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 2014  settembre 27 Sabato calendario

SONO UNA TRANS CERCO L’AMORE


Per cominciare, lasciate che vi dica che sono una donna. È così che mi presento al mondo, e nessuno deve preoccuparsi di altro. Anche la mia patente lo dice, e si sa: i documenti non mentono. Purtroppo di quando in quando, se le circostanze lo richiedono, sento il bisogno di apporre un asterisco alla dicitura.
Un’opzione tra “maschio” o “femmina” non basta a descrivere ciò che ho vissuto. Non fraintendetemi: non amo sentirmi a margine della società, e l’idea di rivelarmi mi tormenta. Anche se esistesse una terza casella, probabilmente continuerei ad attenermi a quel “femmina”, nella speranza di sfuggire al giudizio del prossimo.
Sono una donna trans di trentadue anni, vivo a Nashville, Tennessee, e sto mettendo da parte i soldi per sottopormi alla vaginoplastica. In bikini sto alla grande; ma un movimento brusco potrebbe essere, per così dire, rivelatore. Premesso questo, ho vissuto molte esperienze comuni alle mie sorelle di genere. Guadagnare meno dei colleghi maschi? Fatto. Vedersi trattare con sufficienza? Fatto. Soffrire di fluttuazioni ormonali, nel mio caso da dosaggio sconvolto? Eccome! Nelle mie vene l’estrogeno scorre abbondante, il testosterone viene soppresso quanto più possibile, il mio seno richiama gli sguardi, sotto Natale guardo con piacere tutti i film a base di buoni sentimenti in tv. Sono cose che, pur non riassumendo il vissuto di ogni donna, lasciano supporre un’appartenenza al genere femminile.
Toltami il pensiero di questa imbarazzante introduzione, vorrei parlare adesso della mia ricerca di un compagno. La mia transizione è iniziata a gennaio 2011. Separandomi da mia moglie avevo capito che dovevo smettere di tentare di rendere felice il prossimo soffrendo, e iniziare a muovere dei passi verso la mia felicità. Quel primo anno fu pieno di sconvolgimenti, e solo verso il nono o il decimo mese decisi che il mio aspetto era sufficientemente passabile da provare a cercare un partner. Ho iniziato da un sito di incontri per donne trans, dall’aspetto losco: aveva lo sfondo nero ed era pieno di pubblicità porno. Nonostante questo, la maggior parte degli utenti aveva un atteggiamento rispettoso, e ricevetti molte proposte di matrimonio da parte di stranieri. Ma io cercavo un uomo delle mie parti, la cui frequentazione non richiedesse di imparare il ceco o il russo.
Dopo due o tre settimane sono passata a OKCupid, il mio primo e ultimo amore in fatto di siti di incontri. Sono molte le ragioni per cui lo preferisco: è facilmente accessibile, permette di filtrare gli utenti (in base a una percentuale di affinità basata sulle risposte a domande che vanno dal bacon all’ateismo) e soprattutto è gratuito. Ho vissuto quel primo anno all’insegna del disprezzo verso il mio corpo (tanto per inaugurare la mia vita da donna), ma da subito ho confessato di essere trans. Dopo avere mentito a me stessa così a lungo, sentivo l’esigenza di essere finalmente onesta. Inizialmente cercavo solo uomini, ma nel giro di sei mesi alterai il mio profilo, definendomi prima “bisessuale” e poi “gay”. Lo feci perché le descrizioni visionabili gratis su OkCupid attirano uomini di ogni tipo, il che spesso non è un bene. Non sono una che detesta i maschi: semplicemente, mi irritano gli idioti che, con la loro profonda sgradevolezza, inducono le donne ad avere relazioni lesbiche. Sgradevolezza peggiorata dal desiderio di affermare la propria eterosessualità, dal momento che essere gay ritengono sia la cosa peggiore che possa capitargli. E se siete una donna trans in cerca di un rapporto onesto e normale, prima vi deridono – «Ha ha, tu sei trans, ma io non sono gay!», o meglio, i sinonimi più offensivi di gay – e poi vi rivolgono proposte indecenti. Il personaggio di Pornstache nella serie tv Orango is the new black dice: «Lei sa cosa piace al pene, perché ne aveva uno». Un’affermazione che riassume bene l’opinione di alcuni uomini su di noi. Non so esattamente cosa determini nella mente di questi tipi libidinosi il pensiero: «Bocce! Culo! Devo assolutamente fare incontrare questa donna con il mio pene!».
Tra i messaggi memorabili ricordo soprattutto quello di un uomo con cui l’affinità era al 72% (non male!): «Perché sei apparsa tra le persone compatibili se non sei una donna? Credi forse che dovrei accontentarmi del tuo posteriore?». Poco dopo ho modificato nuovamente il profilo, rivelando solo alla fine il mio status di donna trans. L’ho fatto per obbligare gli uomini a scorrere TUTTE la mie formidabili doti prima del finale a sorpresa. Da quel momento, al posto di messaggi sgarbati ho iniziato a ricevere secchi rifiuti. Non che non ci sia stato qualche scambio sincero con uomini deliziosi: conversazioni brevi e cortesi, servite ad appurare che non avevamo molto in comune. O sfociate in incontri scialbi. Cose normali.
Alla fine ho eliminato del tutto la parola “trans”, e nello stesso periodo, a circa un anno dall’inizio della ricerca, ho smesso di rispondere a ogni uomo che mi scriveva, preferendo le donne. Alle persone nuove, trovo in ogni caso il modo di far sapere entro i primi cinque messaggi che sono una donna con asterisco. Probabilmente la maggior parte di chi ha dato un’occhiata al mio profilo si è detto «non fa per me»; e va benissimo. Certo, gli incivili che hanno giudicato la mia storia soltanto dalla copertina hanno rovinato la piazza a tutti gli altri che forse (se ben addestrati, naturalmente) avrebbero potuto essere degli amanti passabili.
(©The Toast, thetoast.net/2014. Traduzione Marzia Porta).