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 2014  settembre 29 Lunedì calendario

PIERO GROS:

«aspetto il nuovo tomba» -
Sette gennaio 1974, i mezzi sono quello che sono, ma più che altro quello che non sono. La sgangherata seggiovia di Berchtesgaden non ce la fa a trasportare registratori da mezzo pollice e telecamere pesanti come cassapanche. Sulle nevi di Baviera i fotografi scattano immagini lunari perché la pista tedesca, un percorso contorto e pieno di angoli, somiglia molto a una gruviera, gli speaker radiofonici decifrano a fatica le sagome degli slalomisti ma moltiplicando pane e pesci riescono a intercettarne anche il respiro. Gros, Thoeni e Schmalzl confermano i primi tre posti di metà percorso ma in attesa della seconda manche Erwin “Cavallo Pazzo” Stricker, scommette sugli austriaci: “Vanno come treni, quelli stanno facendo i numeri”. L’incredulità prevale su tutto ma la giornata è più pazza di Stricker, lo slalom gigante lo vince il suo compagno di squadra Pierino Gros, un 18enne nato a Sauze d’Oulx , in Val di Susa. Gros, Stricker, Thoeni, Schmalzl, Radice e gli altri, la Valanga Azzurra guidata da Mario Cotelli e Oreste Peccedi (48 vittorie in Coppa del Mondo), nata via audio quel giorno sulla pista di Berchtesgaden, è stata la sintesi bruciante della storia dello sci alpino italiano.

Piero Gros, quel primo posto a Berchtesgaden

più di una vittoria fu un trionfo.

Una cosa senza senso, esagerata, mi sentivo come un daltonico che ha indovinato i calzini dello stesso colore. Avevo 18 anni e fino al giorno prima raccoglievo barbabietole per i cavalli della fattoria.

Quale fattoria?

Quella di mio padre, in paese, a Sauze d’Oulx, Val di Susa.

Suo padre era un allevatore?

Allevatore, contadino, poi s’è messo a commerciare legna, avevamo cavalli, mucche, pecore, tacchini, galline e maiali. Mi facevo un mazzo così, Candido era un babbo spigoloso: “Pierino o studi o lavori, ma se studi voglio vederti tutto il giorno sui libri”.

Quel giorno a Berchtesgaden nacque la Valanga Azzurra.

Nacque una squadra, un concetto difficile solo da immaginare per uno sport individualista come il nostro.

Una squadra con due punte di diamante, lei e Gustavo Thoeni.

Eravamo tutti forti, Gustavo è stato il migliore di tutti noi.

Parlava poco Gustavo...

Poco? Gustavo non parlava affatto, abbiamo fatto gruppo in silenzio.

Che parte ha avuto Mario Cotelli?

Cotelli era un buon allenatore con alcuni pregi e molti difetti. Un padre padrone, impartiva ordini con soave ma feroce puntiglio, viveva di certezze assolute. Lo strapotere di Stenmark lo mise in crisi, non volle accettare la realtà e cominciò a pretendere l’impossibile.

L’impossibile era andare giù più veloci di Stenmark.

Ma Ingemar era la perfezione, classe pura, sciavamo nella speranza di vederlo cadere ma non cadeva mai, nel ’77, vinse 13 giganti di fila, un robot.

Anche Stenmark parlava poco.

Con lui scivoliamo nel surreale, parlava meno di Gustavo, aveva una timidezza caratteriale contagiosa, in tutti quegli anni avrò intercettato un paio di suoi ciao. Ciao e basta, non ciao Pierino, era troppo. Più lo osservavo più mi sbalordiva.

Lei si è ritirato a 28 anni, colpa di Ingemar?

Ma no, senza di lui forse avrei vinto cinque, sei gare in più, ma non sarebbe cambiato nulla.

A che età ha cominciato a sciare?

A dieci anni giravo il paese con uno sci, ho imparato così a non cadere, a tredici facevo la sciolinatura da solo, a gareggiare ho cominciato a sedici.

L’età giusta per cominciare?

Negli ultimi vent’anni la prospettiva è molto cambiata, oggi un bambino di quattro o cinque anni può cominciare a sciare, ma il contatto con la neve naturalmente può avvenire prima.

