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 2014  settembre 26 Venerdì calendario

SPENDING, SPICCIOLI DAI MINISTERI

Servirà tirare fuori il proverbiale coniglio dal cappello per far quadrare i conti della prossima legge di Stabilità. In ballo c’è una manovra che il governo cercherà di mantenere entro il limite di 16 miliardi, ma che comunque per non aumentare la pressione fiscale dovrebbe essere composta praticamente solo da tagli di spesa. E mentre il menù delle spese è piuttosto chiaro, non può dirsi lo stesso per le coperture, che appaiono ancora ballerine. In particolare la partita è ancora apertissima sui tagli ai ministeri: ieri al ministero dell’Economia si è tentato di fare il punto sui risparmi proposti dai responsabili dei singoli dicasteri, per evitare di applicare il taglio lineare del 3% ventilato nelle settimane scorse dal premier Matteo Renzi. L’amara sorpresa è che, secondo indiscrezioni circolate ieri, la somma degli sforzi dei ministri non permetterebbe di arrivare nemmeno alla metà dei 5 miliardi che Palazzo Chigi e l’Economia contano di reperire per questa strada. Anzi, i tagli autoinflitti non supererebbero gli 1,5 miliardi complessivi. Difficile così arrivare ai 20 miliardi necessari a coprire la legge di Stabilità, pur potendo contare sull’aiuto dei minori interessi sul debito, che potrebbero fruttare circa 4 miliardi, della maggiore Iva incassata grazie allo sblocco dei paganti arretrati della Pubblica amministrazione. Un aiuto finora non considerato potrebbe arrivare anche dalla Voluntary disclosure, che dopo lo show down di mercoledì, con la decisione di inserirvi l’autoriciclaggio, potrebbe ora essere approvata a stretto giro. Se fosse stata pronta per il rientro dalla pausa estiva, secondo gli esperti, questa voce avrebbe potuto portare introiti una tantum per circa 10 miliardi, ma visto lo slittamento è difficile immaginare quanto si potrebbe racimolare a questo punto. Certo ci sono sempre i tagli messi a punto dall’ormai dimissionario commissario alla spending review Carlo Cottarelli, dai quali si conta di recuperare la fetta maggiore delle coperture, per almeno 10 miliardi. Sebbene anche su questo fronte i problemi non sono pochi, visto che per essere davvero efficaci i tagli dovrebbero coinvolgere anche voci sensibili come sanità e previdenza, che però il premier non vorrebbe toccare. Insomma, quando rientrerà dagli Stati Uniti, questo sabato, sarà probabilmente lo stesso premier a dover prendere in mano la partita, soprattutto per tentare di dare una sferzata ai ministeri perché contribuiscano maggiormente alla causa. Intanto la nota di aggiornamento al Def, che dovrà correggere le previsioni della primavera scorsa facendo scendere il pil da +0,8% a -0,1 o 0,2%, dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri martedì prossimo, per essere presentato ufficialmente, come previsto, il 1 ottobre. La legge di Stabilità poi potrebbe essere anticipata di qualche giorno e giungere sul tavolo del Consiglio già il 10 ottobre. Qualche giorno prima, l’8 ottobre, dovrebbe invece iniziare la discussione in Aula di un altro tema molto delicato: la nuova legge sui conflitti di interesse. La data è stata stabilità dal presidente della camera, Laura Boldrini, per superare la bagarre scoppiata ieri nella riunione dei capigruppo, dopo la richiesta di Pd, Ncd e Fi di far slittare la discussione addirittura al 15 ottobre. L’opposizione di Sel e M5S ha portato alla mediazione della Boldrini e alla scelta della data dell’8 ottobre. A questo punto, come anticipato da MF-Milano Finanza, la commissione Affari Costituzionali dovrà mettersi al lavoro per costruire un testo unico dalle quattro proposte in esame.
Mauro Romano, MilanoFinanza 26/9/2014