Henryk Broder, Il Secolo XIX 27/9/2014, 27 settembre 2014
CARI MUSULMANI, POTETE DAVVERO DISSOCIARVI DAI CRIMINI DELL’IS?
Cari concittadini musulmani, care concittadine musulmane, cari discendenti del Profeta Mohammed,
non so se sia giusto rivolgersi a Voi con questo tono un po’ pesante. Preferirei dire: cari musulmani e care musulmane, ma temo che non sarebbe politicamente corretto. E io non voglio offendere nessuno. Tanto più che abbiamo diverse cose in comune. Io stesso sono un cittadino con un background d’immigrazione. Avevo undici anni e non spiccicavo una parola di tedesco, quando i miei genitori lasciarono la Polonia e passando per Vienna si trasferirono a Colonia. Chissà perché proprio Colonia. Comunque sia, Katowiee, da dove venivamo, era ancor più brutta.
Oggi, retrospettivamente, posso dire soltanto una cosa: la mia è stata un’infanzia di merda. Non per la “cultura dell’accoglienza”, connotata dal dialetto “Kölsch” di Colonia e dai rituali carnevaleschi, ma a causa dei miei genitori: erano sopravvissuti agli anni del nazismo, ma avevano perso l’anima. Casa nostra era un purgatorio della memoria. Nondimeno, non mi sarebbe mai passato per il cervello di farmi saltare in aria o di entrare a far parte di un gruppo terrorista. Benché non desiderassi che una cosa: lasciare quella valle di lacrime e di parossistico dolore. Racconto queste cose soltanto per mettere in chiaro che non sono venuto al mondo su uno yacht e con in mano la carta Visa Oro. Questo per quanto riguarda me. E adesso veniamo a Voi.
Personalmente penso che sia positivo il fatto che una settimana fa abbiate mandato “un segnale” manifestando contro il razzismo, il fanatismo e la barbarie dello Stato Islamico il quale, come hanno ribadito tutti gli oratori, nulla avrebbe a che fare con il “vero Islam”.
Avete preso le distanze dai crimini commessi “nel nome dell’Islam”. Tuttavia, in quel momento ho avuto un déjà-vu. Dove avevo sentito già recitare quella formula? Precisamente! Alle celebrazioni della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz; alle commemorazioni del rogo nazista dei libri; ogni 9 novembre, quando si ricorda la “Notte dei cristalli”; in occasione dì tutte le visite dei Presidenti della Repubblica tedeschi in Polonia, in Francia e in Grecia, quando chiedevano scusa per i crimini perpetrati “nel nome dei tedeschi”,
Com’è stato possibile, mi domandavo tutte le volte, devastare mezza Europa, assassinare milioni di persone e poi separare, i crimini dai criminali? I tedeschi avevano forse dato una delega a un subappaltatore, a una qualche srl per riportare nel Reich la Ostmark [la “marca orientale”, termine generico usato con compiacimento dai nazisti per indicare l’Austria, ndt], per invadere la Polonia, per radere al suolo Rotterdam e Coventry, mentre loro stessi con “lavoro e gioia” [organizzazione che aveva come precedente l’organizzazione similare del fascismo italiano del Dopolavoro, istituita nel 1933, ndt] soggiornavano sull’isola di Rügen nel Baltico e nei boschi della Baviera?
Oggi mi domando come “nel nome dell’Islam” si possano commettere crimini che con l’Islam nulla hanno a che fare e che non ricadano sull’Islam?
Come distinguere i “veri” musulmani da quelli “non veri”? (...) Se l’Is non è islamico, l’Inquisizione non era cristiana. A questo punto, Tomás de Torquemada faceva torturare solo “nel nome del cristianesimo”, mentre i “veri cristiani” si stavano preparando alla prossima Giornata ecumenica. E i crociati? Erano i primi turisti delle vacanze avventura. “All inclusive”, tutto compreso, s’intende.
