Stefano Folli, IL 26/9/2014, 26 settembre 2014
LA STANZA DEI BOTTONI – [ANGELA, VLADIMIR E IL VUOTO AMERICANO]
Il dossier pubblicato di recente da Der Spiegel in cui si legge che la Russia ha già vinto la sua guerra in Ucraina esprime bene il punto di vista di chi, soprattutto in Germania, è favorevole a un appeasement con il governo di Putin. In molti prevedono nel medio termine proprio questo: una convergenza fra Berlino e Mosca nella cornice di un’immensa area continentale stabilizzata dalla futuribile intesa fra le due potenze. La storia è sempre più fantasiosa degli uomini e delle loro analisi. Tuttavia l’esperienza insegna che tutto è possibile quando si entra in una fase di transizione. E oggi tutto sta cambiando. Putin che si annette la Crimea e viola le frontiere dell’Ucraina agisce in antitesi ai sovietici che negli anni Settanta avevano voluto ingessare i confini dell’Europa negli accordi di Helsinki. Di fatto il nuovo “zar” si riallaccia alla tradizione espansionista del vecchio impero pre-1917, pur rappresentando un elemento di sottintesa continuità anche con l’Unione Sovietica, di cui ha recuperato le tradizioni militari e l’orgoglio nazionale.
Non c’è nulla di veramente nuovo: gli ultimi centocinquant’anni di storia, almeno guardando a Est, hanno visto susseguirsi la guerra e la pace, i tradimenti, le ricomposizioni e le fratture fra tedeschi e russi. La vera novità è il venir meno – parziale ma non meno pernicioso –dell’ombrello americano, o meglio della garanzia atlantica di Washington. Un potente fattore di stabilità si è trasformato in un elemento di incertezza. Quando Obama ammette che «non abbiamo ancora una strategia», riferendosi alla crisi in Iraq e Siria, provoca un brivido in chi ascolta, ma tutti c’è da scommetterci pensano loro malgrado che la frase si riferisca anche all’Ucraina e ai rapporti con Mosca. Il vuoto americano, nonostante che la Nato sia viva e in apparenza solida, è il dato che segna i nostri anni. E proietta la luce dell’imprevedibilità sul complesso rapporto fra Mosca e Berlino. Putin e Merkel dominano in questa stagione la scena mondiale, mentre Obama appare purtroppo un comprimario.