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 2014  settembre 27 Sabato calendario

“LE TRAME CON PECORELLI, QUEI SILENZI SULLE STRAGI E LA FUGA DI SANTAPAOLA”

Dopo il giudizio di primo grado, sono sopravvenute e sono state scoperte nuove prove delle quali la Procura generale chiede l’assunzione (...). Il Collegio giudicante in parte ignorava alcuni fatti che sono stati accertati solo successivamente, ed in parte ha fondato il proprio convincimento su una versione di taluni avvenimenti che (...) si è rivelata falsa (...).
Con nota del 16 settembre 2014, la Procura della Repubblica di Palermo ha trasmesso documenti e verbali (...), dai quali emergono vicende del passato dell’imputato Mario Mori che non solo evidenziano profili sconosciuti della sua personalità, ma offrono una diversa chiave di lettura della condotta complessiva tenuta dal medesimo nelle vicende in cui è stato ininterrottamente implicato dal 1992 al 1996: dalla mancata perquisizione del covo di Riina nel gennaio 1993, alla fuga di Benedetto Santapaola nel marzo 1993 dal luogo in cui conduceva la latitanza, alla mancata valorizzazione in sede investigativa delle rivelazioni ricevute dall’infiltrato Paolo Bellini circa i suoi colloqui con Antonino Gioè, sino alla mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995 e al mancato sviluppo delle notizie provenienti dall’informatore Ilardo idonee a smantellare la rete di fiancheggiatori dell’anziano boss corleonese. (...)
Il servizio al Sid e la loggia P2
L’imputato Mori ha iniziato la sua carriera nei servizi segreti e in particolare è stato in forza nel Sid dal 1972 al 1975, anni nei quali il Sid era diretto dal generale Vito Miceli iscritto alla loggia segreta P2 ed inquisito per le note vicende della organizzazione della destra eversiva “La Rosa dei Venti”; Come ha dichiarato a verbale il dott. Giovanni Tamburrino, giudice istruttore che conduceva l’inchiesta sulla “Rosa Dei Venti”, il capitano Mario Mori fu oggetto delle sue indagini (...)
Inoltre si chiede di essere ammessi a provare mediante l’assunzione della testimonianza in dibattimento dell’ex colonello Mauro Venturi, che ha prestato servizio nel Sid unitamente al Mori, le seguenti circostanze: - il Mori eseguiva intercettazioni abusive sui suoi superiori, stilava esposti anonimi alcuni dei quali redigeva recandosi nell’agenzia di stampa di Mino Pecorelli, direttore della nota rivista Op, affinché, con l’accordo di questi, i destinatari ne attribuissero la provenienza al Pecorelli; - il Mori medesimo propose al Venturi di aderire alla loggia massonica P2 di Licio Gelli (...);
Il generale Subranni e il turbamento di Borsellino
(...) Sono state acquisite le dichiarazioni rese dalla signora Agnese Borsellino sul gravissimo turbamento che aveva colto il marito Paolo Borsellino, sino ad arrivare ad avere conati di vomito, quando, poco tempo prima della strage di via D’Amelio, le aveva rivelato di avere appreso di rapporti tra il generale Antonino Subranni e la mafia in un contesto discorsivo che faceva riferimento a pezzi infedeli dello Stato e al timore dello stesso Borsellino di essere osservato dai servizi segreti deviati.
(...)Il pm intende dimostrare che l’imputato Mori, pur dopo la sua formale fuoriuscita dai Servizi segreti , nei quali peraltro ha fatto rientro al termine della sua carriera nei Carabinieri divenendo direttore del Sisde, ha sempre mantenuto, pur durante il servizio prestato nel Ros, il modus operandi tipico di un appartenente a strutture segrete, perseguendo finalità occulte , non imputabili giuridicamente allo Stato (...)
La mancata cattura di Provenzano a Mezzojuso
Nella prospettazione accusatoria la vicenda di Terme Vigliatore assume rilievo perché appare non come un episodio a se stante, ma come il di-svelamento di un paradigma operativo tipico di servizi segreti operanti fuori dalle procedure legali imposte alla polizia giudiziaria dal codice di procedura penale. Paradigma operativo che getta una sinistra luce retrospettiva sulla vicenda delle gravissime anomalie riscontrate nella vicenda della mancata perquisizione del covo di Riina e, nel contempo, offre una illuminante e nuova chiave di lettura, unitamente alle nuove risultanze sulla personalità del Mori già accennate, del comportamento tenuto dagli imputati nella vicenda concernente la mancata cattura di Provenzano a Mezzojuso (...)
