Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  settembre 27 Sabato calendario

GIGGINO NON SI SPOSTA, SODANO È GIÀ PRONTO

Giggino contro tutti. Tutti contro Giggino. È Napoli. Città nella bufera dopo la condanna in primo grado del sindaco Luigi De Magistris per abuso d’ufficio. I fatti, come è noto anche ai cornicioni cadenti della galleria Umberto I, non riguardano l’attività di primo cittadino di “Giggino”, che non ha rubato, né fatto rubare, non ha favorito amici, né sistemi d’affari, ma ha sbagliato, secondo una sentenza discutibile e controversa, quando da magistrato ficcava il naso sulle deviazioni dei politici. Lui, il sindaco arancione, non ci sta e attacca tutti: i giudici che lo hanno condannato, innanzitutto, ma anche i pezzi “deviati” dello Stato che, quando era pm a Catanzaro e indagava su affari e politica, gli si sono scagliati contro. Resto al mio posto, non mollo, farò il sindaco “sospeso” tra la gente, nei quartieri di periferia, minaccia. Sempre più solo, sempre più isolato (il presidente del Senato Piero Grasso ieri ha chiesto che si applicasse senza indugio la legge Severino). I partiti gli sono contro, anche quelli che una volta gli furono amici. Luigi Di Maio, “grillino” una volta appassionato fan dell’ex pm: “De Magistris avrebbe dovuto dimettersi già da tempo per manifesta incapacità di governare Napoli”. Amen.
E Ignazio Messina, segretario di quella Italia dei Valori che pure fu il partito di Giggino: “Luigi De Magistris non può esimersi dal dimettersi. Credo che non sia opportuno che un sindaco condannato a un anno e tre mesi debba continuare il proprio lavoro. Così facendo diventa un sindaco con le ali spuntate”. Di nuovo Amen. Tuonano i partiti del centrodestra che chiedono in coro al ministro Alfano di fare presto e far rispettare la legge. Corre a passi veloci sul carro delle dimissioni il Partito democratico, che alle ultime elezioni comunali fu umiliato non arrivando neppure al ballottaggio. “Ma io non mollo. Se dovesse malauguratamente arrivare la sospensione starò meno a Palazzo San Giacomo e più per strada. Sarebbe un’ulteriore ingiustizia, ma di fatto continuerò a fare il sindaco. Il vicesindaco firmerà gli atti e io farò il ‘sindaco sospeso’ in strada, parlando con i cittadini per far capire loro che questo Paese è corrotto nelle fondamenta”. Annuncio di battaglie prossime venture che nascondono la strategia che frulla nella testa di De Magistris: non dimettersi provocando così lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale, e rassegnarsi all’idea di consegnare per diciotto mesi l’amministrazione di Palazzo San Giacomo nelle mani del vicesindaco Tommaso Sodano, suo fedelissimo della prima ora. Il sindaco ha capito che la sospensione è inevitabile e che arriverà anche in tempi brevi. Il prefetto Francesco Musolino ieri non si è sbilanciato con i giornalisti, ma voci provenienti dal Viminale, assicurano che la decisione arriverà ben prima della pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna. Il tempo stringe e il Pd spinge per le dimissioni. “Mi auguro che il sindaco decida di prendersi finalmente le sue responsabilità e lasci”, dice Andrea Cozzolino, europarlamentare e da sempre aspirante sindaco della città. “Si dimetta, i napoletani gli saranno grati”, rilancia Umberto Ranieri, vecchia ala “migliorista” del fu Pci e vicinissimo al capo dello Stato. Obiettivo lo scioglimento del consiglio comunale e l’accorpamento con le regionali del 2015. Ma c’è un inghippo, politico e giuridico. Il prossimo 12 ottobre parte la città metropolitana, il nuovo organismo destinato a sostituire la Provincia, per legge il super-sindaco è il primo cittadino di Napoli. La norma, però, non prevede il caso di un facente funzione. Come se ne uscirà è tutto da vedere.
Tutti vogliono accelerare l’uscita di scena di Giggino. Dalle parti dei fedelissimi del sindaco offrono una chiave di lettura. In questi anni, dicono, abbiamo messo fuori dal Palazzo un sistema di potere potente e trasversale, nel 2015 partiranno cantieri importanti per strade, fogne e parchi per 200 milioni, c’è la partita del porto che vale altri 300 milioni. Denari che fanno gola. E poi il risanamento di Bagnoli, ex area Italsider, a dicembre scorso il Comune con una delibera impose a Cementir, società del gruppo Caltagirone, e Fintecna di rimuovere la colmata in base al principio chi inquina paga. Ora il governo arriva con un commissario straordinario e una nuova spa. De Magistris si è opposto con toni duri: “È una nuova stagione di mani sulla città”.
Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 27/9/2014