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 2014  settembre 27 Sabato calendario

PRECARI E SOTTOPAGATI, LA RIVOLTA CONTRO FARINETTI


Oscar Farinetti, patron baffuto del colosso dell’intrattenimento alimentare, Eataly, è andato a sbattere proprio nell’amata Firenze dell’amico Matteo Renzi. È dalla fine dell’agosto scorso che Oscar non riesce a seppellire lo scontro a colpi di dichiarazioni stampa con tre ex dipendenti del ristorantone aperto solo a dicembre 2013 nel centro del capoluogo toscano. Proprio oggi Farinetti (o per lui, il paziente figlio Francesco), avrebbe dovuto incontrare i tre che gli hanno dichiarato guerra e sbattuto sul web tutte quelle critiche che più gli bruciano: sfruttamento, turni massacranti, alcuna certezza sul futuro. E invece l’incontro non ci sarà. Ieri - sull’Huffington Post - Farinetti è sbottato e ha fatto sapere che l’incontro non ci sarà: «Accuse false e terribili che danneggiano l’immagine di Eataly, lanciate da tre persone che non riflettono in nessun modo l’opinione dei dipendenti». Ma cosa hanno fatto di tanto grave i tre non più dipendenti (seppure a tempo determinato, interinali, a progetto), per far così infuriare il prototipo dell’imprenditore renziano illuminato? Hanno pubblicato su un blog (Clash City Workers), tutte le lamentele possibili sul (non) dorato mondo del buon Farinetti: il titolo dell’icona che conduce all’inchiesta è già tutto un programma: “Eataly. Alti profitti. Noi lavoriamo. Loro mangiano”. E pare proprio che sia stato questo logo taroccato e velenoso a far infuriare il patron dei megastore sparsi per mezza Italia e ben radicati negli States. A dire il vero, a Firenze è da qualche settimana che - piluccando sulla stampa locale - vengono sparate frecce acuminate contro il megastore del buon cibo (a caro prezzo) italiano. Insomma, scorrendo la cronaca un tantino velenosa (4 settembre) del Corriere Fiorentino, la grande passione dei fiorentini per il negozio alimentare griffato sembra essersi spenta. “Nove mesi e la coda non c’è più”, titola il reportage pubblicato sul dorso toscano del Corsera. Un elenco infinito di puntigliosi giudizi per spiegare ai fiorentini che la mecca cittadina del buon mangiare non è più nel cuore e negli itinerari dei toscanacci. Questi ci entrano, acquistano di corsa magari pane e mozzarella per arrangiare una cena e lasciano il posto ai turisti che si abbuffano solo ai ristorantini e disdegnano il costoso ristorante interno con ambizioni stellate. Ma il problema non sono tanto le buste della spesa vuote e il supposto disamore dei fiorentini per questo parco giochi della gola (in pieno centro a Firenze). Il problema sono i tre ex dipendenti che ora (oggi) Farinetti si rifiuta di incontrare. Loro, i tre non riconfermati, lamentano paghe da fame (800 al mese, Farinetti dice 1.000), turni pazzeschi e un po’ strampalati e una girandola di contratti (a tempo determinato, a progetto, interinali), pensati per non arrivare mai alla stabilizzazione. A dirla tutta, Farinetti junior ha siglato (sempre a inizio settembre), un accordo con la Cgil locale per stabilizzare la maggior parte della forza lavoro precaria. Entro il 31 gennaio 2015 saranno stabilizzati 52 lavoratori, che porteranno il numero dei lavoratori a tempo indeterminato dello store di Firenze da 22 a 72 (organico totale 97 addetti). Farinetti, che pure a Bari ha avuto problemi simili, mastica amaro e rimugina: non vuole passare alle cronache per un approfittatore della giungla contrattualistica italiana. E poi con l’idea di quotarsi (magari a Milano, forse a Wall Street), nel 2016/2017, avere l’etichetta del furbetto che paga poco e affama i suoi lavoratori, che ci danno da mangiare, non è proprio la migliore delle pubblicità.