Si è appurato che vi è stato un intenzionale ritardo nello sviluppo investigativo dei dati forniti dal Riccio agli imputati che, ove correttamente e tempestivamente sviluppati, avrebbero non solo permesso di catturare il Provenzano ma altresì di smantellare la rete di fiancheggiatori del boss corleonese.
(...) Appare, inoltre, assolutamente opportuno, per capire l’animus degli imputati nel porre in essere le condotte loro contestate, esaminare il Riccio su quanto appreso dal colonnello Mori circa la necessità di smantellare la credibilità dei collaboratori di giustizia e l’auspicio di un nuovo assetto politico che, grazie anche a personaggi politici come il senatore Marcello Dell’Utri, definito punto di riferimento, stabilisse rapporti di egemonia dell’Arma dei Carabinieri nella direzione delle indagini rispetto alla magistratura, nonché sul divieto impostogli dal Mori di effettuare indagini su taluni esponenti politici. (...)
Rapporti fra Mori e Paolo Bellini
Un tema (...) è quello relativo ai rapporti intrattenuti dall’imputato Mario Mori con Bellini Paolo, soggetto già appartenente alla ’ndrangheta e vicino all’eversione nera, rapporto molto complesso che passa attraverso l’esponente mafioso Gioè Antonio, uomo d’onore in contatto con esponenti dei servizi segreti, protagonista della stagione stragista del 1992, depositario dei segreti piani politici sottostanti alla medesima strategia che coinvolgevano soggetti esterni a Cosa Nostra, suicidatosi in circostanze non del tutto chiarite nella Casa di Reclusione di Roma Rebibbia la notte fra il 28 e il 29/7/93.
(...) Il Bellini è stato presente in Sicilia in concomitanza delle riunioni della cupola regionale di Cosa Nostra del ’91 tenute ad Enna finalizzate a disegnare la strategia stragista del ’92/’93, ed è stato presente ripetutamente a Palermo incontrandosi con il Gioè dal quale aveva appreso circostanze rilevanti sul piano stragista e sul progetto di eseguire attentati ai beni culturali fuori dalla Sicilia. (...)
I rapporti tra Provenzano e il servizi segreti
Si chiede inoltre di essere ammessi a provare che Bernardo Provenzano era uno dei principali esponenti della frangia di Cosa Nostra che, unitamente a Benedetto Santapaola, manteneva rapporti occulti con soggetti appartenenti ai servizi segreti, a settori deviati dell’Arma dei Carabinieri, alla destra eversiva ed alla massoneria. (...)
Di tale aspetto hanno parlato, riferendo fatti specifici, i collaboratori di giustizia catanesi Avola e Malvagna facendo anche emergere nuove inquietanti figure di raccordo come Rosario Pio Cattafi (uomo dei servizi) e Michelangelo Aiello (potente massone), oltre a quelle già accertate di personaggi come Vito Ciancimino (...). Assume rilevanza probatoria anche la trascrizione della intercettazione della conversazione in carcere tra Salvatore Riina e il detenuto Lo Russo del 18.8.2013 nel corso della quale il Riina dopo avere parlato dei rapporti storici di Cosa Nostra con la massoneria ed esponenti della destra eversiva, definisce Bernardo Provenzano “carabiniere” e “massone” addebitandogli di essersi prestato ai giochi di altri nel suggerire a Leoluca Bagarella di portare la strategia stragista nel continente, fuori dalla Sicilia (...).
Cosa nostra, massoneria, destra eversiva e servizi
Sui rapporti fra mafia, massoneria e servizi segreti deviati nonché su progetti di destabilizzazione e sul rilancio della strategia della tensione, peraltro, hanno riferito numerosi collaboratori di giustizia (...). L’inizio e l’esatto svolgimento di tale strategia della tensione furono peraltro anticipati in tempo assolutamente non sospetto con impressionante precisione da Ciolini Elio, ambiguo personaggio legato ai servizi segreti, ad ambienti massonici e all’eversione nera, con due lettere (...). In tali lettere anticipò che dal marzo al luglio 1992 si sarebbero verificati l’omicidio di un importante esponente politico e l’esecuzione di stragi. (...) . In perfetta consonanza si verificava l’omicidio di Salvo Lima, il 23 maggio la strage di Capaci ed il 19 luglio la strage di Via D’Amelio e, successivamente ,la strategia stragista veniva portata al Nord con stragi rivendicate con la sigla Falange Armata (...).
il Fatto Quotidiano 27/9/2014