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 2014  settembre 27 Sabato calendario

MIRACOLO A NAPOLI?

La settimana che comincia lunedì 29 settembre presenta due importanti avvenimenti: lo stesso lunedì inizierà la presentazione della nuova Commissione Europea al Parlamento di Strasburgo per le audizioni dei 27 commissari ai fini della fiducia che debbono ricevere il 22 ottobre. Mentre giovedì 2 ottobre si riunisce a Napoli, nella reggia di Capodimonte, il consiglio direttivo della Bce (che due volte l’anno viene convocato in uno dei Paesi membri).
Per il primo avvenimento si preannunciano riunioni parlamentari non meramente formali. A fine agosto il Consiglio Ue nel decidere la nomina dell’Alto rappresentante per la politica estera nella persona di Federica Mogherini ha ribadito la necessità di un’applicazione delle regole europee con la migliore flessibilità. Il neo-presidente Jean Claude Juncker ha annunciato in quella sede il progetto di un piano di investimenti europei per 300 miliardi che sarà definito a febbraio. Intanto è emerso che le risorse da impegnare per questa iniziativa, esibita assai forzatamente come una risposta alle esigenze di flessibilità e fatta apparire in Italia come un successo del governo nazionale, non sono nuove, bensì rappresentano una diversa destinazione di somme già impegnate, costituenti soprattutto la dotazione dei fondi strutturali.
Quanto alla flessibilità, a tutt’oggi non si è capito in che cosa essa possa consistere, anche se negli ultimi giorni da alcune dichiarazioni del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è potuto ricavare che promuovere oggi una serie di riforme è essenziale per ottenere dalla Commissione Ue lo slittamento dell’ottemperanza al pareggio di bilancio e alla regola del debito. Insomma, se questa fosse l’interpretazione esatta, ci staremmo avvicinando al progetto dei «contratti per le riforme» lanciato mesi fa, che tuttavia ha ben poco a che vedere con la flessibilità. Ecco allora l’importanza delle audizioni in questione che, pur non essendo state mai in passato un evento di routine, non sono state finora adeguatamente focalizzate sulle strategie della Commissione su cui, punto per punto, chiamare i neo-commissari e, prima di tutti, il presidente a pronunciarsi. I prossimi possono essere giorni di grande impegno per verificare nella sede più solenne la visione che i nominati hanno dell’austerità rigoristica e le misure che essi ritengono necessarie per fronteggiare una condizione di deflazione e di forte rallentamento della già debole crescita nella zona-euro e nell’Unione. Dovrà essere chiarito il programma di Juncker, così come le sovrintendenze alle diverse funzioni della Commissione, le quali, per via di quella sorta di potere di veto loro conferito sulle decisioni dei commissari, potrebbero arrivare a ridimensionare il lavoro di questi ultimi, stringendo per esempio in una morsa rigoristica le attività proprie della funzione economica e finanziaria. A un esame che dunque mai come ora deve essere penetrante e minuzioso, andrà subordinato il voto, anche al di là di accordi che siano intervenuti tra i governi. Non ci sarebbe da stupirsi se, in presenza di inadeguatezze o di visioni e programmi non idonei alle esigenze di questa fase, si procedesse a un voto di sfiducia nei confronti di questo o quel commissario Ue. All’opposto, risulterebbe valorizzata la funzione di riscontro da parte del Parlamento. Staremo a vedere, anche perché Gianni Pittella, presidente del gruppo Socialisti e Democratici, ha annunciato battaglia in Parlamento per conseguire la costituzione di un fondo salva-economia di 100 miliardi destinato a sostenere un pacchetto di investimenti attraverso l’emissione di obbligazioni garantite dai governi nazionali. Pittella, che ha una particolare esperienza della vita parlamentare europea nonché in campo economico e finanziario, dopo avere rilevato la confusione che avvolge il richiamato programma Juncker propone altresì di scorporare gli investimenti pubblici dal calcolo del deficit: si tratta di un opportuno ritorno alla introduzione della «golden rule», di cui più abbiamo sostenuto l’esigenza su questo giornale. A fianco, o in alternativa (ma molto mediata), sta l’ipotesi dello scorporo dal suddetto calcolo dei cofinanziamenti nazionali dei fondi europei. Ma a fronte di tutto ciò si delinea una posizione rigida di Juncker, disposto ad arrivare a uno showdown con i parlamentari se si proponessero modifiche nella composizione e nella struttura della Commissione o sul versante programmatico. Allora potrà alla fine prevalere la ragione politica della non belligeranza oppure equilibri che si ritenevano ormai consolidati verranno rimessi in discussione. In ogni caso la seduta si prevede interessante, anche se esposta a rischi di delusione. È chiaro che senza un chiarimento sull’applicazione del Fiscal Compact, e più in particolare sulle regole del pareggio di bilancio, questa importante scadenza parlamentare sarebbe un insuccesso di tutti.
