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 2014  settembre 30 Martedì calendario

CHE COSA È LA CEI NELLA POLITICA ITALIANA


Arturo Carlo Jemolo, cattolico liberale, che spesso vedevo pregare in ginocchio nella chiesa romana di Cristo Re, auspicava una “libera Chiesa in un libero Stato”. Che cosa direbbe oggi delle critiche mosse da esponenti della Conferenza Episcopale Italiana alla politica del presidente del Consiglio. E lei che ne pensa?
Ettore Visca

Caro Visca,
Penso che la Chiesa non abbia mai smesso di intervenire nella politica italiana, ora per proclamare i suoi principi «non negoziabili», ora per difendere e tutelare gli strumenti del suo radicamento nel territorio nazionale. Sono cambiati, se mai, i metodi e lo stile. Durante il fascismo e dopo il Concordato, il Papa riservava a se stesso gli interventi maggiori, ma lasciava il trantran quotidiano a un folto numero di messaggeri e mediatori, laici o sacerdoti, che erano in grado di rappresentare gli interessi della Chiesa nelle anticamere delle istituzioni nazionali. Dopo la guerra e sino all’inizio degli anni Novanta, la Chiesa poté contare sulla Democrazia cristiana, ma dovette constatare in alcune circostanze (divorzio, aborto) che la Dc, se voleva conservare il potere, non poteva piegarsi interamente ai diktat della Santa Sede.
La situazione è cambiata dopo la scomparsa del partito cattolico. La Chiesa ha perso il suo attendente e scudiero nel cuore delle istituzioni, ma può contare da allora su un numero considerevole di parlamentari cattolici presenti in quasi tutte le formazioni politiche. Non è tutto. La elezione di papi stranieri ha reso il vertice della Chiesa molto meno italiano di quanto fosse stato in passato. Il pontefice è sempre vescovo di Roma, ma gli affari della penisola sono gestiti ormai prevalentemente dalla Conferenza episcopale italiana.
Abbiamo assistito così, con il passare del tempo, alla nascita di una terza Camera italiana, accanto a Montecitorio e a Palazzo Madama. È composta da più di 300 vescovi (circa 120 nella Conferenza episcopale francese, circa 100 in quella spagnola), è finanziata dallo Stato grazie all’8 per mille, è spalleggiata da una larga rete di quotidiani, settimanali, stazioni radiofoniche e siti Internet. È andata progressivamente allargando l’area dei suoi pronunciamenti e si è attribuita il diritto d’intervenire con giudizi e prediche in tutte le vicende politiche e sociali dell’Italia. Rappresenta un pericolo per la sovranità dello Stato? Tutto dipende dalla reazione degli italiani e delle loro pubbliche istituzioni. Uno Stato liberale non può impedire ai suoi vescovi di esprimersi su tutto. Ma non è tenuto a trattarli come altrettanti oracoli. Come quelli delle altre grandi lobby nazionali, dalla Confindustria alla Cgil, gli interventi della Cei sono utili al dibattito nazionale, ma le responsabilità, in ultima analisi, sono degli uomini e delle donne che sono stati eletti dai loro cittadini.