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 2014  settembre 28 Domenica calendario

BASTA BANCHIERI BRILLANTI. OGGI TOCCA AI PRAGMATICI

C’erano una volta i banchieri ’superstar’. Vivevano soprat­tutto a Wall Street, ma anche il nostro Paese li aveva. Si chia­mavano, ad esempio Alessandro Profumo, Cor­rado Passera e Cesare Geronzi.
Il primo era colui che aveva fatto crescere il pic­colo Credito Italiano dopo la privatizzazione da parte dell’Iri, facendolo diventare il gigante U­niCredit con forte presenza all’estero, soprattut­to in Germania e nell’est Europa e che in Italia aveva fatto il salto dimensionale acquisendo la Capitalia, ex Banca di Roma. Il secondo, mana­ger cresciuto all’Olivetti di Carlo De Benedetti, poi finito alla Mondadori, era arrivato a Poste Ita­liane doveva aveva svegliato il gigante addor­mentato facendolo entrare proprio nel business bancario. Da lì era arrivato a Banca Intesa. Il terzo, infine, il più anziano: già in Banca d’Ita­lia era stato lo scaltro navigatore del potere ban­cario romano e aveva fondato proprio Capita­lia. Da lì era finito prima a presiedere Medio­banca, allora salotto buono per eccellenza della finanza nazional­e, e poi nientemeno che le Assicurazioni Gene­rali.
I nostri banchieri su­perstar hanno spesso o­perato bene e se oggi In­tesa e UniCredit sono quello che sono si deve an­che a loro. Hanno però anche fatto molti errori, talora gravi. Come quando Profumo ha conti­nuato a finanziare generosamente il costrutto­re Salvatore Ligresti, poi finito in manette. O Pas­sera che ha portato la sua banca a finanziare il nascente operatore ferroviario privato Ntv, oggi in grave crisi finanziaria. O ancora a sostenere l’Alitalia di Roberto Colaninno & C. atter­rata in un mare di per­dite. E Geronzi? In Mediobanca e Generali è stato solo un pesce fuor d’acqua e ne è stato e­spulso come un corpo estraneo.
Oggi a guidare le nostre due grandi banche ci sono due manager magari non così brillanti co­me i loro predecessori, magari un po’ ’ragionie­ri’, ma che di errori ne fanno pochissimi e il più delle volte fanno scelte azzeccate. Federico Ghiz­zoni, ad esempio, ha recentemente portato UniCredit a stringere una grande alleanza col gigan­te bancario spagnolo Santander nel risparmio gestito. E Carlo Messina sta rivoluzionando In­tesa sia nelle linee dei top manager, sia ponen­do mano a una riorganizzazione della sua Ban­ca dei Territori. Ma, soprattutto, esattamente co­me Ghizzoni pensa che sia finito il tempo delle ’banche di sistema’, istituti cioè che come ai tem­pi di Passera e Profumo piegavano spesso il cre­dito ai desideri della politica. O che obbedivano docilmente a logiche dei Salotti Buoni per tene­re in piedi patti di sindacato traballanti (Rcs) o gruppi industriali in sofferenza (Telecom).
I banchieri-ragionieri sono scomodi alla politi­ca, ma il mercato li premia proprio per questo, ed è quello che conta: nell’ultimo anno il titolo UniCredit è cresciuto del 23%, Intesa del 39%. Degli ex banchieri superstar uno fa ancora il me­stiere (Profumo al Monte Paschi di Siena) e un altro si sta lanciando in politica (Passera). E il ter­zo? Geronzi è l’unico a riposo: fa il pensionato di lusso come presidente della Fondazione Gene­rali. Anche le stelle tramontano.