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 2014  settembre 27 Sabato calendario

GRANDE BLUFF SU TELECOM

«Quella è una proposta che forse viene da Disneyland, nel senso che non ne sappiamo niente, non conosciamo Trujillo e non ci ha contattato». Le parole pronunciate venerdì 26 settembre al termine del cda di Telecom Italia da Tarak Ben Ammar dicono già molto sulla valutazione che ai piani alti dell’ex monopolista telefonico è stata fatta delle indiscrezioni su una possibile offerta da parte dell’ex ceo di Telstra, Sol Trujillo, e di alcuni non meglio precisati fondi di Abu Dahbi e Qatar, sul gruppo telefonico italiano. Indiscrezioni, ritenute invece attendibili da parte dell’agenzia Bloomberg, che giovedì 25 aveva dato notizia del piano messo a punto da Trujillo, il cosiddetto Piano Adriano, sottolineando che questo sarebbe anche stato presentato al governo italiano in persona del sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli. Ma così come Ben Ammar, che vanta importanti relazioni nel mondo arabo (da dove dovrebbero provenire i capitali a sostegno del progetto di Trujillo), anche l’esponente del governo Renzi ha smorzato gli entusiasmi che la notizia aveva creato a Piazza Affari nel corso della seduta di giovedì 25. «L’unico Adriano che conosco era un giocatore dell’Inter», ha detto scherzano Giacomelli in riferimento al fantomatico Piano Adriano. Anche se poi il sottosegretario, pur smentendo incontri con esponenti della presunta cordata, non ha esitato a sottolineare che il governo, pur senza invadere «gli spazi delle aziende», in caso di operazione ostile agli interessi nazionali, sarebbe pronto a usare «le prerogative che la legge gli assegna per tutelare la rete telefonica». Ma il nome dell’ex ceo di Telstra non è l’unico a essere stato accostato a quello di Telecom negli ultimi giorni. Sempre giovedì è stato il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, a tornare sul tema di un possibile matrimonio tra le tv del biscione e il gruppo telefonico guidato da Marco Patuano, affermando: «Tutto può essere aperto». Ma precisando anche: «È più semplice a dirsi che a farsi. Sono cose molto complicate». E l’interesse per Telecom rimane vivo anche da parte del magnate egiziano Naguib Sawiris. «Orascom ha sempre un interesse, è una cosa pubblica», ha sottolineato venerdì il consigliere del gruppo telefonico egiziano, Khaled Bishara, interpellato nel corso della presentazione della quotazione in borsa di Italiaonline. «Ma non c’è nessun contatto con Trujillo», ha aggiunto. Al di là delle reazioni suscitate in borsa e sui media il clamore sul Piano Adriano sembra dunque destinato sgonfiarsi. La proposta di Trujillo «vuol dire che Telecom è una bella signora e che tutti la amano, ma la società non è in vendita», ha ricordato ancora Ben Ammar.
Ma anche gli analisti, almeno sulla base delle informazioni disponibili, giudicano poco credibile da un punto di vista finanziario la struttura della presunta offerta in contanti da 7,5 miliardi, da realizzarsi tramite l’acquisto di azioni direttamente sul mercato o tramite un aumento di capitale riservato e finalizzato a raccogliere risorse da investire nella rete di nuova generazione. Gli analisti di Banca Akros, in particolare, sono molto scettici sulla probabilità di una tale mossa. Secondo gli esperti della banca d’affari, il debole controllo su Telecom Italia implica che il gruppo possa essere avvicinato da ogni tipo di controparte, inclusi raider industriali, fondi sovrani e altri operatori. Ma l’ex monopolista, sostengono gli analisti di Akros, è comunque un tipo molto speciale di public company, con poteri di veto nelle mani del governo, obblighi di servizio pubblico, e una strategia industriale dalle vaste implicazioni politiche. La rimozione dell’attuale top management e la possibilità che possa essere nominato un amministratore delegato straniero, o comunque scelto da un socio di riferimento non italiano, appaiono «idee rivoluzionarie». Il track record di Trujillo inoltre, a giudizio degli esperti, non sembra eccezionale. Il suo mandato a Telstra è stato caratterizzato da scontri con i regolatori e da una debole performance dell’azione in borsa. Inoltre ha già provato due volte a progettare take-over o leverage buyout negli Stati Uniti sia su T-Mobile che su Sprint. Ma in entrambi i casi ha fallito. Inoltre, viene sottolineato, la struttura finanziaria del potenziale deal non è pubblica e probabilmente non è stata ancora definita, quindi il mercato difficilmente può estrapolare un impatto sulla valutazione di Telecom. La parte industriale del piano si basa sull’accelerazione sulla rete in fibra. Ma gli analisti di Banca Akros ritengono che i ritorni economici e finanziari siano necessariamente di lungo termine e non certi. Infine, i target del business plan trapelato appaiono decisamente troppo elevati (26 miliardi di euro di ricavi, 11 miliardi di euro di ebitda e 16 miliardi di debito netto). «Non possiamo far quadrare l’equazione investimenti più elevati e debito più basso, se la quota di aumento di capitale non è stata specificata», osservano gli analisti della banca d’affari secondo i quali la performance dell’azione Telecom in borsa continua a essere guidata da fattori esogeni, piuttosto che da una strategia «ben definita ed eseguita». La raccomandazione di Akros sul titolo rimane pertanto positiva (accumulate e target price a 1 euro), anche se la speculazione rimane probabilmente «il fattore più importante».
Intanto il cda di Telecom, riunitosi venerdì per la prima volta dopo l’offerta, non andata a buon fine, su Gvt (la controllata brasiliana di Vivendi), ha esaminato la proposta fatta da Fintech per sbloccare la cessione di Telecom Argentina, decidendo di prorogare fino al 24 ottobre il termine per finalizzare l’operazione, consentendo al fondatore di Fintech, David Guzman, di ottenere le necessarie autorizzazioni da parte delle Authority locali. Il cda di Telecom ha inoltre dato mandato al management di procedere nella negoziazione con Fintech anche nel caso in cui l’operazione non dovesse concretizzarsi entro la nuova data, ma inserendo nel contratto delle garanzie a favore del gruppo italiano, che assicurino di fatto la sua buona riuscita.
Andrea Di Biase, MilanoFinanza 27/9/2014