Consigli per chi vuole seguire le sue tracce?

Bisogna avere umiltà, imparare a conoscere i propri limiti, non bisogna esagerare. La velocità devi imparare a controllarla, lo sci non è uno sport più pericoloso di altri ma la regola aurea è la prudenza. Chi comincia deve divertirsi e sciare in allegria, solo così si acquista il senso dell’equilibrio. Il mio consiglio è di cominciare sempre con un bravo maestro.

Cosa deve fare un ragazzo che vuole diventare un campione?

Oggi ci sono molte buone scuole e sci club, a 10 anni i bambini fanno già preparazione atletica, un agonista deve allenarsi quotidianamente, fare palestra, pesi, elettrostimolazioni, l’era-Tomba ha cambiato tutto. Ai ragazzi dico che oggi fare sport è una bella avventura e anche un privilegio. Molte finestre si sono chiuse, lo sport è un’opportunità, ma bisogna impegnarsi.

La preparazione prevede anche una alimentazione particolare?

Esistono diete specifiche, come in tutti gli altri sport.

Lei è nato in montagna ma le piace il mare, una stranezza.

Adoro il caldo, il sole, ho una casa a Chia, in Sardegna, i fondali di Calaverde sono incredibili, anche le triglie e i capponi sono incredibili, con Piero, un amico di Cagliari, ne tiriamo fuori a chili.

Che futuro ha il nostro sci agonistico?

Non vedo eccellenze ma abbiamo una buona squadra, stiamo aspettando un altro Tomba, allo sci servono i trascinatori.

Come nasce un altro Gros?

La programmazione non basta ma aiuta. Fino a qualche anno fa il presidente federale lavorava gratis, ora il signor Roda si è assegnato uno stipendio di 2mila euro al mese, una mancia ridicola per un uomo che manda avanti un’azienda con 300 dipendenti e fattura dai 15 ai 20 milioni l’anno. Complessivamente gli sport di montagna, e tra questi includo roccia, mountain bike etc, significano il 3,5% del Pil nazionale.

Commercialmente quanto vale il mondo dello sci italiano?

In Italia ci sono 100mila associazioni sportive, quando gareggiavo io sciavano 4 milioni di italiani, ora la metà o poco più, se lo Stato investisse nello sport, che da noi in Val di Susa significa turismo, le cose andrebbero meglio. Il mio piccolo sci club dà lavoro a 15 persone.

Lei è stato sindaco di Sauze d’Oulx, cosa le è rimasto di quella esperienza?

Avevo 32 anni, di politica non capivo nulla ma avevo girato il mondo e conosciuto persone di buone intenzioni, spero di aver fatto qualcosa di buono per Sauze.

Sauze d’Oulx vive di turismo.

Sauze ha mille residenti, 150 attività commerciali seimila seconde case, alberghi, pensioni, dà lavoro a migliaia di persone e fattura tra i 50 e i 60 milioni l’anno. Ma se lo Stato investisse sul turismo invece di prendersi tutto, le cose andrebbero meglio. Perché anche la gente comincia a preferire luoghi dove trova servizi migliori, Francia, Svizzera. No, sul territorio lo Stato non lascia neanche gli spiccioli.

Lei si beccò un avviso di garanzia.

E titoli in prima pagina, “Gros indagato”. E dopo che venni assolto neanche lo straccio di un trafiletto in ultima.

Cosa pensa dei nostri politici?

Cosa vuole che pensi?, se in Parlamento gira gente come Razzi, quello che prende per il culo Crozza, qualcosa che non quadra deve esserci per forza.

Lei chi vota?

L’ultima volta ho votato Pd.

Rivoterà Pd?

Non so, non so cosa dire, ho le idee confuse, e questo Renzi non mi aiuta a fare chiarezza, c’è un gran casino in questo nostro Paese così bello. Ma non è possibile che non si riesca a rialzarci.

Lei vive in Val di Susa, è un no Tav?

La questione non la conosco a fondo ma penso che il progresso sia una cosa che serve a tutti. E penso anche che presto chiuderanno l’ospedale di Susa, e noi dell’Alta Valle dovremo andare a farci curare a Torino. Non sarebbe il caso di scatenare un gran casotto anche per l’ospedale di Susa?