Senonché, cari parenti, c’è un’altra formula che mi irrita ancor di più e che negli ultimi giorni è stata ripetuta a mo’ di litania. «L’Islam è perfetto. Solo alcuni musulmani non lo sono». Una frase dal suono saggio e conciliante. Nessuno è perfetto, tutti possono sbagliare. Ma il testo tra le righe è totalitario. Siccome nessun essere umano può essere perfetto, non può esserci neanche un sistema perfetto, una religione perfetta.
Chiunque abbia un sentire democratico sa che la democrazia non è una conditio finale e definitiva, bensì un work in progress. Essa ha bisogno di continue correzioni. È come voler sapere cosa c’è dietro l’orizzonte: lo si avvicina, senza mai raggiungerlo.
Solo gli adepti dei sistemi totalitari sono talmente convinti della loro fede da ritenerla perfetta. Il comunismo era perfetto, idem il nazionalsocialismo. Se poi nella prassi nascevano dei problemi, ciò era dovuto soltanto alle persone che non erano all’altezza del loro compito. Su queste orme argomentative adesso si muovono gli adepti di Mohammed. Il quale era un Uomo perfetto, l’Islam è perfetto, solo alcuni musulmani non lo sono.
Con una siffatta formula magica si può ricondurre e giustificare ogni efferatezza con l’“errore umano”. E a tale scopo è stato inventato il distinguo tra Islam e Islamismo. L’Islam è una “religione di pace”, come negli ultimi giorni hanno esplicitamente sottolineato il presidente Obama, il premier Cameron e il ministro degli Interni tedesco Thomas de Maizière.
L’Islamismo, invece, è una “ideologia che disprezza l’essere umano” e la cui strada è lastricata di cadaveri. E l’uno non ha nulla a che vedere con l’altro. Eccetto che i crimini che vengono commessi “nel nome dell’Islam” vengono attribuiti all’Islamismo. A dire il vero, per me è tutto troppo complicato. Non ci capisco un’acca. Forse qualcuno può aiutarmi a fare un po’ di chiarezza. L’attacco dell’11 settembre rientra nell’ambito di competenza dell’Islam o in quello dell’Islamismo? Le impiccagioni di omosessuali sulle gru, la lapidazione di donne fedifraghe e il taglio di mani e di piedi come pena per un furto – tutto ciò è rispondente ai dettami dell’Islam o alla prassi dell’Islamismo? Gli attentati di Londra, Madrid, Bali, Pune, Mumbai, Djerba, Ankara, Amman e Nairobi – solo per citarne alcuni – sono da ricondurre all’Islam o all’Islamismo?
Se Hamas fucila una dozzina di presunti traditori nel cortile di una moschea nella Striscia di Gaza, ciò è rispondente alle regole dell’Islam o al gusto degli islamisti? Se milioni di musulmani in tutto il mondo scendono in piazza contro un paio di caricature su Maometto – che peraltro conoscono soltanto per sentito dire – e se in quelle manifestazioni muoiono più di cento persone, dobbiamo metterlo in conto all’Islam o all’Islamismo? E se in una moschea a Berlino un Imam arrivato in aereo dalla Danimarca aizza la folla a “dare la caccia e a uccidere gli ebrei sionisti fino all’ultimo”, abbiamo a che fare con l’amor prossimo dell’Islam o piuttosto con il linguaggio rude dell’Islamismo?
Ogni religione ha i suoi fanatici che prendono la propria fede talmente sul serio che Dio, se mai esistesse, si volterebbe disgustato dall’altra parte. Tra i protestanti è stato poco tempo fa Ian Paisley, il quale ha fatto di tutto per impedire una soluzione del conflitto nordirlandese. Tra i cattolici è il vescovo inglese Richard Williamson, dichiarato antisemita e negazionista dell’Olocausto. (...) Tuttavia, in nessun’altra religione – mi spiace davvero dovervelo dire – la schiera dei fanatici è così fitta come da Voi, cari vicini di casa e dirimpettai nella grande casa del monoteismo. E ciò non ha niente a che fare con il fatto che nel mondo vi siano circa 14 milioni di ebrei, 800 milioni di protestanti, 1,2 miliardi di cattolici e 1,5 miliardi di musulmani.