Quanto alla riunione del consiglio direttivo della Bce, è stata felice la scelta di Napoli, dove nel ’700 fu istituita la prima cattedra universitaria in Europa di economia, affidata ad Antonio Genovesi, che tenne in lingua italiana le famose Lezioni di economia civile. La scelta si colloca nel solco di altre consimili decisioni del passato: il G8 voluto dall’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi e poi svoltosi sotto il primo governo Berlusconi; l’incontro delle banche centrali dei Paesi del Mediterraneo promosso dall’allora governatore Antonio Fazio insieme con il presidente della Bce Jean-Claude Trichet. L’intento è valorizzare l’antica capitale del Sud - e anche una capitale europea - con tutti i suoi gravi problemi ma anche con le sue bellezze, con le sue alte tradizioni culturali, storiche e umane, con la sua gente e le energie dell’oggi: è un’occasione che non andrebbe sprecata dalle autorità locali (ma anche da quelle nazionali) per fare conoscere meglio Napoli e la Campania in campo europeo, nel volto migliore, a cominciare dai grandi tesori d’arte che si potranno ammirare proprio a Capodimonte. Lo richiede anche un’efficace politica del turismo. E si spera che le manifestazioni contestatrici preannunciate, impropriamente mosse nei confronti di una tecnostruttura che, pur con alcuni ritardi, ha fatto quanto poteva per arginare e contrastare la crisi evitando la deflagrazione dell’euro e dell’intera economia europea, non turbino l’importanza e la serenità di questa riunione e si svolgano con modalità non violente. Valutazioni contrarie, ma espresse civilmente e con argomenti non fatui, eviteranno che questa occasione peggiori la visione che si ha dell’Italia e di questa parte del Paese.
Nella conferenza-stampa che seguirà la seduta del Consiglio accanto a Draghi sarà presente anche il governatore Ignazio Visco. È probabile che non saranno deliberate nuove operazioni, in specie quelle straordinarie alle quali il presidente continua ad alludere, anche se aggiunge sempre che a esse si farà ricorso «se necessario», perseverando in una singolare comunicazione che produce aspettative e incertezze. Evidentemente egli pensa al «Quantitative easing» (Qe) di titoli pubblici e privati, che pure potrebbe essere varato, senza attendere di valutare l’effetto della tranche di dicembre delle T-ltro, considerato il persistente livello dell’inflazione, che ormai dovrebbe far parlare apertamente anche alla Bce di deflazione, mentre il suo presidente è bene attento, menzionando la formula della bassa inflazione, a negare l’esistenza di deflazione e recessione. La più recente definizione di Draghi dell’attuale condizione fa riferimento a una «inflazione troppo debole e troppo a lungo nel tempo». Si forza così terminologicamente la realtà dei dati e delle informazioni - se non altro con riferimento a Paesi come l’Italia, per i quali recessione e deflazione non si possono negare - molto probabilmente per evitare non voluti effetti della comunicazione. Tuttavia si spera che nella conferenza stampa si possano registrare nuovi elementi di analisi e valutazione, si acquisiscano maggiori informazioni sugli Asset backed securities (Abs) e si colga la circostanza per un sia pur sintetico riferimento su questa fase finale dell’Asset quality review (Aqr) e degli stress test, anche riguardo alla recentissima questione dei rumor e delle eventuali notizie impropriamente diffuse in anticipo. Certo, se si preannunciasse l’inizio soft di un Qe, si potrebbe parlare di un «miracolo a Napoli», fermo restando tutto ciò che sappiamo sul fatto che la politica monetaria non è sufficiente per rilanciare gli investimenti, che occorrono riforme e politiche di bilancio che agiscano sulla domanda aggregata, che si consolidino i conti pubblici, che insomma la politica economica agisca con un programma integrato che dia certezze agli investitori, ai risparmiatori, ai mercati. Un piano che purtroppo ancora è atteso in Italia, la cui mancanza, qui ma pure in altri Paesi, non legittimerebbe tuttavia un atteggiamento attendista della Bce, considerata la gravità della situazione dal lato dell’inflazione e delle restrizioni del credito: una materia sulla quale intervenire è un preciso dovere dell’Istituto in ossequio al mandato che gli conferisce il Trattato Ue.
Angelo De Mattia, MilanoFinanza 27/9/2014