Matteo Pierelli, SportWeek 27/9/2014, 27 settembre 2014
IL MISTERO CHIAMATO VIA LATTEA
Il piccolo viale in ghiaia è accompagnato da un doppio filare di pini. A sinistra c’è la pista di allenamento, a destra si apre la vista sui prati rinverditi dalla pioggia caduta in questa strana estate. Più in là, svoltando a destra, ecco una piccola discesa che porta alla “casa” di Via Lattea, la cavallina bianca che sta facendo impazzire la scienza e gli studiosi di genetica.
La Basilica di San Francesco d’Assisi vigila dall’alto, maestosa, imponente. E forse sta qui l’inghippo: che sia la presenza di uno dei luoghi di culto più gettonati da turisti e fedeli ad aver avuto un’influenza su questo miracolo? Sì, perché di miracolo si tratta. Lei è albina, ovvero tutta bianca, non grigia, come qualche volta succede col passare del tempo a cavalli nati col mantello scuro. No, è albina, ha la pelle rosa e gli occhi scuri. Quando è nata, la notte del 4 aprile, Sergio Carfagna, 59 anni, ristoratore e proprietario di questo splendido allevamento-agriturismo di oltre 14 ettari nel cuore dell’Umbria, non credeva ai suoi occhi. «E questa da dove arriva?», ha esclamato con gli occhi sgranati, nonostante l’alzataccia (Via Lattea è nata in piena notte) e nonostante quella fosse per lui una scena di routine, visto che vive a pochi metri dalle sue scuderie e di parti equini ne ha visti a centinaia.
Ma che uscisse una puledrina bianca non se l’aspettava proprio. E non solo perché i suoi genitori (papa Gruccione Jet e mamma Melodiass) sono molto scuri, quasi neri. Nella stirpe dei trottatori, in Europa non era mai successo, mentre al mondo sono stati scoperti due soli casi di ambiatori (specialisti dell’ambio, andatura diversa da galoppo e trotto): una femmina nata nel 1998 in Ontario (Canada) e un maschio nato nel 2012 nel New Jersey (Usa). «Il giorno dopo il parto», racconta Carfagna, «avevo già qui i ricercatori dell’Università di Perugia. Il professor Maurizio Silvestrelli, direttore del centro di studio del cavallo sportivo alla facoltà di medicina veterinaria, ha cominciato una serie di approfondimenti per cercare di capire cosa sia successo. In altre razze capita che nascano puledri bianchi e il gene responsabile è noto. Nei trottatori no. A Perugia stanno indagando e se questi ulteriori studi dovessero confermare l’unicità dell’evento, la cavallina albina rappresenterebbe una scoperta a livello mondiale».
Un evento molto simile a un miracolo, quindi, forse favorito anche dalla benedizione quasi quotidiana data da un frate francescano. Padre Danilo Reverberi, 57 anni, che dalla fine degli Anni 70, quando faceva il bancario a Milano (dove è nato), era una presenza fissa sulle tribune dello scomparso ippodromo del trotto di San Siro. «Mi sono avvicinato all’ippica per puro caso. Lavoravo al Credito Romagnolo in piazza Cordusio, vicino alla sede della Banca d’Italia. Ero a casa in malattia e un giorno un amico per distrarmi mi chiese di accompagnarlo all’ippodromo: un colpo di fulmine. Poco dopo ho mollato il lavoro e mi sono spostato ad Assisi per studiare teologia, rassegnato a non vedere più le corse dal vivo, visto che l’Umbria è una delle poche regioni che non hanno un ippodromo. Però, durante le pause delle lezioni, mi affacciavo da un balconcino della Basilica di San Francesco e vedevo lì sotto i cavalli e una pista di allenamento. Mi sono informato, un amico mi ha portato da Sergio Carfagna e da allora siamo diventati come fratelli. In pratica ci sentiamo tutti i giorni».
