Stefano Boldrini, La Gazzetta dello Sport 26/9/2014, 26 settembre 2014
PELLE’: «QUI È UN PARADISO. E ASPETTO SEMPRE CONTE»
Viene da dire: mai scherzare con i santi. La vera sorpresa di questo primo scorcio di stagione inglese è il Southampton, secondo in Premier e maramaldo in Coppa di Lega, dove è approdato al quarto turno martedì, superando 2-1 l’Arsenal all’Emirates. I Saints sono stati letteralmente smantellati in estate, con la vendita di Lambert, Shaw, Lallana, Lovren e Chambers. Una festa per le casse, perché l’attivo di mercato è stato di 46,33 milioni di euro. Via anche l’allenatore, l’argentino Mauricio Pochettino. Il Southampton è stato affidato all’olandese Ronald Koeman. Che dall’Olanda si è portato l’italiano Graziano Pellé, 29 anni e una carriera costruita nel Nord Europa. Il Mondiale Under 20 in Olanda, nel 2005, dove la star fu Lionel Messi, fu un segno del destino. Graziano firmò 4 gol in un’Italia che si fermò ai quarti, superata ai rigori dal Marocco. In Olanda tornò nel 2007, all’Az Alkmaar, su richiesta espressa di Louis Van Gaal. Dopo una parentesi italiana non felice di qualche mese, nel 2012 una seconda avventura nei Paesi Bassi, stavolta sotto la guida di Koeman: 66 presenze complessive e 55 reti. Il 12 luglio 2014, il trasferimento al Southampton, dove, tra Premier e Coppa di Lega, è già a quota 4 gol.
Pellé, il bomber del Nord venuto dal Sud.
«L’Olanda è stata la mia fortuna perché ho trovato due allenatori che hanno creduto in me e hanno avuto la pazienza di sopportare i miei errori. In Italia non è andata bene perché ho sbagliato qualcosa, ma da noi con i giovani si è impazienti. Commetti una fesseria e sei fuori».
L’importanza di Van Gaal?
«La prima cosa che mi disse quando fui acquistato dall’Az fu: “impara l’olandese”. Io però non parlavo neppure l’inglese perché a scuola avevo studiato il francese e allora feci una scelta diversa. Due ore di inglese tutti i giorni, prima degli allenamenti, per diventare padrone di questa lingua e piano piano appresi anche l’olandese, oltre allo spagnolo che masticavo con alcuni compagni. Sul piano tecnico, con Van Gaal ho capito quanto sia importante sapersi muovere in un certo modo in campo».
Van Gaal sta faticando a Manchester.
«Io dico che anche agli allenatori bisogna concedere del tempo. Non si può giudicare un tecnico dopo due mesi di lavoro, anche se sono professionisti affermati come Van Gaal».
Koeman invece a Southampton sta andando benissimo.
«Non avevo dubbi. L’ho seguito in Inghilterra perché con lui, al Feyenoord, ho compiuto il salto di qualità. Dicono che i gol in Olanda non hanno lo stesso peso specifico di quelli italiani, inglesi, tedeschi o spagnoli, ma le dimensioni delle porte sono uguali a tutte le latitudini e se sbagli mira, non segni».
Nel 4-2-3-1 del Southampton, Pellé non è solo il centravanti, ma è anche un attaccante che partecipa al gioco, arretrando di venti metri e diventando trequartista.
«In Olanda ho allargato il raggio di azione. Il calcio moderno non permette a una punta di restare ferma in area come un palo della luce».
Conte ha buttato un occhio su Pellé?
«La Nazionale è la Nazionale. Mi piacerebbe avere una chance, ma dipende soprattutto da me. Per me la maglia azzurra vale tantissimo: l’ho capito al Mondiale Under 20».
Conosce Conte?
«Siamo nati a sette chilometri di distanza. L’ho incontrato un paio di volte. Ricordo che con il Cesena segnai al suo Arezzo».
Il fascino del calcio inglese è reale o è un luogo comune?
«Il calcio quassù è un paradiso. Stadi pieni, gente che ti incita dal primo all’ultimo minuto, partite in cui non puoi mai mollare l’osso, correttezza in campo. Si passa dalla Premier alla Coppa di Lega con naturalezza e il copione è lo stesso: giocare, attaccare e possibilmente vincere».
Il Southampton sembrava destinato a una stagione di sofferenza invece sta andando meglio di un anno fa.
«Koeman ha voluto gente disposta ad accettare la sfida di rimettersi in gioco. La squadra è stata ricostruita con intelligenza. Per ora è una bella avventura. Sono contento di essere qui».