Sebastiano Vernazza, SportWeek 27/9/2014, 27 settembre 2014
CORI E BOTTE: IN CELLA COME ALLO STADIO
Antonino Speziale è l’ultrà del Catania condannato in via definitiva per l’uccisione dell’ispettore Filippo Raciti, la sera del 2 febbraio 2007, durante gli incidenti collegati al derby col Palermo. Otto anni di carcere per omicidio preterintenzionale. Di recente il tribunale di Palermo ha punito Speziale con “sei mesi di sorveglianza speciale e controllo della corrispondenza” per i suoi cattivi comportamenti in prigione. Il giudice ha così definito il carcerato Speziale: “Soggetto tendente alla violenza, turbolento, refrattario alla disciplina e pericoloso, come dimostrano i modi arroganti e minacciosi tenuti con la polizia penitenziaria e gli altri detenuti”. Ecco alcuni specifici episodi. Il 6 dicembre 2012 ad Augusta, durante una lezione scolastica, ha cantato un coro calcistico. Nella stesso istituto, il 23 dicembre 2013, assieme ad altri reclusi catanesi, ha aggredito un detenuto palermitano. L’8 aprile 2014 ad Agrigento ha tenuto “atteggiamenti arroganti” con un operatore per una doccia; il 15 maggio 2014, “affacciandosi alle sbarre della finestra, e mantenendo alta la voce, ha intonato cori tipici delle tifoserie calcistiche rivolti contro polizia, carabinieri e lo Stato. Altri detenuti, ubicati ai piani superiori, applaudendo, lo invitavano a continuare”. Giuseppe Lipera,
avvocato di Speziale, ha presentato ricorso in Cassazione, contro “l’applicazione di un così severo regime” nei confronti del suo assistito. Noi ci chiediamo che cosa combinerà Speziale quando avrà scontato la pena e ritornerà a piede libero.