Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 28/9/2014, 28 settembre 2014
“RESTO SINDACO E MI RICANDIDO, BATTO CHIUNQUE”
[Intervista a Luigi de Magistris] –
Napoli
Abbattuto, colpito, in crisi? No, mi sento più forte di prima. Non ci saranno scioglimenti, non mi dimetterò, andrò avanti fino al 2016 e mi ricandiderò. Se il Pd vuole contrastarmi e misurarsi, faccia scendere in campo un candidato, ma se i nomi sono quelli che sento, Antonio Bassolino, Pina Picierno, Francesco Nicodemo o Gennaro Migliore, allora posso dormire sonni tranquilli”. Luigi de Magistris è un personaggio indecifrabile. Da due giorni ha sul groppone una condanna, rischia seriamente la sospensione da sindaco, non c’è un partito o un esponente politico che non l’abbia travolto di critiche per i suoi attacchi alla magistratura, eppure pensa addirittura alle prossime elezioni. È in campo, come si dice, ringalluzzito dalla vittoria sul bilancio.
Sindaco, la sua reazione alla condanna è stata spropositata, quegli attacchi alla magistratura non sono piaciuti a nessuno.
Il mio non è stato un attacco alla magistratura. Da pubblico ministero ho fatto critiche durissime a settori dell’apparato giudiziario e ho pagato prezzi altissimi. Non dimentichiamo che a me la toga l’ha strappata il Consiglio superiore della magistratura, non altri. Ho subito un numero di procedimenti penali, di ispezioni e interrogazioni parlamentari che nessun altro pm ha mai neppure immaginato. Vengo da quattro generazioni di giudici, mi farei ammazzare per difendere l’autonomia di un magistrato, ma quando vieni toccato da una ingiustizia clamorosa devi reagire. Dietro la mia condanna leggo fatti veramente inquietanti, e forse i toni che ho usato sono stati fin troppo morbidi.
Lo sa che con queste parole si attirerà altre critiche?
Sono stato condannato per un reato per il quale nessuno mai è stato condannato, abuso d’ufficio non patrimoniale, per aver fatto un decreto che autorizzava un consulente tecnico ad acquisire dei tabulati telefonici dove accanto al numero non c’era scritto che era di un parlamentare. Quando lo scopro attivo immediatamente la procedura per chiedere l’autorizzazione al Parlamento, ma l’inchiesta mi viene scippata. Alla fine vengo condannato perché non ho letto nella palla di vetro che quei telefoni erano di Prodi o di Mastella. Ecco perché di fronte a una sentenza di questo tipo mi devo indignare, fermo restando il rispetto per la magistratura. Sanno tutti che il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione, e sanno tutti che per quegli stessi fatti ero stato indagato a Salerno, e archiviato, poi tutto passa a Roma. Perché? Prima di giudicare sarebbe utile leggere le carte del processo, i miei settanta verbali. Metterò tutto on-line così ognuno potrà formarsi una opinione.
Anche il giudice Raffaele Cantone l’ha criticata.
Raffaele è un amico, ieri ci siamo scambiati sei sms, ma la pensiamo in modo diverso e le nostre sono esperienze non sono paragonabili. Lui non ha mai subito l’attacco di pezzi importanti delle istituzioni e dello Stato. Ti strappano la toga, la tua passione, ti dimetti e conquisti i voti per governare la tua città. Dopo sette anni ti fanno ripiombare in un incubo, vogliono ancora fartela pagare. La mia reazione è sbagliata? No, è lo stato d’animo di un uomo libero. Perché l’Associazione nazionale magistrati non fa una autocritica? Perché il Consiglio superiore della magistratura non rilegge il mio fascicolo? La verità è che una parte della magistratura è stata sempre contro di me.
Presto la sospenderanno da sindaco.
La sospensione non è automatica, se arriverà la contrasterò con i mezzi che la legge mi mette a disposizione. Ma non mi dimetto, e sa perché? Perché non ho rubato, non ho consentito che altri lo facessero in nome mio, non ho piegato Napoli agli interessi di lobby e gruppi di potere, non ho costruito clientele, non ho abusato del mio potere di sindaco. Le basta? Sono il sindaco di Napoli, anche se dovessero sospendermi per un periodo limitato. Vorrà dire che andrò tra la gente, parlerò delle cose fatte e di quelle da fare. Alla mia giunta ho chiesto compattezza e coraggio, alla maggioranza ho chiesto di tenere duro e lo hanno fatto. Il bilancio è passato anche con i voti di Sel.
Tutti, ultimo Antonio Bassolino, le chiedono di dimettersi.
Un bel coro, ma cantano tutti la stessa canzone, dal Pd al Pdl fino ai grillini. Perché la nostra esperienza dà fastidio, abbiamo dimostrato che si può governare Napoli senza apparati alle spalle, senza giornali, senza partiti. Questa cosa mi stimola molto e mi riporta ai tempi del mio lavoro da pm. Se le mie indagini erano farlocche, perché si scatenò il putiferio? E oggi, se Napoli fa schifo, io sono un sindaco-disastro, perché si agitano tanto? Ci saranno le elezioni e per loro sarà una passeggiata. E invece no, vogliono abbattermi con mezzucci e manovre. Bassolino, poi. Io l’ho sostenuto e votato nei primi due anni da sindaco, ma dopo vent’anni il centrosinistra ci ha consegnato una città sull’orlo del fallimento e una Regione piena di debiti. Quest’uomo abbia l’onestà intellettuale di riconoscere i suoi errori.
E la Napoli arancione di de Magistris, com’è?
Napoli era destinata al fallimento, noi lo abbiamo evitato. Il Comune aveva 1,5 miliardi di debiti, 850 milioni di disavanzo. A luglio la Corte dei Conti ha approvato il piano di riequilibrio, paghiamo i creditori in tempo quasi reale. Siamo una città credibile, è cambiata la percezione di Napoli nel mondo. Prima era monnezza e camorra, ora la città è piena di turisti, più 35 per cento ad agosto, un incremento altissimo. Poi c’è tanto ancora da fare, penso alle periferie, alle tragedie di questi giorni. Ma andremo avanti, perché questo modello di città autonoma dai sistemi di potere, un po’ anarchica e casinara, ma che si sforza di trovare una via d’uscita, può essere un modello per l’intero Sud. Sogno una Napoli come Barcellona, città autonoma. Per questo vogliono fermarci.
Chi?
Quel patto trasversale che da vent’anni governava Napoli. Pezzi di Stato, pezzi di imprenditoria, chi padroneggiava nelle municipalizzate, i consulenti d’oro. Pensi a Bagnoli, il 14 agosto Renzi firma un protocollo per la bonifica con me e col presidente della Regione, dieci giorni dopo spunta Sblocca Italia e cambia lo scenario, il Comune sparisce, non ha ruolo, e compare Fintecna, lo Stato. La stessa società che cinque mesi prima avevamo costretto con una ordinanza passata al vaglio di Tar e Consiglio di Stato, a risarcire 150 milioni di euro insieme a Caltagirone, in base al principio di chi inquina paga. E poi si indignano quando parlo di mani sulla città.
Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 28/9/2014