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 2014  settembre 28 Domenica calendario

CAPITANO DE FALCO, AI VERI EROI LE INTERVISTE NON SERVONO

Quest’estate ci è toccato vedere il comandante Francesco Schettino, imputato per la morte di 32 persone nel naufragio della Concordia, immortalato in camicia bianca di lino, abbronzato, sorridente e in posa con diversi ospiti al “White Party” organizzato da un imprenditore sull’Isola di Ischia. Come un vip qualunque, un tronista o un reduce di reality. Poi ci è toccato leggere che il suddetto comandante era intervenuto a un seminario del Master in Scienze criminologico-forensi de La Sapienza di Roma. Si è saputo di recente che il titolo dell’incontro non era “Gestione del panico” come inizialmente riportato dalle agenzie, ma “Ricostruzione dell’evento critico della Costa Concordia con l’aiuto della grafica in 3d”. Il tema tuttavia non è importante, perché la questione cambia poco. Ci sono state, e giustamente, reazioni sconcertate, provenienti da ogni dove. Intanto a fine luglio il relitto della nave è stato trasferito dall’Isola del Giglio a Genova per essere smantellato. E questa settimana i giornali sono tornati a parlare del caso Costa Concordia per un’intervista rilasciata a Repubblica da Gregorio De Falco, il capitano di Fregata della Marina che la notte del 13 gennaio 2012 intimò a Schettino di tornare sulla nave. Che succede? De Falco è stato informato che dovrà lasciare il settore operativo per essere trasferito agli uffici amministrativi della Capitaneria di Livorno. Turbato e amareggiato, il capitano spiega di non capire le ragioni del cambio di mansioni. Uno sfogo a cui è dedicata un’intera pagina: “Sto pagando per tutto quello che ho fatto quella notte”. Schettino in cattedra e lei levato dal servizio operativo, che ne pensa? “Mi fa riflettere sulla circostanza che questo Paese è storto, privo di riferimenti corretti in cui le persone rispondano per il ruolo e la responsabilità che hanno”. Poi via, una serie di ipotesi sul collegamento tra quella notte e gli avanzamenti in carriera, l’inchiesta, le dichiarazioni ai giornali. È mobbing, spiega al Corriere della Sera.
Ha ragione De Falco quando dice che l’Italia è storta. Storta perché nel momento in cui ha incontrato il mostro ha avuto immediatamente bisogno di trovarne l’antidoto. E fare di lui – l’angelo del “torni a bordo cazzo”, che raccontò di aver pianto quella tragica notte – un eroe. L’abbandono della nave da parte di Schettino è un’azione antieroica. Ma la telefonata in cui De Falco tuona rabbioso, indignato e registrato cosa mai avrebbe di eroico? In un articolo apparso su Repubblica nel lontano 1982, Umberto Eco scrive che gli eroi veri sono sempre trascinati dalle circostanze, che non scelgono mai perché se potessero sceglierebbero di non essere eroi.
“L’eroe vero è sempre eroe per sbaglio, il suo sogno sarebbe di essere un onesto vigliacco come tutti”. Non si vanta, non si pente. Ma non finisce qui. Aggiunge Eco: “L’eroe soffre e sta zitto, sono caso mai gli altri che poi lo sfruttano facendone un mito”. Del resto De Falco, in quei giorni di gennaio del 2012, lo aveva chiesto ai cronisti: “Vi posso chiedere un favore? Dimenticatevi di me. Smettete di parlare di me”. Facile a dirsi più che a farsi, capitano, se si rilasciano interviste ai più importanti quotidiani italiani. Dopo la retorica dell’eroe, ci manca solo il martirio. Sarebbe bene ricordare che le parti offese in questa storia sono 32 morti e le loro famiglie che li piangono. Tanto per rimettere le cose nel loro giusto ordine.
@Silviatruzzi1
Silvia Truzzi, il Fatto Quotidiano 28/9/2014