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 2014  settembre 26 Venerdì calendario

GADDA PITTORE BORGHESE

A lungo la figura di Carlo Emilio Gadda ha oc­cupato uno specifico posto nella letteratu­ra italiana soprattutto in virtù dello stile. Plu­rilinguismo, pluristilismo, mescolanza di gerghi e registri, pastiche sono le categorie applicate all’autore, che per Gianfranco Contini fu uno degli ultimi anelli della cele­bre «funzione lombarda». Insomma, la grandezza di Gad­da è stata a lungo vista come quella di un raffinatissimo fu­nambolo della parola.
In tempi più recenti, tuttavia, si è posto l’accento anche su altri aspetti e Gadda ha incominciato a profilarsi altresì co­me un interessantissimo scrittore realista. Si è compreso, cioè, come spesso certa critica, abbagliata dalla forma, a­vesse un po’ trascurato il contenuto. Letto in quest’ottica, Gadda appare come uno straordinario scrittore realista, notevole pittore della borghesia, lombarda prima e roma­na poi. In opere come La meccanica, La cognizione del do­lore, L’Adalgisa, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, egli da un lato scava nelle proprie personali nevrosi, dal­l’altro non rinuncia a un’approfondita analisi della realtà so­ciale.
Si tratta, chiaramente, di un realismo molto particolare. Nel rispondere a un’inchiesta di Carlo Bo sul neorealismo, Gad­da scriveva: «Cose, oggetti, eventi, non mi valgono per sé, chiusi nell’involucro di una loro pelle individua, sferica­mente contornati nei loro apparenti confini (Spinoza di­rebbe modi): mi valgono in una aspettazione, in un’attesa di ciò che seguirà, o in un richiamo di quanto li ha prece­duti e determinati».
Lo strumento stilistico che Gadda uti­lizza per perseguire l’obiettivo di scalfire la superficie delle cose, che soltanto così acquistano valore, è un espressio­nismo radicato nella produzione di autori ottocenteschi tra i più ’classici’: Manzoni, gli Scapigliati, Verga, Carducci.
Questo essere una sorta di ponte tra due epoche storiche e artistiche viene messo a fuoco con competenza filologica e acume critico da Patrizi nella sua monografia. Il critico de­finisce Gadda «il maggiore prosatore italiano della moder­nità». E spiega: «Prosatore, non solo narratore, perché nel­la sua opera occupa un ruolo di rilievo il modo, spesso ne­vrotico, sempre geniale, di attraversare tutti i generi della scrittura (racconto, romanzo, favola, diario, teatro, poesia, saggio, recensione, pamphlet), in ciascuno portando un’i­stanza di ricerca, sperimentazione, rinnovamento».
Su un aspetto particolare dell’opera gaddiana è incentrato invece il saggio di Manuela Marchesini, che si propone co­me insolita ricognizione dell’opera del lombardo. «Tale gal­leria – spiega la studiosa – è costituita da immagini appar­tenenti alla grande tradizione italiana, non solo letteraria ma anche pittorica, attraverso cui Gadda si autorappre­senta e, proiettandosi, si trascrive». È possibile rintraccia­re nella formazione e nei gusti di Gadda l’origine di certe raffigurazioni che connotano i suoi personaggi, nei quali e­gli stesso finisce sovente per nascondersi. Raffaello, Mi­chelangelo, Tiziano, Caravaggio e altri grandi maestri del­la pittura italiana costituiscono – secondo la Marchesini – «gli estremi di una galleria interiore che struttura da cima a fondo l’opera di Gadda». L’assunto viene verificato attra­verso puntuali analisi critiche; ne esce il ritratto di un au­tore, oltre che fortemente originale, sostanzialmente ’ra­dicale’ e ’scomodo’, anzitutto a se stesso.