Padre Danilo è un frate anomalo: jeans, giubbetto alla moda, capelli tagliati con cura e fisico quasi da atleta. Conosce tutte le caratteristiche dei trottatori ed è un grande esperto di genealogie. In breve diventa anche una sorta di consulente di Carfagna: lo aiuta nella scelta degli accoppiamenti stalloni-fattrici, segue l’iter dalla nascita alla doma dei cavalli e decide i loro nomi, mai banali. Come è successo anche per Via Lattea, chiamata «come la costellazione di stelle luminose così come è luminoso e bianco il suo mantello. Come parametro ho dovuto solo rispettare la V iniziale, lo impone il regolamento per i nati nel 2014».
Via Lattea, se vorrà andare ancora controcorrente (secondo gli studi veterinari i cavalli bianchi sono più deboli, hanno fastidi intestinali e problemi con l’esposizione al sole) e deciderà di scendere in pista, lo potrà fare a partire dal 2016, quando avrà due anni. «Sarebbe una cosa bellissima», continua Padre Danilo, «l’ennesima dimostrazione che da queste parti c’è qualcuno dall’alto che vuole mandare un segnale di speranza al nostro settore. Non credo sia un caso che lei sia nata qui. Qualcosa di strano nell’aria lo avvertivo. Due giorni prima della sua nascita, ho aperto la pagina Facebook dell’allevamento e ho postato l’ultima ecografia della mamma. Dal nulla, abbiamo avuto quasi 13.000 contatti, come se la gente si aspettasse un evento fuori dall’ordinario».
Ma qualcosa di soprannaturale era già accaduto prima. A causa della cronica e drammatica crisi che sta vivendo in Italia l’ippica, preda dei burocrati ministeriali, mamma Melodiass, che viveva
nelle Marche, era diventata troppo costosa per il proprietario. Il quale, prima di liberarsene (gli avrebbe fruttato pochi spiccioli) e rischiando di vederla andare al macello, la offrì all’amico Sergio Carfagna. Melodiass arrivò ad Assisi già gravida, venne accudita come una figlia e ora scorrazza felice assieme alla sua “bambina” in uno dei tanti paddock di un allevamento teatro qualche anno fa di un altro miracolo. Era il marzo del 2009 e Iglesias («il cavallo più forte che abbia mai avuto», dice Carfagna) venne rapito a Licola (vicino Napoli), dove si trovava per essere curato a un tendine, attraverso l’effetto terapeutico del mare. Uno dei tanti casi, purtroppo, con gli animali che il più delle volte non vengono più ritrovati: nella migliore delle ipotesi finiscono in strada a fare le corse clandestine, oppure vengono portati nei Paesi dell’Est (dove i controlli sono più blandi) a fare i riproduttori. Invece Iglesias dopo tre mesi venne recuperato a Sant’Anastasia (sempre sul litorale campano): non mangiava da giorni, era solo carne e ossa, aveva perso 45 chili ma era vivo e pochi mesi dopo tornò a correre e vincere. «Un miracolo», si disse anche allora.
Ora Iglesias fa il riproduttore, vive proprio di fianco al box della cavallina bianca e i due sembrano ignorarsi, come se fossero gelosi delle rispettive favole. Via Lattea per il momento sta sempre attaccata alla mamma, fra un mese smetterà di prendere il latte, intanto si gode il contatto con la gente.
«Le piace farsi accarezzare, soprattutto dai bambini», dice ancora Carfagna. «L’abbiamo portata negli ippodromi di Cesena e Montecatini e alla mostra del cavallo a Città di Castello. Un entusiasmo mai visto, lei non ha paura di nulla. Ora manca l’ultimo passo: vederla in pista a correre, a dispetto di tutte le leggi della scienza». Sarebbe l’ennesimo miracolo, che si ricongiungerebbe al messaggio di San Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia: gli allevamenti sono una ricchezza della natura.