Fabio Cavalera, Corriere della Sera 28/9/2014, 28 settembre 2014
«NOI, ESTREMISTI E BENPENSANTI». IL LIFTING DEL POPOLO DI FARAGE
Il vocione rimbomba fragoroso. Nigel Farage ha il sorriso sarcastico: «Noi la destra? Basta con queste etichette. Non è più una questione di destra o di sinistra». Che cosa è allora? «E’ una questione di giusto o sbagliato». In inglese è un gioco di parole: «It’s not right or left but right or wrong».
Lo Ukip ha stravinto le elezioni europee portando 24 parlamentari a Strasburgo e minaccia di abbattersi su Westminster nelle prossime consultazioni generali della primavera 2015, sconvolgendo i vecchi cliché e i vecchi equilibri fra i partiti tradizionali che sono in seria difficoltà. Il capo degli antieuropeisti sembra avere le idee chiare: «L’establishment conservatore, appoggiato da certi giornali e dai tabloid, mette in giro i soliti ritornelli... non votate per Farage, non votate per lo Ukip, altrimenti David Cameron perderà e a Downing Street ritornerà la sinistra. Bugie e mistificazioni. Andiamo a prendere consensi ovunque, fra i tory delusi e fra i laburisti che si sentono traditi. O con noi o con chi sta distruggendo questo Paese».
Il populismo britannico riparte da un congresso che è stato convocato, non a caso, nel cuore dell’Inghilterra laburista, nello Yorskshire, nel collegio di Ed Miliband. «Abbiamo portato i nostri tank nella terra del nemico». La platea, nel salone dello storico ippodromo, è ampia ed entusiasta: ceto medio, lavoratori pubblici, professionisti, pensionati (tanti) e un po’ di giovani che non hanno la testa rasata ma giacca e cravatta. E qualche immigrato. Lo Ukip cerca di allontanare dalla sua storia i fantasmi del razzismo, della straripante volgarità e dell’estremismo distruttivo, dell’omofobia. Amjad Bashir è pachistano e musulmano, sbarcato in Inghilterra che aveva 8 anni. Ingegnere chimico che ora siede nel Parlamento europeo: «Non significa essere fascisti se si dice che chi vuole venire qui deve imparare la lingua alla perfezione, che deve rispettare la legge, che se commette crimini va in prigione e ci resta. La nostra è una società inclusiva ma occorre essere onesti e lavorare duramente».
La destra della destra britannica, la destra alla destra dei tory si sta rifacendo il lifting. Non è chiaro se si tratti di trasformismo con uno scopo puramente elettorale o se sia qualcosa di più serio e importante. Ma lo Ukip, lo United Kingdom Independence Party che Nigel Farage prova a rimodellare, si rivolge ai benpensanti, ai moderati. E naturalmente agli arrabbiati. E’ visceralmente contro l’Europa. E’ antisistema ma tiene a freno le derive. Ha assorbito la meteora del Bnp, il British National Party, la destra rozza che sconfinava nelle risse, nelle aggressioni, nelle campagne «contro negri ed ebrei». Tiene lontani i militanti dell’ English Defence League, provocatori e fanatici professionisti. L’obiettivo è imbarcare tutti, dimenticando le ideologie. «Siamo l’armata della gente comune», semplifica Steven Woolfe, responsabile delle politiche sull’immigrazione oltre che neo parlamentare europeo. «Rappresentiamo i poveri, i meno poveri e i ricchi». La linea che spiega è fondata su alcuni punti fondamentali: più uomini alle frontiere, poi «i clandestini senza documento immediatamente rimpatriati e non come si fa a Lampedusa che sbarcano comunque», «ingressi separati per residenti di passaporto britannico e tutti gli altri, senza distinzione fra europei e non europei, chi rientra a casa propria non deve mettersi in coda», «un sistema di accoglienza selettivo basato sulla necessità accertata di forza-lavoro qualificata e non coperta dalla domanda interna», «un accordo di libero commercio con le nazioni africane, che lo voglia o non lo voglia l’Europa». «Mi pare che sia una politica sull’immigrazione eticamente corretta e trasparente». Il «people’s army», l’esercito del popolo, lo Ukip è destra e sinistra, populismo e demagogia. Ma anche sostanza. Minaccia i tory e accoglie i laburisti che escono allo scoperto dichiarando la loro nuova simpatia. Come Natasha Bolster che è insegnante dell’est londinese. «Ero una militante dei labour, adesso sono attivista dello Ukip. I laburisti non rappresentano più i lavoratori, la working-class, stanno dalla parte dei manager e della City». O come John Bickley, uomo d’affari, famiglia povera di laburisti, lui stesso laburista per una vita. «Ora mi candido con lo Ukip per le elezioni suppletive del prossimo 9 ottobre. Quello laburista è un clan con l’aggiunta di star televisive, non fa per me». È un appuntamento, il 9, da seguire. Un test nazionale. Due collegi sono rimasti scoperti. In uno a Clacton, lo Ukip presenta un ex parlamentare conservatore (Douglas Carswell) che i sondaggi danno vincente e sarebbe il primo deputato del partito, e nell’altro dell’area metropolitana di Manchester l’ex laburista John Bickley.
Lo Ukip ha costruito solide fondamenta nelle aree del Sud inglese dove i conservatori sono o erano padroni. E imbraccia la bandiera del ceto medio con la proposta dell’ex giornalista del tabloid Daily Express , Patrick O’Flynn: «Tagliare dal 40 al 35% il prelievo fiscale sui redditi fra 42 e 55 mila sterline (54 e 70 mila euro)». Ora marcia anche verso il Nord. «Le regioni del partito unico, il partito laburista». Alza i totem della sanità pubblica e dell’istruzione pubblica. Louise Bours è una battagliera parlamentare europea e sostiene che il servizio sanitario non va smantellato e privatizzato. Semmai va migliorato. Come? «Si chiede la laurea ai medici, si chiede il diploma al personale paramedico, si deve chiedere ai manager prova della loro capacità. Esami attitudinali o altrimenti a casa». Paul Nuttal, il numero due dello Ukip, si occupa della scuola. «I ragazzi di famiglia ricca hanno più opportunità. E’ sbagliato. Rifondiamo il sistema pubblico e selezioniamo in base alle qualità e alle capacità, non al reddito». Lo Ukip di oggi. «Partito di protesta? Ancora un’etichetta» commenta Nigel Farage. «Abbiamo molte proposte di buon senso». Un po’ destra. Un po’ sinistra. Un po’ centro. No tav, perché si oppongono al secondo progetto di alta velocità. «Non siamo extreme , estremisti. Semmai siamo mainstream , convenzionali, tradizionali». Pericolosi per tory e laburisti. A Doncaster, congresso dello Ukip, c’è un populismo in doppiopetto, chiassoso e moderato contemporaneamente, che parte per Westminster. Forse per scombussolarne le aule austere.
@fcavalera