Ogni cristiano praticante, ogni ebreo osservante è naturalmente convinto che la sua religione sia superiore alle altre religioni. Ciò vale anche per i seguaci di comunità laiche, per i vegetariani, gli oppositori del nucleare e i profeti dell’apocalisse in seguito al cambiamento climatico.
Ma quanti cristiani ed ebrei cercano di imporre ancor oggi le loro fede col fuoco e con la spada? Quando mai negli ultimi tempi un ebreo o un cristiano si è fatto saltare in aria trascinando altri nella morte, perché un qualche infedele o miscredente ha offeso Gesù o Mosè? Quando mai negli ultimi tempi – fatta eccezione per l’Irlanda – cattolici e protestanti si sono combattuti come oggi fanno sunniti e sciiti?
Può essere che l’Islam e l’Islamismo non siano proprio la stessa cosa. Ma la differenza è trascurabile. Hamas che comanda nella striscia di Gaza e Hezbollah che fa parte del governo nel Libano appartengono all’ala islamica della Umma, mentre Boko Haram, al Qaida, al Nusra, al Shabaab, il Gruppo del Sauerland e i due convertiti nigeriani che il 22 maggio 2013 hanno letteralmente fatto a pezzi il soldato inglese Lee Rigby tendono piuttosto all’Islamismo? Una cosa è chiara: tutti vengono superati dallo Stato Islamico. E non passerà un’eternità prima che un gruppo ancor più radicale superi l’Is.
L’ho già detto. Trovo che sia positivo che abbiate mandato “un segnale”, insieme al ministro degli Interni tedesco, al presidente del Consiglio centrale degli ebrei di Germania e al presidente del Consiglio della Chiesa evangelica di Germania, che vi hanno parlato con il tono con il quale ci si rivolge a bambini difficili: molto lentaaaaaaamente e cadenzando ogni singola parola.
Eppure siete scesi in piazza per protestare contro il fanatismo religioso soltanto dopo che un boia dell’Is aveva decapitato due americani e un inglese. È stata ovviamente una public relation da vomito, sia per l’Islam che per l’Islamismo. Ma non sono state le prime decapitazioni eseguite “nel nome dell’Islam”. Daniel Pearl, giornalista ebreo nativo degli Usa, che lavorava per il Wall Street Journal, nel gennaio 2002 venne spedito all’altro mondo nella stessa maniera, a Karachi: la responsabilità di quell’uccisione venne assunta da un sedicente “Movimento per il ripristino della sovranità del Pakistan”.
Da allora sono stati continuamente decapitati infedeli e traditori, com’era uso fare ai tempi di Mohammed e a tutt’oggi oggi è uso fare in Arabia Saudita. Venerdì scorso è stato ritrovato il corpo decapitato di un beduino nelle vicinanze della città di Sheik Zuweid nel nord della penisola del Sinai. Quell’uomo era sospettato di aver lavorato per l’intelligence israeliana. Dal momento che non era né americano né europeo e che l’“esecuzione” non è stata filmata, quell’atto non è stato diffuso.
Temo che tra breve dovrete nuovamente muovervi e mandare “un segnale”. Per il telegiornale e per le trasmissioni tv di attualità. A meno che non vi venga in mente qualcosa di meglio per parlare ai giovani che si sentono attratti dall’Iraq e dalla Siria. Tra questi, anche giovanissime ragazze che desiderano sposare un “martire”. Che ne dite un concerto rock nella moschea di Duisburg-Marxloh? Oppure di una Jihad per l’amore libero?
Salam e Shalom a tutti.
Traduzione di Alberto Nocetti