Valeria Pacelli, il Fatto Quotidiano 27/9/2014, 27 settembre 2014
«CI FACEVA GIRARE FILMINI HARD IN UNA CASA VUOTA»
È un racconto horror la testimonianza di una delle presunte vittime di Josef Wesolowski, ex rappresentante della Santa Sede a Santo Domingo, arrestato con l’accusa di pedofilia. Carlos (nome di fantasia) ha appena 13 anni quando rivela gli abusi alla giornalista che ha svelato la vita poco monastica di Wesolowski. Parla dei video che gli venivano fatti, dei compensi (“500 o mille pesos”) e di una casa in provincia, dove venivano portati i minori per masturbarsi tra loro.
Carlos ha cinque fratelli e da quando aveva dieci anni lavora come “pulisci scarpe”. Conosceva Wesolowski come Giuseppe, ma quando la giornalista dominicana Nuria Peria gli mostra la foto dell’ex arcivescovo, Carlos lo riconosce subito. “Non sapevo che fosse un sacerdote – continua il ragazzo – L’ho conosciuto in spiaggia mentre facevo il bagno. Un giorno mi vide, mi chiamò e chiese il mio nome. Mi diede 100 pesos... mi fede salire su una macchina grigia, una Suzuki, si mise dalla parte del conducente, si fermò e mi chiese di masturbarmi. (...) Mi masturbai e lui iniziò a riprendermi e poi midiedemoltipesosepoimeneandai a casa”. Ogni volta che Wesolowski incontrava il ragazzo (ci sarebbero stati 2 o 3 incontri) gli dava “500 e mille pesos... più o meno. Non sapevo che fosse un sacerdote perchè lui era discreto”. Come Carlos, sarebbero stati adescati anche altri ragazzini, uno di questi aveva 15 anni. Carlos lo sa perchè “lui stesso mi raccontava che si vedevano”. Questo bambino gli avrebbe detto che “gli dava 1500 pesos perchè si comprasse le scarpe da tennis”. E quando la giornalista chiede cosa gli faceva, Carlos risponde che con l’altro “andava un po’ oltre. L’altro è un ragazzo scuro, a lui piaceva e allora lo pagava e lo baciava e tutto”. Poi il racconto della casa nei pressi di Boco Chica: “Lui non viveva lì... (...) la affittava”. Descrive il luogo come un appartamento vuoto, eccetto i letti. Lì “univa tutti i bambini e ci faceva masturbare.” Scene che sarebbero state filmate. Molti video sono stati trovati anche nei pc di Wesolowski: la gendarmeria Vaticana ha scoperto che l’ex arcivescovo custodiva centomila file con foto e filmini pornografici.
NEL FASCICOLO processuale poi ci sono le testimonianze di tre bambini e la missiva di Francisco Javier Occi Reyes, un diacono, arrestato il 24 giugno 2013 con l’accusa di adescamento di minori. Una volta in cella, abbandonato, avrebbe scritto una lettera inviata anche all’arcivescovo di Santo Domingo, il cardinale Nicolas de Jesus Lopez Rodriguez, consegnata poi a Bergoglio. Che è immediatamente intervenuto comandando l’arresto. Adessolagendarmeriastacercandodi scoprire la presunta rete di complici dell’ex arcivescovo, cha respinge le accuse. Oltretevere in molti tremano per le conseguenze della politica di “linea dura”, ribadita ieri dal Vaticano, in sede Onu, dove è stato sottolineato l’impegno a fare della lotta agli abusi sessuali sui minori “una priorità”. Intanto ieri Bergoglio avrebbe chiesto un dossier su George Pell, cardinale australiano, nominato alla Segreteria per l’Economia. Già il 10 settembre, ha ridimensionato i poteri di Pell sull’Apsa (amministrazione del patrimonio apostolico), e adesso vuole chiarire alcuni aspetti del suo passato: Pell oltre dieci anni fa si è autosospeso dalla carica di arcivescovo, dopo le accuse di abusi di un 13enne. Per mancanza di prove fu scagionato. Nel 2008, poi Pell ha subito nuove accuse per aver coperto un sacerdote, ma anche stavolta fu sollevato da ogni responsabilità. Bergoglio vuole capire se la sua scelta di nominarlo nella Segreteria per l’Economia non sia stato un errore. E in Vaticano, le cose si mettono male: già due vescovi, Antonio Ordenes e GabinoMirandaMelgarejo,sonostati accusati di abuso di minori, mentre Rogelio Ricardo Livieres Plano, accusato di aver coperto abusi sessuali di preti della sua diocesi, è stato spostato dalla diocesi di Ciudad del Este in Paraguay.