Fulmini 30/9/2014, 30 settembre 2014
MOMENTI «I
momenti difficili e dolorosi mi sono serviti perché vincere ti rende felice, però sconfitte e delusioni mi hanno aiutato a maturare e crescere» (Andrea Ranocchia).
LIMITI «I ragazzi sono tutti grandi professionisti che hanno il Milan nel cuore, poi ogni persona ha dei limiti» (Pippo Inzaghi e le amnesie difensive del suo Milan).
RETROCESSI «Mi dava fastidio solo che ci dessero per già retrocessi, perché io sapevo, e so, che questa squadra può giocare bene al calcio. Sì, si può ancora giocare bene a pallone. Dicevano che prendevamo gol per la solita difesa zemaniana, ma a me piace come giochiamo in difesa: anche stavolta abbiamo preso al massimo due tiri in porta, come nelle altre partite» (Zdenek Zeman dopo la vittoria del suo Cagliari a San Siro).
PROGETTO «Prima o poi vinceremo la Champions, aver conquistato due scudetti in tre anni non ci basta. E quando la conquisteremo, non vuol dire che il nostro progetto sarà finito. I proprietari vogliono che il City diventi una squadra in grado di vincere la Champions tutti gli anni» (il tecnico del Masn City Pellegrini).
FREDDO «Il freddo, a parte, a Manchester ho vissuto un’esperienza affascinante. Sento questo City ancora mio. I punti di forza restano i calciatori con i quali ho vinto tre trofei a Manchester: Yaya Touré, Zabaleta, Aguero, Dzeko, Silva. Ho bei ricordi di quasi tutti i giocatori che ho allenato al City» (Roberto Mancini).
SCI «A dieci anni giravo il paese con uno sci, ho imparato così a non cadere, a tredici facevo la sciolinatura da solo, a gareggiare ho cominciato a sedici» (Piero Gros).
STRADA «Sono cresciuto per strada, giocavo nei parcheggi, tra le macchine, dove impari a reagire se ti fanno del male, a non piangere, a dare e guadagnare il rispetto. Da Les Ulis viene anche Henry, ma lui è finito presto al centro tecnico di Clairefontaine. Io ho continuato a stare in strada ed è stato meglio così: non ho niente contro i centri di formazione, ma a me serviva un’altra scuola» (Patrice Evra).
OTTO «Non posso rimproverare niente ai ragazzi. Hanno onorato la maglia e la firma di Alfredo Martini che portavano sul petto. Sapevamo di non avere un finalizzatore e che se la corsa si fosse decisa sull’ultimo strappo avremmo pagato dazio. Così è stato. Però abbiamo cercato in tutte le maniere di fare risultato. I ragazzi meritano 8» (Davide Cassani e il Mondiale vinto da Kwiatkowski)