Giusi Fasano, Corriere della Sera 27/9/2014, 27 settembre 2014
GARLASCO, DALLE SCARPE AL TAPPETINO
Non soltanto la suola delle sue scarpe. Anche il tappetino della sua Volkswagen Golf non aveva tracce di sangue. Un dettaglio che da ieri è diventato un problema, l’ennesimo, per Alberto Stasi. Perché i periti dei giudici che stanno celebrando l’appello bis, sostengono che quel dato stona con la ricostruzione dei fatti e che quel tappetino non avrebbe dovuto essere pulito.
Un passo indietro al 13 agosto del 2007. Alberto camminò nella villetta di Garlasco — dove fu uccisa la sua fidanzata, Chiara Poggi — e mise i piedi su un percorso disseminato di gocce e con qualche chiazza di sangue. Dopodiché uscì da quella casa e salì in macchina per andare dai carabinieri.
In questi sette anni è stato un gran discutere del fatto che lui potesse sporcarsi oppure no di sangue le suole delle scarpe che aveva addosso e che consegnò ai carabinieri il giorno dopo il delitto, pulite. Nei processi di primo e secondo grado si disse che c’erano pochissime possibilità (quasi zero) che questo potesse accadere e l’argomento a favore di Alberto (da sempre unico sott’accusa per il delitto) è stato questo: se anche le avesse sporcate, era logico pensare che le suole avessero rilasciato le macchie fra l’ora del ritrovamento del corpo e la consegna delle scarpe. La nuova perizia depositata ieri va oltre. E stabilisce che se parliamo dell’ipotesi di «rilasciare» il sangue allora dobbiamo ipotizzare che sul tappetino dell’auto doveva rimanerne. Perché, posto che è praticamente impossibile non intercettare macchie sulla scena del delitto (anche questo stabilito dalla stessa perizia), è anche impossibile che il sangue non sia finito sulla prima superficie di contatto, appunto, il tappetino.
Scrivono i periti: «Si è evidenziato che dopo aver calpestato delle tracce di sangue, sia umide sia secche, le suole hanno captato particelle ematiche tanto da risultare costantemente positive al luminol nelle diverse ripetizioni, e inoltre sono state in grado di trasferire parte del materiale ematico ai tappetini d’auto calpestati sperimentalmente».
In due esperimenti, eseguiti con quattro diverse ipotesi di calpestio, l’esito è stato sempre quello: il luminol ha rilevato tracce di sangue in quantità più o meno evidenti a seconda del numero di macchie calpestate, della loro grandezza e di quanto fossero secche. Quindi delle due l’una: o i periti sbagliano qualche passaggio o Alberto ha mentito.
G. Fas.