il Fatto Quotidiano 28/9/2014, 28 settembre 2014
CESANO BOSCONE, LAVORANDO CON MISTER B.
Ieri Silvio Berlusconi ha detto di aver convertito un anziano comunista a Cesano Boscone. Questo articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero di “Il nuovo carteBollate”, il periodico dei detenuti del carcere milanese di Bollate. Parla anche dell’eccezionalità del condannato Berlusconi nella struttura della Sacra Famiglia.
Scendo dal bus a Cesano Boscone e mi avvio verso la struttura della Sacra Famiglia per prestare opera di volontariato come detenuto in articolo 21. Quando arrivo vedo una marea di persone. Ah, ma certo, oggi Mister “B” inizia i lavori socialmente utili. Adesso le sole differenze tra me e lui sono la statura e i soldi. Vabbé, anche qualche anno d’età e di condanna, se proprio vogliamo essere precisi. Comincio a vedere macchine della polizia di Stato, carabinieri, guardie giurate, guardie del corpo, insomma tante di quelle divise che penso: “Sono circondato”! Ma poi ricordo che questa volta non ho fatto nulla di male, sto solo andando a lavorare. Sembra che debbano preparare un secondo sbarco in Normandia, la divisa che mi colpisce di più è quella di un poliziotto di cui non so dire il grado, ma piena di ghirigori e ricami in oro, di solito li ho visti al massimo d’argento. Deve essere un pezzo grosso!
Sulla cima del semaforo è piazzata una telecamera, giornalisti dappertutto (...): chi parla per radio, chi con il telefonino, s’impartiscono ordini, un caos! Poi arrivano i mezzi pesanti con le parabole ripiegate sul tetto. Il circo mediatico è iniziato. Mi viene in mente di tirare fuori il pass con la mia foto, il nome e cognome, senza di quello non mi fanno entrare e poi lo devo appuntare sulla maglietta. Alla sbarra l’addetto mi ferma e me lo chiede, eppure gli altri giorni neanche mi guardava. Mi avvio verso la serra e vedo un gran fermento, pulizie dappertutto come se dovesse arrivare il Papa, non un semplice condannato come me. Beh, confesso che un po’ di invidia me la fa.
Inizio il mio lavoro in serra, dove si producono piante e verdure a prezzi abbordabili e giuro che non ho mai visto tanti clienti come quel giorno. A un certo punto l’agitazione sale, giornalisti che corrono come mosche, movimento di divise. “Arriva, arriva” si sente ripetere da tutte le parti. Io sghignazzando continuo il mio lavoro però sono anch’io un cronista, lavoro per carteBollate! E allora mi apposto per fare una foto col telefonino (...). Dopo poco mi raccontano che un contestatore (che poi ho visto al Tg mentre veniva immobilizzato da energumeni) gridava: “non dovevi venire qui ma a san Vittore”. Per carità, noi addetti ai lavori la galera non l’auguriamo a nessuno, ma almeno un giretto, tanto per capire come ha contribuito a conciare le carceri italiane durante i suoi mandati...
Delirio anche al bar, volti mai visti di gente che lì era fuori luogo, giacca e cravatta con telefoni di ultimissima generazione, che parlano mentre con computer portatili rivedono le riprese, tagliano, assemblano. Seduto con il mio caffè li guardo (...) provando l’impulso di andare a parlare con uno di quei giornalisti. Gli racconterei che per colpa di leggi ad personam come la ex Cirielli, fatte per Mister “B”, io che la mia pena l’ho finita da più di due anni sono ancora detenuto. Gli avrei parlato di quanti non hanno retto e si sono suicidati per le pene troppo lunghe o sproporzionate, gli avrei chiesto cosa sa degli agenti, che spesso con la loro umanità riescono a scongiurare drammi, del lavoro massacrante sotto organico che devono fare, dello stress che subiscono e anche loro cedono e quelli che non reggono si suicidano, come i detenuti. Perché non ne parlano mai?
Sapevo che Mister “B” sarebbe uscito verso le 14, così ho cercato un posto dove ci sono dei cespugli per scattargli almeno una foto, ma niente da fare, solo una grande agitazione, un improvviso movimento di uomini in divisa che si lanciano verso le loro auto, poi il macchinone scuro che sfreccia alla velocità di un battito di ciglia. Una giornalista un po’ goffa correva dietro l’auto con il computer aperto, puntando la web camera (...). Cosa avrei dato per immortalarla.
Questa è stata la prima giornata. Il giorno dopo ho cercato di migliorare la mia postazione piazzandomi sull’albero delle ciliegie, da lì si domina la scena. Aspetto (...) e così mi sono distratto. Temevo di aver perso l’occasione per la foto del secolo, ma mi avvisano che Mister “B” era già uscito dal retro, gabbando anche i paparazzi professionisti (...).
Nel frattempo il lavoro continua e le giornate proseguono tra gli aromi dell’orto, la visita di un simpatico leprotto, lo starnazzare delle papere con i piccoli e il canto della gallina quando ha fatto l’uovo. Ma ormai, come un vento che non si ferma, il discorso è sempre incentrato su Mister “B”. Chi se la prende con lui per la pensione e un altro che corregge: “Ma no, quella è stata la Fornero....”. Tutti che vorrebbero avvicinarlo, tutti che avrebbero qualcosa da dirgli, ma Mister “B” non è come noi. Un giorno lo aspetti e lui non si presenta perché deve registrare una trasmissione su Canale 5 e quando arriva è sempre attorniato da un esercito in divisa. Ma quanto ci costa in forze dell’ordine questo lavoro socialmente utile?
il Fatto Quotidiano 28/9/2014