ma a ben guardare la leggenda italiana non predica nel deserto, piuttosto sembra fare tendenza e non solo per il dito in bocca. Molti dei vecchietti terribili della Champions attuale appartengono, infatti, alla classe ’78: da Frank Lampard a Didier Drogba, tornato quest’anno al Chelsea; da Claudio Pizarro, attaccante del Bayern Monaco, a Gigi Buffon che barcolla ma non molla. Sarà quella musica, sarà che è un palcoscenico secondo solo ai campionati del mondo per importanza, saranno gli stadi pieni, fatto sta che Francesco sembra tornato ragazzino in tempo utile per non perdere il treno, l’ultimo. La Juve non ringrazia. A tre giorni dal big match allo Juventus Stadium per Allegri e i tifosi bianconeri c’è da essere preoccupati. La Roma avrà un giorno in più per preparare il big match e Totti sarà in campo dall’inizio accanto a Gervinho, che in serie A si sente a suo agio. E a poco sembra servire il diplomatico annuncio di Totti alla vigilia della partita («Siamo la seconda forza del campionato. È normale che...».), se proprio una settimana fa aveva dichiarato «colmeremo il gap!». A Trigoria Garcia avrebbe già scommesso una cena fuori porta che i suoi non perderanno testa e partita. Di solito il francese non azzecca solo i cambi.